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 Anno II n° 12 del 22/06/2006    -   PRIMA PAGINA



Cos'è osceno? Qual è il comune senso del pudore?

Di Giacomo Nigro


Sia il concetto di osceno che quello di comune senso del pudore si modificano nel corso del tempo all’interno di una data società, non solo, essi variano anche da società a società. Il pudore, sentimento di vergogna, di disagio e repulsione, è tipico dell'individuo quando, contro la sua volontà, si trovi di fronte a manifestazioni sessuali di altri o quando sia egli stesso oggetto di sguardi durante gli approcci sessuali. Il pudore diventa senso comune nel momento in cui la società umana di appartenenza condivide la stessa sensibilità nei confronti della sua sessualità. L'osceno sarebbe quindi l'offesa al comune senso del pudore.

La grande difficoltà nel definire il comune senso del pudore risiede nella possibilità di poter tracciare un confine tra offesa alla morale pubblica e libertà individuale. La difficile gestione giuridica dell'osceno e del comune senso del pudore, in realtà, è la risultante di una difficile gestione culturale di questi, considerato che gli stessi non solo si modificano nel corso del tempo all'interno di una data società, ma cambiano anche da società a società figuriamoci se questi concetti li caliamo nella realtà multi culturale e senza confini di internet.

Ed allora è forse possibile misurare alla luce dei concetti esposti se il brano che segue passa il confine individuale della percezione del pudore per diventare contrario al senso comune:

“Il letto ci accoglie, mi rannicchio accanto a te dandoti le spalle, dopo pochi secondi sento il tuo respiro così pesante, dormi di già. Sono stanca, non riesco a riposare, sfamata nel corpo, non riesco mai a saziarmi di te nella mente. Sembra che tu abbia un sentore, mi abbracci, ti appoggi con tutto il corpo sul mio, sento il tuo ventre sulle natiche e non riesco a trattenere un’onda d’emozioni… scivoli in me con determinata dolcezza, lentamente, mi apro a te senza limiti, t’accolgo… il tuo respiro ritorna profondo, ti assopisci colmandomi di te... ed anche io, finalmente mi sento appagata, ti conservo in me, chiudo gli occhi, il mio respiro si fa sempre più simile al tuo… Morfeo ci accoglie così nel suo mondo.”

A me pare che la mancanza dell’esplicito e la descrizione di sensazioni fisiche, ma filtrate dalla percezione sentimentale non inquinino la leggibilità e non urtino le sensibilità personali.



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