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 Anno II n° 2 del 02/02/2006    -   TERZA PAGINA


Nel 250° anniversario della nascita
Mozart, chi era costui?
Leggendo la storia della sua vita si scoprono pieghe del suo carattere ai più sconosciute: genio e sregolatezza
Di Anna Maria Fabbri


Il 5 dicembre 1791, in una soleggiata mattina viennese, un piccolo corteo funebre composto di pochi amici e la moglie Costanze assisteva alla sepoltura di Mozart, uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi.
Johann Gottlieb Mozart (Amadeus fu utilizzato dai musicologi dopo la sua morte) nacque a Salisburgo il 27 gennaio 1756, ultimo di sette figli, da Leopold, musicista al servizio del principe Arcivescovo della città e insegnante di violino, e da Anne Marie Pertl. Fin dalla più tenera età il suo straordinario talento apparve evidente al padre, il quale non esitò a metterlo a frutto facendo esibire il piccolo Amadeus e la sorellina Nannerl in concerti presso le maggiori corti europee. All’età di soli sei anni Mozart si esibì infatti con la sorella alla corte di Vienna, dove la regina Maria Teresa fu talmente entusiasta dall’esibizione e dalle capacità d’improvvisazione del piccolo da prenderlo sulle ginocchia per coccolarlo e regalare a lui e alla sorella preziosi abiti smessi, bordati d’oro, appartenuti ai suoi figli. Gli stessi abiti che Mozart indossa nel famoso dipinto con la marsina che lo ritrae fanciullo. Seguirono anni di concerti presso le maggiori corti europee, lunghi viaggi, anche tre esibizioni al giorno, successi e lauti guadagni. Questi dell’infanzia furono per Mozart gli anni più stabili: il piccolo genio assetato d’affetto, chiedeva a chiunque gli venisse a tiro se e quanto lo amasse, era osannato ovunque e talvolta lasciava strabiliati. Come quando, a cinque anni, compose un concerto per clavicembalo talmente complesso che "difficilmente qualcuno sarebbe riuscito ad eseguirlo", affermò il padre leggendo la partitura. Si esibiva suonando pianoforte, violino e organo, ma non tralasciava lo studio di altri strumenti, componeva con facilità e ancora non conosceva la ribellione.

Crescendo, tuttavia, il genio acquista sempre più caratteristiche di sregolatezza, conosce alti e bassi nella vita privata come in quella artistica, momenti in cui il suo genio innovativo non viene compreso e altri in cui è osannato come un tempo, indulge a una vita bohémienne (donne, buon vino, gioco del biliardo), compone con irregolarità, alterna lunghi periodi di ozio alternati con altri intensissimi – pare che l’overture del Don Giovanni, una delle più riuscite, sia nata in una sola notte –, ma soprattutto si stacca progressivamente dal predominio paterno. Il distacco dal padre avviene in ambito privato sposando contro il suo volere Costanze Weber, donna con fama di leggerezza e superficialità, e in ambito artistico trasferendosi a Vienna dopo il successo dell’Idomeneo. Mozart ha 25 anni e vuol diventare un artista indipendente, per questo si licenzia dal servizio del principe Arcivescovo Hieronymus von Colloredo, dispotico e iroso, con cui i rapporti furono sempre difficili e che Mozart chiamava “l’Arcidiavolo”. A Vienna Mozart voleva diventare un compositore di successo ma il successo che ebbe, tuttavia, fu mutevole. I coniugi Mozart attraversarono periodi di difficoltà economica, durante i quali furono spesso aiutati con prestiti da amici. Nel periodo viennese, caratterizzato da alterni insuccessi e privazioni, Mozart si iscrive alla massoneria, forse sperando in una rivalsa sociale: i fratelli massoni erano all’interno della loggia tutti uguali, fossero essi ricchi, nobili o artisti dalle alterne fortune.

