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 Anno I n° 2 del 23/06/2005    -   LENTE DI INGRADIMENTO


La scuola vista dagli studenti
Gli esami servono e devono essere seri in una scuola seria
Perchè togliere o sminuire gli esami?Invece sono i programmi e l'organizzazione  da "riformare"
Di Concetta Bonini


Giugno, tempo di chiusura delle scuole, di pagelle, di esami. O almeno di quello che ne resta, s’intende, dopo che una serie sconclusionata di riforme approssimative ha contribuito con successo a sfigurare ulteriormente il volto della scuola italiana.
Quest’anno ad esempio sono cominciate le prime novità, luminose ed eccellenti idee della nostra ministra signora Letizia Moratti.
Lo sapevate che l’esame alle scuole elementari non esiste più? Esatto: passaggio gratuito alle scuole medie, con un simbolico prezzo politico a discrezione delle maestre di una solenne cerimonia di consegna dei diplomi, magari con coreografico sfondo di genitori orgogliosi e commossi per il risultato faticosamente conquistato dai loro enfant prodige.
Giusto, era solo una formalità, dirà qualcuno. E probabilmente lo avrei detto anche io in quinta elementare o se fossi stata la madre apprensiva di un bambino seppellito dai compiti per non più di una mezz’oretta al giorno.
Ma io me lo ricordo ancora il mio esamino di quinta elementare, al contrario della signora Letizia (vogliamo concederle la fiducia che sia effettivamente stata a scuola in un tempo remoto…). E me la ricordo quella paura del primo esame della mia vita, mentre stringevo nelle manine tremanti i fogli della mia mini mini tesina sul Risorgimento italiano, prima di accorgermi che tutto era molto più facile di quel che credessi, così come ricordo l’ansia della mia tesina interdisciplinare sulla Shoah preparata con fatica in terza media, prima di uscire da lì costretta a ridere di tutta quella infondata preoccupazione.
Esami che erano una formalità, forse quasi una farsa. Ma erano pur sempre esami. Ecco, quello che sembra sfuggire alla cara Letizia è proprio questo: risparmiare l’incombenza dell’esame ad un bambino di dieci anni al termine del suo primo corso di studi, per quanto quest’esame sia stupido in sé o lo sia diventato negli ultimi tempi, non vuol dire fargli una benevola e materna concessione sottraendolo ad un terribile stress, ma vuol dire piuttosto privarlo di una paura, ovvero di una responsabilità e di una responsabilizzazione.
Ma l’occhio benevolo di mamma Letizia non si posa solo sui bimbi delle elementari. Com’è risaputo infatti la signora ha voluto estendere la riforma già approntata da Berlinguer, suo predecessore e collega di intelligenza, in materia di esami di stato. Berlinguer aveva infatti eliminato la commissione esterna, con la solitaria confortante presenza di un unico membro interno, trasformandola in una commissione fifty-fifty tra membri esterni ed interni.
Letizia ha voluto strafare e adesso sono rimasti solo i membri interni, con l’unica formale eccezione del presidente di commissione esterno, che come ben sappiamo sarà esterno anche all’esame e se ne resterà comodamente installato nella presidenza del suo collega mandato a riscaldare il comodo ufficio di qualcun altro.
Certo, gli esami di Stato almeno ci sono ancora, sebbene a questo punto sembrino solo uno spreco di risorse umane ed economiche. Infatti mentre le televisioni ci propinano interviste a studenti terrorizzati, a questi stessi studenti l’esame interessa molto relativamente, anzi in alcuni casi è visto come una perdita di tempo che potrebbe essere usato molto meglio per prepararsi all’esame di ammissione nelle facoltà universitarie, questo sì un esame vero e serio, raccomandazioni a parte. Se prima l’esame poteva essere considerato una prova generale delle fatiche materiali e psicologiche dell’università, tutto questo adesso non esiste più. L’unico vero dramma è doversi scapicollare per un anno intero per chiudere prima possibile l’interminabile programma, essendo poi necessario ai professori-esaminatori trovare il tempo di compilare il documento di classe: la storia della classe con relazioni e programmi che un tempo serviva ad informare i commissari esterni e che adesso non si sa di preciso a cosa serva ma si deve fare lo stesso, rischiando certo di apparire ridicoli… ma alla fine anche questo rientra nel nostro ordinario tutto italiano.
Non si aspetti per questo la signora Letizia di essere amata (e votata) dagli studenti delle superiori. Se è dotata di un briciolo di buon senso (anche piccolo piccolo ed invisibile ad occhio nudo) se ne sarà già accorta da sola. Da che lei è la più illustre inquilina del Ministero della (ex Pubblica) Istruzione infatti, non c’è anno scolastico che si rispetti che non sia inaugurato da una sequela di scioperi e manifestazioni studentesche contro la Moratti e la sua riforma.
