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Pazzi per i videogiochi

Il maschio, 18-30 anni, è colpito da 'droga game'; ma è in arrivo la terapia anche in Europa

Di Valerio Pinna

Quanti giocano con pc e consolle?
Quanti si fanno rapire (quasi letteralmente) dalle avventure di Lara Croft, dalle case e dai profili dei personaggi di The Sims, dalle missioni da compiere per la propria gilda? Quanti si affezionano talmente tanto al proprio personaggio “super personalizzato” e quando escono di casa non vedono l’ora di tornare per vedere come sta?

Quanti, dopo aver passato ore a giocare a World of Warcraft escono di casa e notano che le persone hanno qualcosa di diverso? Si, non hanno più orecchie a punta, strani cappelli, lunghe barbe, bacchette magiche lunghe 2 metri e in cielo non volano più i draghi!
Bene, se molti credono di provare frequentemente questo tipo di emozioni forse è il caso che inizino a pensare di prenotare un volo per l’Olanda…

La dipendenza da videogiochi è ormai considerata una vera patologia alla quale applicare una cura simile a quella per la tossicodipendenza e l’alcolismo. Appunto per questo motivo che anche in Europa ad Amsterdam per la precisione,dopo Stati Uniti, Cina e Corea del Sud, anche in Europa, nel mese di luglio aprirà il primo centro di disintossicazione dai videogiochi

L’ANSA del 17 giungo 2006 ha anticipato l’apertura della clinica gestita dalla "Smith & Jones Addition Consultants", centro olandese che si occupa dal 1991 di cura dalle dipendenze. Le cliniche avvieranno terapie di disintossicazione della durata di 2 mesi per i soggetti affetti da forti dipendenze dai videogiochi.

I sintomi più frequenti sono agitazione, tremore e ansia. In alcuni casi i soggetti affetti dalla dipendenza della “droga games” non riescono a staccarsi dallo schermo, rinunciando persino ai pasti o assumendo ulteriori droghe per aumentare le proprie prestazioni virtuali.

I pazienti della clinica, paragonati quasi ai concorrenti di un reality show, dovranno “sopravvivere” per otto settimane nei boschi fra Olanda e Germania, lontani dalla tecnologia, dai joypad e dai videogiochi e, soprattutto, dalla realtà virtuale nella quale sono ormai immersi. La clinica Smith & Jones sarà la prima ad ospitare i propri pazienti nella speranza che il paesaggio naturale li aiuti a ricreare la “realtà” e a restaurare un rapporto equilibrato con i videogiochi e il mondo reale. «scopo non è far abbandonare il computer o la consolle ai “drogatiaiutarli a riavvicinarsi ad essi dopo averli disinitossicati». Nel complesso la terapia è suddivisa in multisessioni tra le quali: escursioni all'aperto, attività fisica e, nei casi più gravi, cure a base di psicofarmaci.

In Europa gli studi sul fenomeno sono ancora agli inizi e per questo alcuni ricercatori restano scettici riguardo una corretta definizione della dipendenza da videogioco e i relativi effetti. Alcuni ritengono che i sintomi come ansia, attacchi di panico, disturbi del sonno, non possono essere esclusivamente imputati all’utilizzo eccessivo di videogiochi, e non sono curabili così semplicemente.

Richard Wood, docente all'International Gaming Research Unit dell'Università di Nottingham, sostiene che «il gioco compulsivo è sintomo di altri problemi e non può essere visto come un problema in se stesso». A differenza di Keith Bakker, direttore della struttura della "Smith & Jones Addition Consultants” che afferma invece alla BBC: «I videogiochi sembrano innocenti, ma in realtà possono dare dipendenza al pari del gioco d'azzardo e delle droghe» aggiungendo che « soggetti colpiti hanno un'età compresa tra i 13 e i 30 anni e passano circa 16 ore al giorno davanti allo schermo».

Il profilo-tipo del dipendente da videogiochi è indicato da Keith Bakker come un adolescente maschio che vuole fuggire dalla realtà; il più delle volte è uno studente o un lavoratore. Il fatto che siano principalmente uomini vuol forse sottolineare la tendenza al bisogno e all'ambizione maschile al comando.

Secondo Bakker la situazione è molto più grave di quello che si possa pensare. I videogiochi che vengono progettati e venduti sono strutturati per far proseguire ad oltranza il giocatore, senza sosta, conducendo indirettamente il soggetto ad alterare l’immaginario e la realtà, raggiungendo nei casi più gravi la perdita del reale, ormai sostituito dal virtuale. Inoltre secondo il direttore della “Smith & Jones”, questo può aumentare l’aggressività nei ragazzi che trascorrono troppo tempo giocando con videogames basati sull'uccisione di persone.

Alcune delle cause della dipendenza dai videogiochi sono:
- pensieri ossessivi nei confronti di se stessi o di altri soggetti;
- problemi di salute;
- seri problemi relazionali;
- problemi di inserimento scolastico o lavorativo…

Il soggetto che non riesce a risolvere tali problemi tende, il più delle volte, ad identificarsi con i personaggi virtuali trasferendo in loro emozioni reali, sfoghi, ribellioni, e relazioni interpersonali.
Per confermare tale situazione le cronache orientali hanno riportato diversi casi di videogiocatori deceduti dopo lunghe sessioni di gioco, in genere a causa di problemi circolatori o di scarso nutrimento. Questo è accaduto soprattutto nei paesi dove è molto alta la percentuale di giocatori di giochi di ruolo online (circa tredici milioni di individui in tutto il mondo!).

A questo punto, visto quali possono essere le cause e gli effetti della “droga games” dovremmo proprio cercare di passare più tempo nel mondo reale, affrontando quelli che possono sembrare problemi difficili e giocare alla nostra avventura grafica preferita, all’action game o al gioco di ruolo che ci appassiona senza eccedere. Del resto nella vita reale non ci occorre un freccetta per muoverci, perché allora dovremmo complicarci la vita? E’ molto più semplice muovere le gambe!

Argomenti:   #cultura ,        #dipendenza ,        #gioco ,        #malattia ,        #psicologia ,        #società ,        #videogames



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