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 Anno II n° 9 del 11/05/2006    -   PRIMA PAGINA


Le leggi ad ‘personam’ ed il caso Previti
La Giustizia ha bisogno di altro

Di Anna Cosseddu


Previti entra in carcere “di sua volontà” a Roma -si dice per evitare di essere incarcerato a Milano- e, nello stesso tempo, anticipa il provvedimento della Camera dei Deputati, dimettendosi. Non resterà in carcere a lungo, perché la legge “ex-Cirielli” -detta anche “salva Previti”- nonostante non sia riuscita a salvarlo gli concede gli arresti domiciliari, come a tutti quelli che hanno compiuto 70 anni. Solo fino a qualche giorno fa invece Berlusconi poteva sorridere per aver chiuso, grazie alla legge “Pecorella”, (quasi) definitivamente le sue pendenze per lo stesso fatto nel processo stralcio. L'On. Previti dimostra sicuramente un comportamento fiero e non sembra il caso di commentare quella che è pur sempre una “disgrazia” per tutti: entrare in un carcere come recluso.

Si chiude così -per ora- la stagione delle cosiddette “leggi ad personam” relative alla giustizia. Restano però purtroppo i danni che queste leggi hanno fatto al sistema giudiziario. Appaiono oramai in modo chiaro la quantità di processi che non arrivano a conclusione, anche quelli per reati che sicuramente avrebbero bisogno di arrivare alla fine del processo, come quello sull’omicidio D’Antona. Questo è ora il vero problema: riportare la giustizia ad un funzionamento certo, con reale parità tra accusa e difesa.

Assolutamente necessario non è dare una spazzata cancellando i processi anzi tempo, per poter dire che finalmente abbiamo una giustizia efficace, ma fare in modo che i processi possano svolgersi in tempi rapidi, senza inquinamento, senza carte che spariscono e senza che i giudici nel frattempo diventino nonni e vadano in pensione. Se sicuramente ci sono lungaggini non imputabili a disfunzioni di sistema, non possiamo non rilevare che, a fronte dell'approvazione delle leggi ad personam che riducono il tempo utile per emettere le sentenze ed i gradi di giudizio, d’altra parte il Governo Berlusconi ha anche provveduto a ridurre la disponibilità finanziaria dei tribunali per far fronte ai delicati compiti a cui sono chiamati.

Ecco che così i processi non vanno avanti, le carte si “smarriscono”, i fascicoli possono non essere sufficientemente protetti e la giustizia diventa inutile. Un caso emblematico è quello denunciata a Mantova, dove il tribunale è insufficiente e pericolante, solo il 15% dei PC è in manutenzione perché non ci sono i soldi per fare manutenzione a tutti e il personale è insufficiente. Se questo può essere un caso limite, tutti i tribunali sono in una grave insufficienza di risorse.

Ecco dov'è il vero problema. Forse i per i processi importanti c’è una maggiore attenzione, per un’ovvia pudicizia degli operatori di giustizia, ma per i minori può non essere così.

Ora, per una vera giustizia, occorre cancellare rapidamente quelle leggi che castrano i processi, trovare i fondi per ridare efficienza agli uffici e procedere con una riforma organica sul Codice di Procedura Penale che effettivamente ha mostrato troppi limiti. Lo stesso caso Previti ne è un esempio, con il troppo spazio che è stato dato ai cavilli pretestuosi che hanno allungato spropositatamente il primo grado. 8 anni!



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