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 Anno I n° 6 del 15/09/2005    -   LENTE DI INGRADIMENTO


Eolico o solare? La Sardegna si oppone all’invadenza del Governo Italiano
Il vento della discordia
Cronaca di una difficile intesa tra la Regione Sardegna e il Governo Italiano.
Di Anna Cosseddu


«La Sardegna sta già facendo abbondantemente la sua parte e non può essere obbligata a fornire da sola la quasi totalità della produzione di energia eolica italiana. Dopo le servitù militari non può esserci imposta anche la servitù eolica nazionale.» Queste sono le dichiarazioni che il Presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, aveva rilasciato quasi un anno fa, subito dopo l’approvazione della legge n° 8 del 25 febbraio 2004, la cosiddetta legge salvacoste. Con questo provvedimento si è bloccata l’installazione di impianti eolici nell’isola fino all’approvazione del Piano paesaggistico regionale.

Impianto eolico di Altanurra, gli erogatori più potenti mai installati in Italia (1,7 MW). Foto: http://enelgreenpower.enel.it/it/gruppo/enel_greenpower/ut_sardegna.html Ma perchè è stata presa questa dura decisione, apparentemente antiecologica? Nel 1998 il governo italiano ha firmato a Kyoto l’adozione di un protocollo d’intesa secondo il quale si impegna a ridurre, per il periodo 2008–2012, il totale delle emissioni di gas ad effetto serra almeno del 5% rispetto ai livelli del 1990. Questo documento nella pratica prevede che l’Italia bilanci le emissioni di anidride carbonica, imponendo una tabella di marcia forzata sul numero di Watt annui da produrre con fonti rinnovabili affinché, nelle idee dei redattori, inizi un processo virtuoso duraturo e stabile. Attualmente la produzione di energia da impianti a fonti rinnovabili è quasi al 70% opera delle centrali idroelettriche, ma sono stati tanti gli incentivi per l’installazione di nuove centrali eoliche, poco costose nella realizzazione, e, se efficienti, già redditizie come le centrali a combustione di carbone.

Alcune regioni si sono trovate disponibili ad accogliere gli impianti eolici, allietate soprattutto dai guadagni offerti ai piccoli comuni interessati a cedere parte dei propri terreni ai giganti dell’energia. La Sardegna è una delle terre più accoglienti, nel 2003 si contavano già 17 tra impianti eolici e fotovoltaici attivi, e tantissimi erano i progetti di nuovi impianti già approvati o in fase di realizzazione.

Ma il 25 Febbraio 2004 la Regione Sardegna ha detto basta, bloccando tutti i progetti fino a data da definirsi. Perchè? Le torri eoliche hanno un’altezza che varia tra i sessanta e i cento metri, sono rumorose e si reggono su profondissime basi di cemento. Vanno costruite in punti particolari del territorio, come i crinali montuosi o nelle vicinanze di zone costiere, con un pesante impatto sul paesaggio e sull’economia turistica (chi mai potrebbe aprire un agriturismo nelle vicinanze di un parco eolico?).

«Se il governo italiano è convinto di sfruttare il paesaggio della Sardegna per raggiungere i termini previsti dal protocollo di Kyoto è meglio che cambi idea», dichiara perentorio il presidente Soru, «noi siamo già in regola, abbiamo una produzione di energia eolica pari a circa 1800 mw». La volontà è infatti quella di installare nell’isola quasi l’80% delle centrali eoliche che occorrerebbero al Governo per rispettare i termini previsti dal protocollo d’intesa, scaricando così sulla Sardegna la quasi totalità degli oneri imposti dall’accordo internazionale.

In fin dei conti, anche gli ambientalisti, strenui difensori delle energie pulite, da tempo non erano più d’accordo con l’installazione selvaggia delle torri, e alla rapida risposta del Governo (che ha deciso di impugnare per incostituzionalità la legge salvacoste), si sono sollevate decise le proteste di Legambiente, del WWF, e del Comitato Sardo Paesaggio.

«Al di là di alcune considerazioni del tutto generiche sulle reali competenze statutarie della Sardegna» spiega l’Assessore dell’Urbanistica Gian Valerio Sanna, «non risulta che la norma regionale violi le prescrizioni nazionali di recepimento della direttiva 2001/77/CE sulla promozione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili. Semmai, considerato quanto è stato già realizzato in Sardegna in questo campo, è giusto rilevare che le leggi devono anche evitare di concretizzare, a danno solo di alcuni territori, nuove e pericolose forme di neocolonizzazione».

«Non riesco a capire tutto questo interesse del governo italiano per l’eolico» aggiunge tra le sue dichiarazioni Renato Soru, «è vero che in Sardegna abbiamo tanto vento, ma siamo anche la terra del sole. Eppure l’energia solare noi non la sfruttiamo ed è invece molto utilizzata nei paesi del nord Europa».

A questo proposito sono infatti numerosi i contributi stanziati dalla regione per l’installazione di nuovi impianti solari termici, considerati meno invasivi sotto l’aspetto dell’impatto ambientale, e maggiormente capaci di fornire un’energia stabile e pulita.



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