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 Anno II n° 2 del 02/02/2006    -   LENTE DI INGRADIMENTO



Quale città? Cosa ci deve offrire?
Quando scegliamo dove abitare valutiamo sempre le caratteristiche che, secondo noi, il luogo dovrebbe possedere; ma spesso dimentichiamo alcune cose importanti
Di Giovanni Gelmini



Quale città? Cosa ci deve offrire l’ambiente che ci circonda per darci il benessere? A questa domanda si possono dare molte risposte, forse una per ognuno di noi. Quello di cui abbiamo bisogno dipende da molti fattori: l’età, la cultura, la dimensione della famiglia e quella del nostro stato economico.

L’offerta è quindi un mix di tante cose che devono soddisfare, come dicono i markettari, il target di riferimento, in questo caso l’insieme delle persone che compongono la città o il quartiere.

Credo che si possano comunque considerare alcune categorie di esigenze, valide per tutti, che alla fine possono rispondere a due esigenze primarie ed essere raggruppate in due grandi categorie:

  • Avere una sicurezza sufficiente
  • Avere la possibilità di realizzare la propria personalità

C’è ancora una cosa da premettere prima di entrare nel merito dei contenuti. Alcune delle richieste fanno parte integrante del posto in cui si abita e hanno proprio un significato di contiguità alla abitazione (es. accessibilità. Sevizi di acqua, luce e gas, ecc) altre possono essere poste a una maggiore distanza; la distanza la si deve misurare non in chilometri o metri, ma in tempo e mezzo per raggiungere il luogo dove si trova il servizio desiderato: a piedi, in bicicletta, in auto, pochi minuti, un’ora, alcune ore, ecc.

Quindi all’interno della “sicurezza” possiamo trovare una serie di elementi basilari: la tipologia dell’abitazione e del quartiere, il lavoro, la qualità dell’ambiente, l’accessibilità viaria, l’accessibilità ai trasporti pubblici, i servizi scolastici e sanitari, i servizi commerciali di vicinato, le grandi strutture, ecc...

Anche per realizzare la “propria personalità” troviamo alcune esigenze di cui tutti possono avere bisogno: spazi verdi, parchi giochi e per passeggiate, biblioteca, cinema , teatro, centri sportivi e palestre, e poi la possibilità di stabilire relazioni interpersonali.

Come si vede non c'è nulla di particolarmente sconvolgente, sono cose che tutti conoscono, ma forse è opportuno provare ad approfondire l’argomento perché spesso nella decisione di scegliere l’abitazione si da troppo peso ad alcune componenti, che poi risultano “di facciata”, e si trascurano altre che invece sono basilari.

Come già detto, una cosa importante è capire la reale distanza dei servizi offerti. Un elemento di base è considerato il tempo per raggiungerli. Per esempio: si deve considerare per raggiungere il luogo di lavoro un tempo massimo di un ora, dall’uscita da casa all’entrata nel luogo di lavoro. Per i servizi commerciali della grande distribuzione di utilizzo frequente, il tempo massimo può essere invece di 20-30 minuti. Per quelli di utilizzo meno frequente si può pensare a tempi più lunghi.

Anche per il “tempo libero”, si possono considerare tempi oltre l’ora per utilizzi non frequenti (teatro, cinema). Spesso questo non viene valutato, e si considera bello avere molto vicine alcune strutture che invece poi producono fastidi notevoli (traffico, parcheggi occupati, rumore).

Quasi nessuno nello scegliere un’abitazione tiene conto del suo “consumo energetico”, eppure questo è un parametro che può incidere molto, sia sul costo di gestione (e non si tratta di piccole cifre, ma di migliaia di euro all’anno di differenza), sia sulla vivibilità. Una casa ben isolata non risente di sbalzi di temperatura, è piu silenziosa, e d’estate potrebbe anche non necessitare di condizionatore o averne bisogno in misura ridotta.

