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 Anno II n° 17 OTTOBRE 2006    -   TERZA PAGINA



L’Ebreo Errante
La leggenda che perseguita gli ebrei da 2000 anni (L'Ebreo che vaga da 2000 anni)
Di Serena Bertogliatti


«… Ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». [Gn 4, 12]

Sappiamo che la Bibbia ha sempre dato adito ad ogni genere di interpretazione, a ogni folle rilettura tra le righe; ad ogni sorta di fantasioso collegamento tra le parti di autori diversi. Sta forse qui la ricchezza, almeno parlando di folklore popolare e di ciò che questo trasmette moralmente, del testo sacro. Che, a proposito della Crocifissione, ci dice:

«Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese
». [Mc 15, 16-22]

Qualcuno ha voluto, difficile risalire alla prima fonte, trovare una precisa persona in quelle che, sulla strada del Golgota, lo derisero.
Qualcuno che, con estrema precisione nella fantasia di chi narrò per primo questa leggenda, seguendo Gesù nella tormentata salita, gli urlò con scherno:

«Cammina... Cammina! Cammina più velocemente! Perché sei così lento?»

E Gesù, con un piglio che s’addice più all’irato Vecchio Testamento che al misericordioso Nuovo Testamento, dovette rispondergli una cosa che dovette suonare come:

«Io cammino, ma altrettanto farai tu, finché non sarò tornato»

E questo qualcuno, ebreo qualcuno, fu maledetto ad errare fino al secondo ritorno di Gesù.
Munito solo della propria inseparabile bisaccia, che qualcuno vuole essere portatrice dei denari di Giuda, egli vaga per il mondo patendo come il Cristo fino al suo avvento, recando l’iconografia classica de Il Matto degli arcani maggiori, con le tasche piene dell’oro de L’Appeso - due arcani che certo non presagiscono un incedere sereno.

Ha diversi nomi, costui, come Jehova e come il Diavolo: è Ahasverus o Assuero; Buttadeus e Cartophilus; Der ewige Jude per la Germania e Le Juif errante per la Francia. E ancora: El Judìo errante in Spagna o anche Juan espera en Dios, “Giovanni che aspetta Dio”. E’ Isaac Laquedem per leggende francesi, come recita un romanzo di Dumas. Per alcuni è persino Giuda, mai redento dal lungo incedere che già l’accompagnava dalla Genesi.
Fu visto qualche anno prima del 1235, anno in cui Roger de Wendover compose il Flores Historiarum citandolo; e qualche anno dopo, nel 1259, Mathew Paris ne parlò nell’Historia Maior. Nel 1542 il ministro luterano Paulus von Eitzen asserì d’averlo incontrato; nel 1602 fu pubblicato Breve descrizione e racconto di un ebreo di nome Ahasver, e sempre durante il diciassettesimo secolo fu avvistato a Ypres (1623), Bruxelles (1640), Lipsia (1642), Breslavia (1646) e via dicendo.
Del 1850 è infine la Cronichles of Cartaphilos, raccolta interamente dedicata alla leggendaria figura.
Avvistato significa, guardando retrospettivamente alle fonti storiche, che chi lo incontrò deve aver incontrato un ebreo che asseriva con un certo carisma e una certa convinzione:

«Io ho conosciuto il Cristo, l’ho deriso, e da allora sono condannato...»

C’è chi ha voluto spiegare la nascita di questa poco lieta novella dicendo che fu inventata dai romani, per scagionarsi in parte dal delitto commesso contro il figlio di Dio, relegando parte della responsabilità alla popolazione ebraica; altri, sulla scia antisemitica, hanno voluto che la leggenda fosse un monito contro i giudei nei lager che, per colpa di quel loro lontano antenato, avevano un “motivo” per meritarsi i campi di concentramento.
E’ seguendo questa versione che Goffredo Alessandrini gira nel 1950 il film L’Ebreo Errante, con attori quali Vittorio Gassman, in cui il nostro giudeo appare nelle vesti di Matteo Blumenthal, ricco banchiere, che pur avendo possibilità di sottrarsi alla persecuzione che colpisce i suoi fratelli decide di sottostarvi, e con questo martirio si libera dalla dannazione.

Non esiste verità in una leggenda, ma esiste la morale che ne è ricavata.
E così, chi deride le miserie umane e l’altrui sofferenza, è condannato a patire a sua volta un dolore senza tregua, un camminare senza sosta, senza denaro che possa salvarlo – e possiamo immaginare questo ramingo nelle nostre strade, e immaginare cosa possa significare - oh miracolo delle leggende! - guardare negli occhi un uomo che da 1973 anni reca in spalla, assieme alla sacca, il peso delle sofferenze umane in condivisione con il Cristo.


Fonti:
www.robertolapaglia.com
www.lager.it
it.wikipedia.org
en.wikipedia.org
www.jewishencyclopedia.com



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