Si capisce quanto poco valgano questi scioperi, con i quali i ragazzi dimostrano di continuare a farsi stupidamente strumentalizzare dai sindacati e dalla sinistra che li indottrina con slogan come “Più diritti, meno Moratti” che tutti ripetono senza avere, nella maggior parte dei casi, la benché minima idea del loro significato. La sinistra ha sempre saputo usare sapientemente lo strumento dello sciopero che per i ragazzi vuol dire essenzialmente l’invito allentante ad un giorno di vacanza di massa senza che alcuna delle atroci minacce dei presidi si traduca mai in provvedimento reale.
Ma invece di diventare di volta in volta lo strumento preferito dell’opposizione per far numero nelle piazze contro una riforma di cui non sanno assolutamente niente, i ragazzi potrebbero scendere e manifestare seriamente per le assurdità che ogni giorno devono davvero pagare e che sentono e vivono. Al contrario di Letizia, che le sconosce completamente.
Ad esempio qualche anno fa fece scalpore una dichiarazione completamente sconsiderata della nostra ministra, la quale si dichiarava fermamente convinta che la scuola pubblica italiana fosse un covo sbandato e disordinato di ragazzacci ignoranti e ribelli e via di questo passo. Voleva essere questo un modo simpatico per legittimare i suoi finanziamenti alle scuole private, che –ovviamente- sarebbero invece ordinatissimi e qualificatissimi luoghi di formazione di ragazzi disciplinatissimi e preparatissimi…non sono mica il trionfo dei diplomi comprati, per carità…! Ora, oltre ad avere irrimediabilmente offeso milioni di studenti italiani che fanno ogni giorno il loro dovere e che se restano ignoranti hanno da imputarlo solo alla scuola della signora Moratti, ha anche dimostrato quanto i ministeri italiani siano popolati da gente totalmente incompetente. Se infatti la signora ritiene che la sua scuola sia disordinata, perché, anzichè regalare soldi pubblici ad un sistema che la maggior parte degli italiani non potrà mai permettersi, non prova ad impiegare questi stessi soldi in ispezioni e controlli nel sistema pubblico che è suo dovere risistemare? Le sfugge forse che il suo compito è quello di riportare all’ordine una scuola che lei stessa riconosce essere allo sbando? Perché se mandasse questi benedetti controlli si accorgerebbe (forse…) delle nostre storie di ordinaria follia.
Da cosa vogliamo cominciare? Da programmi in cui c’è di tutto e di più, materialmente irrealizzabili in duecento giorni di umana scuola, ad esempio. O da uno stuolo di insegnanti del tutto incompetenti. Perché quando un professore entra in una scuola nessuno controlla se porta avanti il programma o se sta a leggersi il giornale, o se lo finisce ma senza aver interrogato mai nessuno e alla fine dell’anno inventa di sana pianta voti su una preparazione che non esiste. Nessuno controlla se i compiti in classe si possono copiare dal primo della classe mentre il professore sta prendendo comodamente il caffé in corridoio, nessuno controlla se chi dovrebbe essere bocciato in realtà non lo è perché l’amico dell’amico di suo padre è parente del professore. Ma soprattutto nessuno, nessuno al Ministero ha idea di cosa voglia dire cambiare un minimo di quattro professori in cinque anni della stessa materia, col risultato di avere a disposizione un campionario vastissimo di personalità docenti ma una preparazione praticamente nulla. Tutto questo grazie ad un sistema di sostituzioni, trasferimenti, incarichi provvisori e concorsi a punti delle merendine in base ai quali un buon professore di fisica finisce in un liceo classico mentre in un liceo scientifico sbarca un incompetente che però si deve fare 50 km al giorno per arrivare in una scuola di cui non gliene frega niente. Solo qualche esempio questo di una realtà confusa in cui vengono mortificati gli insegnanti ed enormemente penalizzati gli alunni senza che nessuno, in fondo, abbia capito perché è in quella scuola e cosa ci sta a fare. Certo è che un docente con vent’anni di insegnamento alle spalle può trovarsi da un giorno all’altro senza cattedra sballottato nel caos degli incarichi provvisori. E altrettanto certo è che un ragazzo appena uscito da un liceo può legittimamente chiedersi “cosa so?” e legittimamente rispondersi “assolutamente niente!”.
Questa è la sua scuola, signora Letizia, che gliene pare?



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