Ma che cos’era a determinare le alterne fortune di Mozart? Come mai il Don Giovanni ottenne un enorme successo nella sua prima rappresentazione (1787) a Praga e l’anno successivo a Vienna fu quasi un fiasco? Perché la bellissima opera lirica Il flauto magico, uno dei suoi – oggi – indiscussi capolavori, fu accolta freddamente dal pubblico? Com’è possibile che i contemporanei non apprezzassero la sua musica, tanto “orecchiabile” e allegra? Bisogna dire che la musica che a noi pare così semplicemente vivace – Eine kleine Nachtmusik – ai contemporanei pareva di una rozzezza inaudita, perché appunto era musica mai prima di allora udita. Mozart era un innovatore nel senso più proprio, nella sua musica racchiudeva certo l’esperienza musicale precedente, ma anche anticipazioni preromantiche: Chopin, Debussy, Brahms, Ravel gli devono molto. La sua musica emoziona, oggi come allora, ci innalza a vette di leggerezza e raffinata giocosità tipiche della musica settecentesca – Le nozze di Figaro –, accarezza lieve l’animo con i delicati Quintetti per clarinetto, per violino, con le Sonate, le Sinfonie – una delle più belle la Sinfonia di Praga K 504 – con accostamenti per lui inconsueti come il Concerto per flauto e arpa K 299, e ci fa sprofondare nella malinconia più cupa – famosa nel Flauto magico l’aria di Pamina, in cui canta la sua dolorosa nostalgia –. Anche le sue opere più allegre sono venate di malinconia, come capì bene Stendahl. Tutta la sua vasta e eterogenea produzione – oltre 600 opere tra opere liriche, sinfonie, minuetti, sonate, musica religiosa – non solo è di una perfezione formale indiscutibile, ma è in grado di toccare tutte le corde dell’animo umano in un’alternanza di gioia e disperazione, allegria e malinconia, dipingendo la vita in tutte le sue sfumature. Ecco perché Mozart è uno dei musicisti classici più amati, perché emoziona sempre, e tutti, anche i meno esperti di musica classica, sono toccati nel profondo. Questa è prerogativa del genio. Ma la sua musica ha un “difetto”: non deve essere ascoltata distrattamente, come sottofondo di incontri mondani come avveniva al suo tempo, pretende attenzione. Come ascoltare altrimenti la fine del primo atto del Don Giovanni in cui tre orchestre suonano contemporaneamente un minuetto, una contraddanza e un’allemanda con un effetto di stridente cacofonia, mentre sul palcoscenico si inneggia alla libertà? Lo stesso effetto cacofonico – quasi precursore della musica dodecafonica di Shönberg, che non a caso si ritenne debitore di Mozart – si ha nel “Quartetto delle dissonanze” K 465 dedicato a Haydn, dove lo stridore del suono è talmente accentuato che si pensò ad un errore nella partitura (!). Haydn tuttavia lo apprezzò moltissimo, lui uno tra i pochi contemporanei a stimare il grande genio spesso incompreso. Tra i grandi del tempo lo ammiravano molto anche Goethe – si spinse a dire che solo lui avrebbe potuto musicare il Faust – o Stendahl il quale si proponeva di riprodurre con la scrittura le emozioni che Mozart suscitava con la musica.

Tra alterne vicende artistiche, preoccupazioni economiche, tradimenti frequenti della moglie, ai quali Mozart appariva tuttavia rassegnato, a soli 35 anni la sua vita volge al termine. Ne ha come un presentimento quando gli viene commissionato un Requiem da un personaggio misterioso, vestito di nero, in cui egli ravvisa un emissario dell’Aldilà giunto a preannunciargli la morte. Da mesi Mozart era ammalato – sembrano ad oggi inconsistenti le ipotesi di un avvelenamento da parte di Salieri – ma continuava a lavorare indefessamente, morì senza aver terminato il Requiem in una notte del Dicembre 1791, senza aver raggiunto né fama né ricchezza, apprezzato da pochi. Oggi nessuno manca di avere almeno un suo cd in casa, è suonato dai maggiori musicisti del mondo, continua a incantarci, affascinarci, continuerà a far crescere più dolce l’uva, più profumate le rose, più intelligenti i bambini nel grembo della loro madre e per sempre resterà ineffabile mistero, poiché come scrisse Hanz Werner Henze “Si può sfiorare l’inconcepibile con le parole?”. Nel 250° anniversario della sua nascita non perdete l’occasione di assistere ad uno dei suoi capolavori organizzati nelle principali città del mondo. Per approfondimenti visitate il sito ufficiale: http://www.mozart2006.net



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