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 Anno I n° 10 del 10/11/2005    -   LENTE DI INGRADIMENTO


Cosa è cambiato dallo studio del MIT del 1972?
I “limiti dello sviluppo” oggi
Tecnologie, assetto economico, struttura sociale si sono profondamente modificati negli ultimi trent’anni; quali sono i “limiti dello sviluppo” attuali?
Di Giovanni Gelmini


All’inizio del 1972 venne reso pubblico lo studio svolto dal MIT per conto del Club di Roma intitolato “I limiti dello Sviluppo”. Lo studio ebbe una grande risonanza perché metteva in evidenza che, mantenendo lo stesso “modello di sviluppo”, il sistema economico mondiale avrebbe esaurito le sue materie prime in qualche decennio, in particolare attirò subito l’attenzione di tutti la limitatezza delle risorse petrolifere, base dello sviluppo tumultuoso dell’economia dalla fine della II° guerra mondiale, non solo come fonte energetica, ma anche come base delle materie plastiche prodotte che hanno modificato l’ingegneria dei manufatti. Le conclusioni a cui giunse questo studio vennero enfatizzate dal primo shock petrolifero qualche anno dopo, nel 1974. Questo innescò però immediatamente il meccanismo di “riduzione dello spreco energetico”; la tendenza verso una maggiore “idealità” delle produzioni (cioè un minor contenuto di risorse energetiche e non) venne accelerata e sembrò che lo studio del MIT fosse sbagliato. In effetti la metodologia adottata , giustamente, non introduceva il cambiamento della struttura tecnologica e la scoperta di nuove materie prime, cosa che avvenne forse in modo più veloce di quanto fosse prevedibile, ma questo limite era necessario per non introdurre elementi molto aleatori. In effetti quanto previsto dallo studio resta reale, solo i tempi sono slittati in avanti e, se i cambiamenti tecnologici completano il cambiamento delle fonti, i consumi di quelle materie prime, studiate allora, tenderanno a zero, ma saranno sostituite da altre. Quindi la filosofia resta. In ogni assetto di sviluppo economico si consumano delle risorse limitate e la loro disponibilità è un limite allo sviluppo.

I trent’anni passati dalla pubblicazione di quello studio hanno visto cambiare in modo sostanziale la struttura del sistema economico, sociale e politico. Da un punto di vista della tecnologia abbiamo assistito alla “dematerializzazione” dell’economia: allo sviluppo dell’elettronica legata al cip e dell’informatica, alla miniaturizzazione dei componenti, allo sviluppo delle tecnologie che utilizzano risorse riproducibili, anche se ancora non sono diffuse come applicazione. Dal punto di vista delle strutture imprenditoriali i colossi monolitici degli anni ’50 si sono evoluti in multinazionali con un nucleo puramente finanziario, in grandi imprese che si limitano a progettare, mettere il marchio e distribuire, mentre le produzioni vengono affidate a imprese spesso dei paesi emergenti. Dal punto di vista sociale è cambiato il modo di vivere, la famiglia si è polverizzata, i valori ideali e le ideologie si sono attenuati.

Se proviamo a leggere la realtà attuale ci rendiamo conto che i limiti studiati allora sono rimasti, anche se spostati nel tempo, ma oggi la preoccupazione si è concentra verso altri argomenti.
Provo ad indicarne alcuni:

  • il limite del territorio ( inquinamento, dissesto idrogeologico, eccessiva urbanizzazione)
  • il limite del sociale ( conflittualità sul lavoro, scontri religiosi, allargamento del solco delle povertà, evoluzione del terrorismo)
  • il limite della salute ( la globalizzazione ha come conseguenza una maggiore velocità di diffusione delle malattie trasmissibili, l’inquinamento provoca patologie e la nascita di nuove forme di malattie)
Ora cercheremo di affrontare alcuni aspetti di questi limiti, senza ovviamente avere la pretesa di toccarli tutti e esaurirne la complessità delle problematiche, ma solo cercando di porre all’attenzione dei lettori alcuni aspetti e per aiutare a cogliere le loro relazioni, anzi sicuramente la maggior parte degli argomenti non viene affrontata da un punto di vista tecnico conoscitivo, solo Roperto Filippini Fantoni affronta l’aspetto dell’inquinamento prodotto dal consumo in due articoli. Tutti gli arlti articoli invece si sono posti in modo traverso rispetto al problema tecnico affrontano la problematica storico filosofica dell’evoluzione della economia e della societa. Marina Minasola descrive l’evoluzione storica dei metodi del terrorismo, una delle cose che più mette a rischio lo status quo della nostra società. Natascia Zanon ha studiato le varie espressioni della filosofia economica presentata la Latouche e mostra alcuni dubbi su questa interpretazione della realtà. Un un altro mio articolo presento il concetto di Megamacchina infernale introdotta dal Latousce e la sua attuale realtà ed infine Concetta Bonini individua nella cultura gli strumenti per resistere alla megamacchina infernale.



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