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 Anno I n° 12 del 08/12/2005    -   LENTE DI INGRADIMENTO


Storia e significato
Il labirinto dal medioevo a oggi

Di Anna Maria Fabbri


L’interpretazione mistica e psicologica è quella che il labirinto ha avuto fino al Medioevo, epoca ricchissima di labirinti racchiusi in splendide cattedrali gotiche – il più bello e famoso di tutti è forse quello di Chartres in Francia, dove sul suo pavimento si trova uno dei labirinti medioevali a tutt’oggi più grandi e meglio conservati. Il fatto stesso che i labirinti fossero racchiusi al centro di luoghi di culto, costruiti sul pavimento delle cattedrali, non è certo casuale, stavano proprio a simboleggiare il percorso di purificazione che il credente doveva attraversare prima di giungere alla Gerusalemme Celeste. Infatti questi percorsi labirintici erano denominati anche Chemins à Jérusalem e sostituivano il pellegrinaggio in Terra Santa, andavano percorsi in ginocchio, con un rosario al collo.
La cattedrale di Notre Dame de Chartres crea un parallelismo e un legame perfetto con il labirinto minoico e con quelli più antichi. Come il labirinto cretese anch’essa è dedicata a una divinità femminile – alla Vergine – che è una Madonna Nera e in quanto tale ricollegabile secondo la tradizione alla Dea Iside, la Dea degli Inferi, dea della morte e della rinascita; come quello minoico anche questo labirinto rappresenta il viaggio iniziatico di purificazione. Già si è detto infatti degli Chemins à Jérusalem e del loro significato. Ritroviamo qui, inoltre, il carattere dualistico insito nel labirinto, dove al buio, al nero – colore per eccellenza del labirinto che a Chartres è anche colore della Vergine – si affianca la luce, simbolo di rinascita e vita, che in questa cattedrale è sapientemente e simbolicamente legata alla Vergine stessa. Infatti nella vetrata di S. Apollinaire esiste un foro attraverso il quale il 21 Giugno, solstizio d’estate, a mezzogiorno filtra un raggio di luce che va a colpire una mattonella metallizzata. Ancora più interessante è il fenomeno che si verifica il 20 Agosto, quando la mandorla del rosone occidentale, rappresentante la Beata Vergine, è attraversata da un raggio di sole, il quale va a riflettersi esattamente sulla rosa posta al centro del labirinto, cosa questa comune in tutte le cattedrali francesi e che simboleggia la costellazione della Vergine. È stato rilevato che nel Medioevo ciò avveniva proprio il 15 Agosto, giorno dedicato alla Madre di Dio. Tutta questa simbologia risulta chiara e volta a legare la luce e la rinascita finale alla grazia e all’intercessione della Madonna.

La più grande trasformazione del labirinto, dopo secoli in cui era rimasto sostanzialmente immutato, si ha nel ‘500 quando esso perde del tutto i suoi connotati cristiani di purificazione e si colora di valori prettamente laici e ludici, diventando moda culturale, ornamento. Proprio in questo periodo si hanno le creazioni di grandi giardini a forma di labirinti, come quelli bellissimi di Villa d’Este a Tivoli, dove lo spazio viene interpretato in chiave mitologico-ludica: siepi a labirinto, giochi d’acqua e fontane a inframmezzare il tutto che assume in ogni caso carattere giocoso, privo adesso di ogni tragicità di morte e successiva rinascita.
Nell’ età barocca e nel ‘700 il labirinto subisce una strutturale e radicale modificazione: si aggroviglia, si complica con numerosi vicoli ciechi, deviazioni, che lo rendono molto più simile al labirinto della concezione moderna, diventa estremamente più difficile raggiungere il centro e anche trovare poi la via d’uscita. Nel ‘600 il labirinto cambia anche nella sua accezione simbolica, diventando luogo di perdizione e mistero in cui si smarrisce il retto cammino. Il centro è perduto e la via dell’uomo precipita nel caos più assoluto, l’uomo si perde nei meandri del male dal quale può liberarsi non più grazie ai suoi umanissimi sforzi di purificazione ma unicamente per grazia di Dio. In questi due secoli si hanno numerose costruzioni di splendidi giardini a forma di labirinto, un bellissimo esempio italiano è quello di Villa Nazionale Pisani, presso Venezia. Il giardino è un labirinto di siepi, di forma circolare, con al centro un’alta torretta ed è circondato da gallerie di agrumi, viti e altri alberi da frutto che gli conferiscono un aspetto davvero mirabile.

Dopo la fioritura di labirinti del ‘600 e ‘700 questo antico simbolo subisce un momentaneo declino nell’ 800, il secolo dei lumi, alieno all’aura di mistero e misticismo da sempre legati ai labirinti. Sarà nel secolo appena trascorso, nel ‘900, che i labirinti torneranno di grande interesse. E diversamente non avrebbe potuto essere in un’epoca che ha smarrito ogni certezza e ha fatto del relativismo, descritto scientificamente dalla teoria einsteiniana, il suo credo in ogni campo. Nel XX secolo i labirinti vengono recepiti dall’arte più che dall’architettura, trasferendo il concetto di spazio caotico, disarticolato del labirinto in una destrutturalizzazione che investe il linguaggio e lo spazio come è visibile in tutte le avanguardie dal Futurismo, al Surrealismo, all’Astrattismo. Splendido esempio ne è Il labirinto distrutto di Paul Klee, opera del 1939, in cui la mancanza di struttura e la perdita di orientamento sono assoluti.

Il labirinto contemporaneo è quindi slegato da ogni concetto religioso e strutturale, assume da un lato significati psicologici e filosofici di smarrimento e perdita di una realtà data e, dall’altro, di ricerca interiore e personale di una via d’uscita dalle difficoltà quotidiane e dal vuoto esistenziale che perseguita l’uomo moderno, l’eroe del quotidiano, il quale, al pari degli eroi dell’antichità e dei credenti medioevali, cerca di sfuggire alla morte e al vuoto percorrendo, in fondo, un identico cammino: cercando, cioè, di raggiungere il proprio fulcrum, la propria intima essenza. Il labirinto, passato attraverso i millenni, sembra quindi trasmetterci immutato il suo messaggio di ricerca, morte e rinascita. Ed ecco che il cerchio, infine, si chiude.



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