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Regina di Saba: alla mente appare un regno mitico, ricco e saggio

Così nasce la tradizione religiosa etiope, che non subì l’islamizzazione come avvenne nelle coste eritree e somale

Di Cricio & Testa Rossa

Etiopia.
Tempi di Salomone, dell’uomo che rimase nella storia per la profondità della propria saggezza. Per l’acume del proprio ingegno.
Per essere tre volte tre illuminato.
L’uomo a cui tutt’oggi ci riferiamo quando diciamo:
Come in cielo, così in terra. Un uomo che ha forgiato il mito di se stesso.
E una donna, che un giorno partì, regina, per conoscerlo; e tornò alle proprie terre illuminata dalla voce di Dio.
Non importa quale Dio fosse.

Cosi leggiamo nella Bibbia:
1 La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne per metterlo alla prova con enigmi.
2 Venne in Gerusalemme con ricchezze molto grandi, con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli disse quanto aveva pensato.
3 Salomone rispose a tutte le sue domande, nessuna ve ne fu che non avesse risposta o che restasse insolubile per Salomone.

[…]
9 «Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te sì da collocarti sul trono di Israele. Nel suo amore eterno per Israele il Signore ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la giustizia».
10 «Ogni tre anni la flotta di Salomone portava carichi d'oro e d'argento, d'avorio, di scimmie e di babbuini» (Primo libro dei Re.)

Ma troviamo traccia di lei anche nel Corano:

22 < Essa non tardò, e disse: «Ho conosciuto ciò che tu non conosci: e ti porto una notizia sicura da Sabâ.23 Ho scoperto che regna su di loro una donna colma di tutto e che possiede un trono magnifico.
[…]
45 Disse: «Signore! Allora sono stata, certo, iniqua verso me stessa! Mi dichiaro sottomessa con Salomone a Dio, Signore dei mondi.»
(27° Sûra: Le formiche.)


La regina di Saba, nota anche con altri nomi: per gli arabi è la regina Bilquis, gli etiopi la chiamano Macheda.

Il mito della Regina di Saba è molto vivo in Etiopia, per questo popolo rappresenta l’origine della loro civiltà.
La storia tramanda che Saba, regina di Axum, aveva sentito decantare la saggezza del re Salomone e volle fargli visita per mettere alla prova la sua sapienza proverbiale. Si recò così dal potente re Salomone per sottoporgli alcuni enigmi per sondare le capacità tanto decantate del sovrano.
Dopo alcuni giorni venne sedotta dal saggio re il quale, per tale fine, non esitò ad avvalersi dell’inganno. Dall'unione del re Salomone con la regina, fu concepito Menelik, il significato di questo nome è "Figlio dell'uomo saggio". Quindi il figlio della regina di Saba portava nel sangue le tracce di una ascendenza divina e sarebbe stato il capostipite di una stirpe salomonica... Da qua l’origine della convinzione che gli Etiopi siano una un popolo eletto.

Questi avvenimenti si collocherebbero nel periodo tra il 1000 e il 900 A.C., e da questo deriverebbe il fatto che ritroviamo in Etiopia il sapere ebraico e i primi germi di una nuova forma di monoteismo, legato alla religione ebraica che poi sfocerà nella chiesa cristiana Copta.

Menelik fu il capostipite della dinastia imperiale etiope e assunse il simbolo del Leone di Giuda come proprio simbolo e simbolo del proprio regno.
Forse per vendicarsi del modo poco cavalleresco col quale Salomone aveva sedotto sua madre, organizzò una spedizione punitiva e riuscì a sottrarre il simbolo massimo dell’ebraismo del periodo del Pentateuco: l’Arca dell’Alleanza.

L’arca però non arrivò con Menelik ad Axum, ma fece un lungo viaggio in terra d’Egitto ed arrivò qualche secolo dopo. Questo avvenimento è ricordato con i lenti ed esasperanti riti che la Chiesa Copta etiopica celebra in onore dell'Arca in occasione di Ghenna e Timkat che sono il Natale e l'Epifania del rito copto. Le feste di celebrazione di queste due ricorrenze fanno rivivere lo splendore di quelle che furono le corti di Gerusalemme ed di Axum.
Ancora oggi, anche fra i cristiani, l’Arca è oggetto di una devozione particolare: non solo si celebra una festa annuale in suo onore, ma nelle chiese, il sancta sanctorum contiene una riproduzione della stessa e delle tavole della Legge.