Una altro elemento, spesso non considerato, è il rumore. Un rumore di fondo continuo è estremamente dannoso per la salute e per il benessere; infatti impedisce un buon riposo notturno e genera stress e stanchezza.

Una cosa che spesso non si riesce a valutare è il problema dell’inquinamento da traffico. Si pensa che bastino alcune centinaia di metri dalla strada trafficata per essere protetti. Misure effettuate sulla diffusione delle polveri sottili e dei gas di scarico mostrano che fino a 500 metri l’inquinamento di una grande arterie resta elevato, il decadimento inizia ad essere significativo oltre un chilometro.

LegAmbiente cura da anni un’indagine sulla “vivibilità” delle città. L’aspetto che viene studiato da questa associazione è ovviamente solo quello della qualità dell’ambiente, non quello dell’offerta di servizi. Però vi sono alcune considerazioni fatte dal suo presidente Roberto Della Seta nella presentazione dell’ultimo studio “Ecosistema urbano 2006” che ritengo importanti.

La prima considerazione, che può sembrare un po' azzardata, è che esiste un legame tra “il tema dell’Ecosistema Urbano con le questioni della legalità e della sicurezza nelle città“. A sostegno di questa tesi porta due ragioni: “La prima è che la qualità ambientale, la sicurezza, la legalità, sono tutti fili indispensabili di quel legame di appartenenza che fa di una città una comunità, e senza il quale si sbriciola la coesione sociale e perde senso lo stesso patto civile tra amministrati e amministratori“; l’altra ragione è che “la sicurezza e la legalità hanno tante facce: è illegale ed è insicura una città dove l’inquinamento dell’aria è spesso sopra le soglie di pericolo sanitario, dove non viene fatta la raccolta differenziata dei rifiuti, dove si costruisce abusivamente e si abitano case abusive”.

L’ambiente, visto sempre nella definizione di LegAmbiente “viene ad essere un ingrediente fondamentale per il benessere delle città” e prosegue “Welfare urbano, infatti, vuol dire una vita più sana, più comoda, più gratificante, ma vuol dire anche città più dinamiche, più vitali, alla fine più competitive”.

E successivamente sottolinea un altra preoccupazione: “ è che i problemi, non soltanto non si sono risolti, ma spesso si sono incancreniti, in tutti i campi nei quali per migliorare l’ambiente urbano non bastano buone politiche di settore, ma serve un diverso modo di pensare e governare tutto lo sviluppo e l’organizzazione delle città.
Il primo di questi campi – primo nell’evidenza dei dati e nella percezione dei cittadini – è sicuramente il traffico privato con i suoi ”effetti collaterali”: paralisi della mobilità, inquinamento alle stelle
”. La preoccupazione di Della Seta è che, malgrado gli interventi tampone adottati , i limiti di accettabilità dell’aria vengono ampiamente superati e “questo vuol dire che milioni di italiani vivono in una condizione permanente di rischio sanitario”.
La soluzione di questo problema si ha solo con la diminuzione delle auto circolanti e, contemporaneamente, afferma che “per raggiungere questo obiettivo occorre offrire ai cittadini un servizio di trasporto pubblico efficiente, comodo; occorre costruire nuove linee di metropolitana; occorre che le amministrazioni possano disporre di più mezzi pubblici e di mezzi pubblici più moderni”.

La sua conclusione è precisa “La sostenibilità, devono capirlo i sindaci ma pure gli ambientalisti, non è ritagliare in città qualche oasi di verde o di marciapiede e rassegnarsi al resto: è una sfida per rinnovare le città, modernizzarle, nel segno della qualità ambientale”.

Queste considerazioni credo possano essere prese come un’indicazione utile per la scelta di dove abitare. Preferire quindi zone ben servite e con poco traffico, lontane dalle grandi vie, poi il mix di tutte le altre cose è molto legato alle singole esigenze, ma è importante tenere conto delle possibili evoluzioni future.



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