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Frammenti di storia dell’antico Egitto Dal libro dei Morti Di Nicoletta Consumi
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Quando il defunto compariva davanti al tribunale di Osiride, si discolpava presso i giudici mediante una confessione che è detta "negativa" perchè svolta sulla negazione d'aver commesso ingiustizie o atti malvagi (generalmente di carattere religioso o rituale). Questa confessione era rilasciata in due tempi: dapprima il defunto si indirizzava al tribunale nella sua interezza, poi alle 42 divinità che assistevano Osiride.
Dopo aver salutato quest'ultimo "Dio grande, Signore di verità e di giustizia, Signore onnipotente", di cui egli dichiarava di conoscere il nome magico, così come quello dei suoi collaboratori, il defunto iniziava la propria confessione: "Io non sono stato violento nei confronti dei miei genitori. Io non ho commesso crimini. Io non ho sfruttato gli altri. Io non sono stato ingiusto. Io non ho ordito congiure. Io non sono stato blasfemo". Il morto si rivolgeva poi a ciascuno dei quarantadue giudici, generalmente spiriti di città o di altri luoghi terrestri: "O tu, Spirito che appari ad Eliopoli e che procedi a grandi passi. io non sono stato perverso. ..... O tu, Spirito di Letopolis, dagli sguardi che sembrano coltelli, io non ho ingannato ..... O, tu Spirito dell'Amenti, dio della duplice sorgente del Nilo, io non ho diffamato ..... La confessione presentava in sé, visti i peccati che l'anima negava d'aver commesso, un alto carattere morale, ma, in realtà, bastava saperla recitare a memoria o leggerla dopo essersela scritta nella tomba, per essere sicuri di ricevere l'assoluzione anche nel caso che si fossero commessi tutti i peccati nominati nel corso dell'atto di discolpa: Non ho detto il falso Non ho commesso razzie Non ho rubato Non ho ucciso uomini Non ho commesso slealtà Non ho sottratto le offerte al dio Non ho detto bugie Non ho sottratto cibo Non ho disonorato la mia reputazione Non ho commesso trasgressioni Non ho ucciso tori sacri Non ho commesso spergiuro Non ho rubato il pane Non ho origliato Non ho parlato male di altri Non ho litigato se non per cose giuste Non ho commesso atti omosessuali Non ho avuto comportamenti riprovevoli Non ho spaventato nessuno Non ho ceduto all' ira Non sono stato sordo alle parole di verità Non ho arrecato disturbo Non ho compiuto inganni Non ho avuto una condotta cattiva Non mi sono accoppiato (con un ragazzo) Non sono stato negligente Non sono stato litigioso Non sono stato esageratamente attivo Non sono stato impaziente Non ho commesso affronti contro l'immagine di un dio Non ho mancato alla mia parola Non ho commesso cose malvagie Non ho avuto visioni di demoni Non ho congiurato contro il re Non ho proceduto a stento nell'acqua Non ho alzato la voce Non ho ingiuriato dio Non ho avuto dei privilegi a mio vantaggio Non sono ricco se non grazie a ciò che mi appartiene Non ho bestemmiato il nome del dio della città. Tra, i vivi, si ha notizia di una confessione dello stesso genere che veniva pronunciata dal sacerdote dopo l'apertura del naos, al mattino, durante il culto divino quotidiano, nell'ora destinata all'adorazione del dio. Argomenti: #cultura , #egitto , #morte , #religione , #società , #storia , #storia antica Leggi tutti gli articoli di Nicoletta Consumi (n° articoli 39) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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