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 Anno I n° 1 del 09/06/2005    -   TERZA PAGINA


ARTE
La nuova generazione degli artisti cinesi

Di Carolina Lio


Il tema affrontato in Cina da tutti gli artisti della nuova generazione è quello del risveglio della società cinese, in corsa verso aspirazioni di un progresso consumista. La perdita di contatto con la storia fa in modo che tutto sia possibile, senza una continuità logica e una spiegazione razionale. Non dobbiamo meravigliarci di vedere un uomo che solleva una macchina da guerra in punta di mano senza fatica, in una fotografia di Yang Zhengzhong. Non dobbiamo stupirci di vedere le rielaborazioni di Li Wei in cui troviamo Yang Fudongun uomo catapultato contro un’auto e un ragazzo che si slancia con tutto il corpo fuori dalla finestra rimanendo a mezz’aria. Spezzare i legami con la gravità e la razionalità non è più strano dello spezzare i legami con il passato e la tradizione. Eppure è successo. Come ci ricorda Wang Quingsong, la meditazione e la filosofia sono stati sostituiti dal desiderio pluriforme di oggetti: soldi, cd-rom, sigarette... La religione resta un idolo dorato da guardare come un ricordo, da fotografare come un monumento, ma a cui non legarsi. I nuovi valori sono quelli di una omologazione ricercata a tutti i costi, come nello scatto di Cui Xiuwen in cui una lunga serie di giovanissime studentesse che sono l’una lo specchio dell’altra e interagiscono Weng Fentra curiosità, aggressività e diffidenza. Unico ponte che resiste al passare del tempo è quello del paesaggio: il mare che una famiglia si ferma ad osservare in una foto di Weng Fen e i luoghi selvaggi, verdi e privi di tecnologia che Huang Yan dipinge sui corpi, scrivendo così: “il paesaggio è un luogo dove la mia anima trova pace, è la dimora del mio corpo fisico”.

In Italia l’arte cinese è valorizzata da molte iniziative, tra cui il volume Out of the Red pubblicato dalla casa editrice Damiani e dalle ultime mostre della galleria Marella di Milano, che da pochi mesi ha anche sede a Pechino. In più lo scorso anno presso la GAM di Bologna si è tenuta la Biennale Officina di Renato Barilli dedicata ogni edizione a un diverso continente. L’ultima era incentrata sulle nuove correnti orientali. Gli artisti scelti erano 57: 25 giapponesi, 20 cinesi e 12 sudcoreani. La situazione cinese è risultata tra le tre la più varia, nonostante sia da meno tempo aperta al resto del mondo. L’obiettivo è quello di una rapida crescita economica, tecnologica e sociale che non lascia il tempo di porsi dei dubbi e di riflettere troppo sul passato. Non per questo le tradizioni vengono abbandonate, anzi, artisti come Whang Inkie e Huang Yan, fanno della decorazione il loro punto di forza. Il primo si dedica alla decorazione murale con alti pannelli con antiche trame cinesi dorate. Il secondo disegna dei corpi umani con figurazioni di paesaggi, ricavando dal risultato finale fotografie del solo busto. La fotografia riveste un ruolo molto importante nell’odierna arte cinese. Officina Asia presenta nella sede della GAM anche gli scatti di Wang Quingsong e Li Wei. Wang Quingsong espone una fotografia lunga dodici metri, China mansion dal sapore fortemente erotico in cui una lunga serie di donne nude sono impressionate nelle più variegate pose tra oggetti simbolo della storia e della cultura cinese. Li Wei presenta la serie Dream-like love, in cui viene raccontata la storia di due amanti, con la particolarità che l’elemento maschile della coppia è una testa priva del corpo. In questo mondo di tradizione e fantasia fa ordine l’animazione multimediale di Hong Seung-Hye: sullo schermo appaiono vari quadratini che finiscono per riunirsi formando un’unica retta. Che volesse forse rappresentare la nuova uniformità mondiale dei mezzi per fare arte?

Cui Xiuwen

Huang Ping Li Wei.



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