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 Anno II n° 12 del 22/06/2006    -   PRIMA PAGINA


Lo sbuffo
Corruzione & Privacy

Di Giovanni Gelmini


Ci risvegliamo al mattino e scopriamo che il mondo che ci circonda è molto più corrotto di quanto avessimo pensato.

Scandali vari ci sono sempre stati; “mani pulite” ha fatto vedere a tutti come le tangenti fossero un sistema diffuso ed organizzato. Ma poi evidentemente nulla è cambiato, perché è difficile cambiare la mentalità di una classe politica e di una classe di imprenditori da strapazzo, che invece di occuparsi delle loro aziende per renderle produttive attraverso la capacità di competere con la concorrenza, si preoccupano di fare affari con giochetti di “alta finanza” e “bassa moralità”.

Ecco che arrivano i due scandali: Cragnotti e Tanzi, due imprenditori portati ad esempio per le loro capacità e che saltano per un assurdo gioco di rincorsa in un mondo della finanza che li distrugge.
Ma questi sono solo la punta di in iceberg; subito dopo ecco gli scandali della Banca Popolare Italiana e dell’Unipol, seguiti a stretto giro dalla scandalo Ricucci.
Era possibile che tutto finisse qui? No di certo! A stretto giro di posta lo scandalo Moggi e subito dopo quello di “Sua Maestà”.

Due considerazioni: la prima è che si è passati da sistemi “semplici” del “cinque per cento” a sistemi sempre più complessi. L’ultimo coinvolge tanti tipi di “attività criminosa” e dà più che altro l’impressione di un supermercato della corruzione.
La seconda considerazione è che senza intercettazioni telefoniche di questi scandali si sarebbe continuato a parlare nei corridoi, ma la magistratura ben poco avrebbe potuto fare. Gli ultimi due si basano proprio su queste, e tramite queste sono state messe in luce le relazioni complesse. Non condanniamo nessuno, perché che siano reati e di che tipo è tutto da dimostrare, ma sicuramente i comportamenti che si sono mostrati non sono certo da portare ad esempio di comportamenti corretti.

Già dopo gli scandali dell’estate scorsa alcuni ambienti politici avevano chiesto lo stop alle intercettazioni, ma il parlamento aveva ben altri problemi da affrontare: legge ex-Cirielli, legge Pecorella, riforma costituzionale, finaziaria, ecc...

Ora ripartono all’attacco.
Che dire? Credo le persone normali possano seccarsi di essere intercettate, ma alla fine non si preoccupano più di tanto perché non hanno nulla da nascondere. Invece è facile che chi si preoccupa molto sia perché teme per qualche cosa.

Non credo che si debbano fermare le intercettazioni telefoniche, si devono invece assolutamente fermare le pratiche giornalistiche di diffamazione e diffusione di “pettegolezzi”. Troppo spesso vengono pubblicate falsità o cose inutili, solo per vendere e per fare scoop. Ecco credo che si dovrebbe veramente fare “piazza pulita” di questi giornalisti senza etica, sanzionando pesantemente anche le testate, come si fa per gli esercizio commerciali: sospendendone le pubblicazioni.



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