REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8
Articoli letti  15216448
   RSS feed RSS
Vedi tutti gli articoli di Marina Minasola
stampa

 Anno I n° 11 del 24/11/2005    -   LENTE DI INGRADIMENTO



La morte di Cenerentola

Di Marina Minasola


Quale bambina non ha mai sognato almeno una volta quando ancora credeva ciecamente nelle favole a lieto fine, di essere un giorno la Cenerentola di turno che sposa il bel principe azzurro che ama follemente, da cui è altrettanto amata e con cui, ne è certa, vivrà per sempre felice e contenta? In quel giorno l’abito bianco sarà meraviglioso, tua madre piangerà commossa e felice, tuo padre ti porterà all’altare mentre il tuo amato futuro marito non potrà staccare gli occhi di dosso da te, ti guarderà sorridente e non vedrà l’ora di invecchiare al tuo fianco... .

Favole. Le favole hanno rovinato la vita di tante generazioni di illusi. Oggi più che mai abbiamo capito che le favole non esistono, i lieti fine sono una crudele invenzione che delude i bambini quando la riconoscono come tale. Come Babbo Natale e la Befana. Oggi le Cenerentole non hanno più 20 anni, hanno speso molto tempo per affermarsi professionalmente, non si accontentano più di fare le mogli e le mamme soltanto. A 20 anni ancora devono laurearsi, specializzarsi, trovare lavoro, mettere da parte i soldi, trovare casa e, se è avanzato loro tempo per innamorarsi, solo a quel punto cominciano a pensare alla convivenza e, verso i 35 anni, al primo e unico figlio. Il matrimonio no, quasi mai, quello è demodé. Che motivo c’è in fondo di sposarsi? Si sa, l’amore non è eterno. Perché dare un padre stabile ai propri figli? Ritornello frequente: “Non c’è bisogno che mamma e papà siano sposati, ti vorranno tanto bene lo stesso”. In altri casi poi non serve neanche che ci sia un papà... le donne possono crescere da sole i figli. Ma poi è proprio necessario fare figli? E’ una responsabilità troppo grande, non trovate? Perché andare via dalla casa materna? Mamma cucina, stira, pulisce e non mi fa pagare l’affitto. Tanto la libertà è la stessa se non di più. Perché credere nel matrimonio? Pensate ancora che sia un sacramento? Ma su non ci prendiamo in giro, nessuno può stare fedele tutta la vita ad una persona! Niente può durare tutta la vita, le mogli e i mariti si cambiano come le automobili ormai quando non vanno più.

Mi terrorizza l’andazzo che stanno prendendo le cose, ma di fatto, abbandonando ora il sarcasmo, purtroppo i fatti ormai sono questi. Un tempo i modelli che la società impartiva erano gli amori di Biancaneve, Romeo e Giulietta, Renzo e Lucia. Oggi chi sono i nostri modelli? I single impenitenti che passano da una storia all’altra stile Briatore, o le mille nozze dei protagonisti di beautiful. Come credere ancora nel matrimonio? Pochi di noi hanno la fortuna di essere vissuti in una famiglia dove i coniugi si amano davvero, nella maggior parte dei casi marito e moglie si rispettano ma la loro passione con gli anni ha subito la lenta ma inesorabile trasformazione in affetto. Quando le cose vanno bene!. In moltissimi casi invece separazioni e divorzi sono l’epilogo naturale, non suscita più nessuno scandalo se i figli vengono sballottati tra le diverse case dei genitori e vanno a fare shopping con i loro nuovi compagni di vita e poi passano tutti insieme le feste natalizie. Le battaglie legali poi aumentano esponenzialmente di anno in anno. Conseguenza: I giovani non si sposano, quando sono più indipendenti e coraggiosi convivono e si lasciano quando sono stanchi: non vogliono affrontare le difficoltà. Oggi c’è il consumismo anche nei rapporti affettivi. Certo sicuramente sto generalizzando, gli amori veri, puri e sinceri esistono. Ma non è neanche vero che il tempo dei matrimoni combinati o per interesse è finito. Sarò cinica, ma non credo che un giovane di 30 anni possa amare sinceramente la vecchia pensionata che sposa. Credo che ami di più la sua eredità. Così come diffido da quegli amori che vengono suggellati da uno studiato accordo prematrimoniale. E invece chi si vuole sposare davvero spesso non può. Occorre troppo denaro per farsi una famiglia oggi e trovare un impiego stabile non è facile come una volta, ci si accontenta di meno e si accettano meno compromessi: siamo una società viziata.

Di grande attualità è poi un’altra questione strettamente legata al matrimonio, ossia il riconoscimento delle coppie di fatto. Non parlo soltanto delle difficoltà che incontrano gli omosessuali oggi per essere riconosciuti come detentori di pari diritti rispetto alle coppie sposate, perché questo delicatissimo argomento merita un capitolo a parte, mi riferisco invece soprattutto alle coppie che convivono da anni e che dinnanzi alla legge sono estranei. Parlo ad esempio della “vedova a metà”, che con il suo caso ha recentemente commosso l’Italia: convivente di un soldato italiano morto in Iraq non è stata ammessa alla cerimonia funebre ufficiale. Mi riferisco alla vecchietta abbandonata da tutti i suoi figli e di cui si occupava da anni il nipote che non ha potuto avere esaudito il suo ultimo desiderio di lasciare tutto a quell’unica persona che l’aveva amata (anche se di un amore diverso da quello a cui di solito pensiamo ma non per questo motivo meno importante e profondo) perché tutto legalmente spettava a quei figli degeneri. Parlo delle “fidanzate” che non possono fare visita ai loro innamorati che sono ricoverati in stato grave in ospedale perché non sono sposati, e di casi da citare ce ne sarebbero ancora tanti altri.

Cos’è dunque il matrimonio? Viene a questo punto da pensare che sia realmente solo uno squallido contratto, che di sacro e puro abbia ben poco, che con l’amore non c’entri granché. Ma io, che credo ancora alla Fata che dice bibidibobidibu, non voglio arrendermi e perdere le speranze. Forse l’amore vero può esistere anche nella realtà e quale modo migliore per renderlo completo se non il matrimonio? Noi giovani dobbiamo veramente perdere completamente la fiducia in quello che un tempo era considerato l’unico modo di intendere la Famiglia: madre, padre e figli? Dobbiamo cominciare a far parte anche noi di “famiglie allargate” (che brutta definizione!)? Siamo proprio sicuri che non ci sia la possibilità di coniugare l’indipendenza bellissima a cui noi donne stiamo faticosamente aspirando, il nostro più che legittimo desiderio di affermazione professionale, con il miracolo della famiglia? Cambiamo i nostri modelli, probabilmente la soluzione sta proprio nel cercare una via intermedia tra Cenerentola e Liz Taylor. Credo che ci si possa riuscire.



Argomenti correlati:
 #coppie di fatto,        #cultura,        #divorzio,        #famiglia,        #favola,        #giovani,        #matrimonio,        #modello,        #società,        #sogno,        #vita
Tutto il materiale pubblicato è coperto da ©CopyRight vietata riproduzione anche parziale

RSS feed RSS

Vedi tutti gli articoli di Marina Minasola
Condividi  
Twitter
stampa

Il sito utilizza cockies solo a fini statistici, non per profilazione. Parti terze potrebero usare cockeis di profilazione