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 Anno I n° 13 del 22/12/2005    -   MISCELLANEA



La cultura antica lungo le rive del Lago Omodeo
Nel cuore della Sardegna, nella provincia di Oristano, un itinerario turistico ricco di colore e suggestioni
Di Anna Cosseddu



Una giornata di sole, come ce ne sono tante anche in inverno, una macchina e la voglia di immergersi in un mondo antico e suggestivo: quello del cuore della Sardegna. Se siete pronti vi invitiamo a fare una visita nei dintorni del Lago Omodeo, bacino artificiale creato nel 1923, fulcro di un angolo di Sardegna ancora incontaminato, ricco di sorgenti, grotte, fiumi e di miniere abbandonate.

La nostra visita inizia a Boroneddu, piccolo centro della zona, situato a due chilometri dal bivio per Ghilarza della S.S. 131, lungo la strada provinciale n. 15 in direzione Lago Omodeo. Boroneddu è nato su un costone basaltico che degrada dolcemente verso la vallata del fiume Tirso. Nel suo territorio sono presenti diverse tracce di insediamenti umani risalenti al periodo neolitico: ben sette nuraghi e le domus de janas. Letteralmente domus de janas significa “case delle fate”, ma in realtà si tratta di tombe scavate nella roccia in un periodo che va dal 4000 al 3000 a.C. circa. All’interno del paese troviamo invece il Museo della Fiaba sarda, che attraverso scenografie, ricostruzioni e immagini ci permette un tuffo in alcuni degli aspetti più particolari della cultura popolare sarda. Abbiamo inoltre la possibilità di percorrere un itinerario virtuale attraverso le tappe della tradizione sarda, e di visitare la ricostruzione di alcune botteghe di mestieri tradizionali.

La gita continua verso Bidonì, ma prima di arrivare nel paese è obbligatorio fermarsi ad ammirare lo splendido panorama che il Lago Omodeo ci offre, circondato dalle colline che in questo periodo dell’anno sono verdissime. A Bidonì si può visitare il singolare Museo della stregoneria, S'Omo e sa majarza. Qui si ripercorrono le tracce della magia nera e bianca, delle streghe e delle tradizioni popolari legate a questi aspetti, attraverso allestimenti con xilografie dei secoli XIV-XVI, notizie storiche particolari, ricostruzioni della Filonzana, la Parca della tradizione sarda, e di su Carru e sos mortos (Carro dei morti), il carro trainato dai buoi che, secondo la tradizione popolare, si udiva cigolare per le vie dei paesi quando una vita si stava per spegnere.

Dopo un ulteriore giro per il centro storico del paese, lasciamo il centro abitato di Bidoni, e continuiamo verso Sorradile, dove possiamo ammirare le case costruite con la tipica muratura in pietra trachitica, dall'inconfondibile colore rosa. Di grande interesse è la chiesa di San Sebastiano, di pregevole fattura seicentesca.

L'itinerario prosegue adesso alla volta di Nughedu Santa Vittoria: all'interno del centro abitato visitiamo le domus de janas di S'Angrone, e in periferia quelle di Arzolas de Goi. Dopo aver lasciato il centro abitato, ripercorrendo la strada provinciale n. 15, dei cartelli in legno indicano la strada da percorrere alla scoperta di angoli naturalistici del Monte Santa Vittoria. In quest'area esistono diversi sentieri percorribili da chi vuole stare a contatto con la natura: uno di questi conduce al Museo avifaunistico di Alamoiu, attualmente gestito dall’Ente Foreste, che ospita un importante patrimonio di valenza scientifico-naturalistica rappresentativa dell’ambiente locale e dell’intera isola. Immerso in un contesto di eccezionale valore naturalistico-ambientale, il museo ospita le specie avi-faunistiche più importanti della la Sardegna, una xiloteca (che raccoglie 42 diverse specie di legni diversi) e un vasto allestimento di minerali e rocce caratteristici della zona. Si arricchisce, inoltre, di una raccolta di ben 76 fra minerali e rocce.

La nostra visita si conclude a Ula Tirso, il quinto paese inserito all'interno di questa proposta turistica. Anche in questo centro s'incontrano cultura e tradizione: le ultime tappe dell'itinerario riguardano la visita alla chiesa parrocchiale dedicata a S. Andrea e a quella dell'Oratorio di S. Croce. Ma non scordiamoci di fare un’ultima tappa al piazzale panoramico presso la Diga di Santa Chiara, splendido esempio di archeologia industriale, che con la sua costruzione ha permesso lo sbarramento del fiume Tirso e la creazione dell'invaso del Lago Omodeo.



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