La leggenda racconta che il Regno di Saba era di grande ricchezza, anche se da quello che vediamo oggi potremmo pensarlo poco credibile: la terra è arida e desolata...
Ma allora esisteva un grandioso sistema d’irrigazione che fece del deserto un giardino, l’acqua proveniva dalla grandiosa diga di Marib, lunga 640 metri ed alta 11 situata in pieno deserto in fondo allo Wadi Adhana. I resti di questa diga sono stati scoperti ed è ancora evidente la struttura, che in realtà è stata costruita nel sesto secolo avanti Cristo. Ben 400 anni dopo il leggendario regno di Saba, quindi, ma sono state scoperte tracce di una precedente struttura più antica.

Le basi storiche del legame tra Etiopia e Israele esistono.

Su un’isola del Nilo ai confini fra l’Egitto e il Sudan, sono stati ritrovati i resti di un tempio ebraico con una pianta simile a quella del Tempio di Gerusalemme atto a contenere l’Arca. Questo sembra confermare la tradizione orale etiope secondo cui l’Arca approdò in un primo momento sul lago Tana, dopo essere stata trasportata lungo il Nilo Azzurro.

Se questo dimostra che vi furono influenze religiose intorno ai secoli VIII-VII a.C., sicuramente più decisive da un punto di vista linguistico e culturale furono le possibili migrazioni di popolazioni semitiche che attraversarono il Mar Rosso dalla penisola arabica meridionale nel periodo iniziale dell’era cristiana.
Ecco che nell’altopiano etiopico settentrionale le lingue più diffuse sono lingue semite (il tigrino e l’amarico). Oltre alla lingua, ritroviamo anche altre tradizioni ebraiche quali la circoncisione, la divisione fra animali puri ed impuri, il divieto di cogliere frutti in certi giorni sacri.

Quando i missionari cristiani arrivarono in Etiopia non riuscirono a rimuovere queste tradizioni, così il cristianesimo etiope assume caratteristiche proprie. Non recepirono i dettami del concilio di Calcedonia e utilizzano al liturgia del patriarcato di Alessandria, a cui ha sempre fatto riferimento. Il calendario liturgico fa riferimento a quello ortodosso pregregoriano, ma con riti sostanzialmente diversi.

Questo tipo di cristianesimo formò la base dell’identità etnico-culturale delle popolazioni di lingua tigrina ed amarica dell’altopiano settentrionale, che sono a tutt’oggi le etnie dominanti in Etiopia.

Nell’ottocento, con Menelik II, l’Etiopia divenne un impero ed entrò in contatto con le popolazioni delle regioni centrali, orientali e meridionali. Queste popolazioni erano di lingua cuscitica. Le etnie presenti lungo le coste erano state già largamente islamizzate, gli appartenenti all’etinia oromo si divisero nel corso dei secoli fra quelli orientali (confinanti con le zone somale), principalmente musulmani, e quelli centroccidentali, principalmente cristiani ed in parte «amharizzati».

L’islam approdò nel Corno d’Africa già nel VII secolo, dapprima sulle coste eritree, ma non penetrò significativamente nell’altopiano.

L’islamizzazione proseguì sulle coste somale dopo l’anno 1000. La Tradizione orale la fa risalire ai contatti dovuti al commercio e alle famiglie arabe o persiane che si insediarono in quei territori. Il “capostipite” dei vari Clan somali è infatti sempre un “immigrato” arabo, discendente del Profeta, il che conferisce loro una legittimità islamica.

La distinzione tra i semiti dell’altopiano e la popolazione della coste non è solo linguistica e religiosa, ma anche economica. Sull’altopiano troviamo, nel passato e fino alla colonizzazione italiana, soprattutto l’agricoltura, mentre le popolazioni della costa si dedicavano alla pastorizia nomade.

Importante è anche la diversa organizzazione politico-sociale: sull’altopiano troviamo regni centralizzati, con una struttura gerarchica di tipo feudale, mentre sulle coste, specialmente in Somalia, troviamo un sistema sociale basato sui Clan patriarcali.

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