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 Anno II n° 12 del 22/06/2006    -   TERZA PAGINA



'Pietre sonanti', ma cosa sono?
Andiamo alla scoperta ...
Di Cricio



Pietre sonanti”, ma cosa sono? La prima cosa che mi è venuta in mente sono le statue di Mammone in Egitto, che, prima di essere “restaurate” suonavano al mattino quando erano colpite dal sole, poi qualcuno mi ha ricordato il suono del vento, quello che si sente quando soffia tra le pietre, si... quante volte l’ho sentito in montagna... ma non è così!

Incontro Pinuccio Sciola, prima della conferenza stampa e così apprendo che sono pietre che parlano... che esprimono la loro natura... che hanno un suono diverso a secondo del tipo di pietra e ogni pietra ha un diverso linguaggio.

Ecco, ora sono seduto su una sedia nella sala della conferenza stampa, la parola viene data a Pinuccio Sciola che velocemente la ripassa ad un’altra persona, che dice essere più adatta a parlare di lui, e si alza e va via... Quando torna tiene sotto braccio un pezzo di pietra e lo appoggia davanti a lui sul tavolo dei conferenzieri.

Mi alzo e mi avvicino con la scusa di fare qualche foto. Cerco di capire cosa è quella pietra. È ben lavorata, non come il monolite che si intravede dalla portafinestra alle spalle dei relatori.
Squadrata, con una forma trapezoidale che mi ricorda la macchina da scrivere Regmington che usavo quando ero militare, anche se quella era nera, e questa è bianca.

La fotografo, ecco che, appena termina di parlare il critico, Sciola riprende la parola. O meglio, “suona la sua pietra”: come se fosse un arpa esce una melodia cristallina che da gradi emozioni e ricorda l’acqua, quella pura che scende dal nevaio, quella che gocciola, quella che salta tra le pietre e gorgoglia in torrentelli alpini e che ti fa sembrare i sassi nel suo alveo delle pietre preziose di tutti i colori.
La conferenza stampa termina e ci avviamo a vedere l’Impianto sonoro scolpito, l’installazione realizzata nel parco di Villa della Rose di Bologna, che verrà inaugurata alla sera.


Una gentile e preparata signorina ci guida nell’ampio pianoro del parco e sotto gli ombrosi alberi si vedono questi monoliti, quasi grezzi, con appena qualche segno di squadratura e con profondi intagli verticali, fessure precise tagliate da macchine che lavorano la pietra.

I colori sono quelli del basalto, del calcare, colori che ben conosco, di pietre che ho scalato, che ho amato.

Mi attraggono le forme possenti e il contrasto tra la scorza colorata dalle concrezioni e la superficie candida della pietra tagliata. Qualche pietra è più lavorata e ha superfici ben levigate.  







Il gruppo dei giornalisti si sparpaglia nel verde del parco, ognuno cerca di capire e di interpretare questi enormi massi. Quando ci si avvicina i sistemi di riproduzione digitale emettono i suoni delle pietre, registrati attentamente e modificati di volta in volta a secondo delle condizioni di temperature e del movimento delle persone.

Qualcuno cerca di carpire il “segreto” da Sciola che è disponibile a parlare.

Le sue parole evocano tutta la magia di queste pietre.
Racconta, racconta... e le sue parole evocano immagini dimenticate, sepolte da tempo nella nostra psiche e che questi suoni fanno riemergere.
Accarezza le pietre e sotto i suoi gesti sapienti, amorevoli e delicati, le pietre parlano, a lui e a noi di quei mondi fantastici primordiali.



Mi accorgo così che le pietre hanno una vita, non sono, come le ho sempre considerate, solidi freddi di materia cristallina; invece, come dice Sciola, il calcare parla dell’acqua, il basalto del fuoco.


Mi avvicino incuriosito e vedo i monoliti con nuovi occhi. Anche io lo vedo con gli occhi del fantastico evocato dai suoni e dalla parole.

Le loro forme diventano improvvisamente diverse: ora intravedo nuove cose. Mi sembra... si, se si guarda... non sono più opache. Piano piano diventano trasparenti, e attraverso di esse vedo il paesaggio oltre di loro... filtrato.


Questa è la magia delle pietre sonanti di Pinuccio Sciola



 



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