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 Anno II n° 13 del 06/07/2006    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi



Bersani all’attacco dei monopoli inutili!
Alcune considerazioni sul decreto tanto contestato
Di Giovanni Gelmini


Bersani, da uomo pragmatico ha avuto il coraggio di fare. In un colpo solo ha eliminato tante distorsioni della libera concorrenza che i precedenti governi non erano riusciti a toccare. Non sono tutte, ma ha smantellato un sistema di lobby che è da decenni una palla al piede della nostra civiltà. Notai, Avvocati, Farmacisti, Taxi, quel poco di residuo che è rimasto nel commercio, trasporto locale, ecc.

Se i taxisti si sono così agitati, nonostante non vengano toccate le tariffe, è perché non guadagnano poco, altrimenti perché spenderebbero tanti soldi per comprare le licenze? Non c’è solo il numero di taxi, ma tutta una regolamentazione farraginosa e monopolista che rende poco trasparente e costoso il servizio. Questo non solo per i Taxi, anche per i Notai; il trasferimento di beni mobili si potrà fare in Comune (pensare che in molti stati non c’è bisogno di nessun atto notorio, basta inviare una comunicazione all’ente che gestisce il registro), ma non si capisce perché ancora oggi per una piccola variazione di un atto societario, come il cambio di indirizzo della società, si debba tassativamente ricorrere al notaio, creando lungaggini burocratiche, costi non indifferenti, e magari per una società che vale meno della parcella del notaio: ricordiamoci che non ci sono solo le S.P.A. Le Camere di Commercio potrebbero tranquillamente svolgere questo compito, lasciando ai notai la competenza esclusiva solo per la costituzione, la trasformazione, la liquidazione e le variazione del capitale e dell’oggetto.

E così se si analizzano tutte le attività che escono dalla regolamentazione antiquata delle “arti e delle professioni” vediamo che oltre alle liberalizzazioni attuate ce ne sono ancora molte altre da toccare.

Purtroppo la prassi ha confuso il monopolio legittimo e necessario per garantire un servizio adeguato alle necessità dell’utenza, dal monopolio illegittimo, in vita solo per difendere gli interessi dei monopolisti. Oggi quelli che si lamentano lo fanno perché vedono cadere questo ruolo dei monopoli concessi: è la difesa di chi c’è dentro.

Gli ordini non devono limitare il numero dei professionisti iscritti, ma garantire la loro capacità di lavorare in modo corretto. Troppe categorie, che non hanno l’albo, lo chiedono, nonostante non vi sia quella necessità di certificazione di “capacità” come quella che può essere necessaria per un medico, che ha in mano la nostra vita, o di un ingegnere, che deve saper fare dei progetti.

Le categorie in agitazione si lamentano di non essere state chiamate prima del decreto a discutere il come, ma evidentemente quella non era una strada percorribile se si vogliono smantellare dei monopoli incongruenti e illegittimi. Non dimentichiamo che sono tutti provvedimenti richiesti dall’UE e dall’Antitrust. Prima li si smantella, e poi si discute cosa si può fare per “migliorare” o rendere meno traumatico il passaggio alle nuove regole.

L’esempio pratico l’abbiamo visto con le farmacie. Già il governo di Berlusconi aveva affrontato il problema dei farmaci da banco, l’opposizione dei farmacisti era stata forte ed avevano promesso sconti in cambio del mantenimento del monopolio, ma gli sconti non si sono visti.

Il decreto “Bersani” poi introduce un’importante novità: la possibilità per i professionisti di costituire società multidisciplinari. Questo è un grande passo avanti verso l’efficienza e la specializzazione degli studi: se pensiamo ad esempio ad un’impresa, questa ha bisogno di alcune consulenze sistematiche continue, come il fiscalista, il consulente del lavoro, e altre occasionali, come l’avvocato, il notaio, ecc. Se tutti questi sono in un’unica entità e colloquiano fra di loro è facile che le pratiche siano più efficaci, piu veloci e meno costose, con vantaggio di tutti. Prima questo non era possibile, l’unica forma ammessa era quella dello studio associato, che serviva solo per avere servizi agli studi comuni, non per avere un unica gestione del cliente.

Ancora per i professionisti decade il divieto di fare pubblicità, divieto diventato anacronistico nella attuale società multimediale e globale.

Ecco che il giudizio complessivo sul decreto “Bersani” non può che essere molto positivo; certo ci sono di sicuro cose da migliorare e tanto ancora da fare, ma questo deve restare un punto di non ritorno.



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