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 Anno II n° 19 DICEMBRE 2006    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi



L’UE insorge: spam, i paesi aderenti non hanno preso provvedimenti
Lo spamming è pericoloso, ma anche il telemarketing è molto fastidioso e dannoso per i privati e per le imprese
Di Giovanni Gelmini


Lo Spam ormai ha invaso le nostre caselle e-mail con una percentuale di posta indesiderata che si avvicina troppo al 100% e come per il telefono ed il fax è una vera intrusione insopportabile nella nostra vita che crea oltre che fastidi anche danni economici. La Commissione Europea, riunita mercoledì 28 novembre, ha segnalato la sua preoccupazione per l’ormai grave situazione dello spamming in tutta Europa sollecitando interventi e cooparazione fra i diversi paesei.

Secondo una indagine della società americana Postini , il numero di messaggi di spam in tutta Internet è triplicato nel giro di qualche mese passando da 2,5 miliardi a giugno ai 7 miliardi di novembre e questo rappresenterebbe ben il 90% di tutte le mail inviate, la cosa che è interessante però è che di queste, circa l'80 percento sono opera di soloa duecento gruppi organizzati che attaccano quotidianamente i sistemi informatici di aziende e privati.
I messaggi contenenti spam hanno origine in gran parte da pochi paesi: Stati Uniti, Cina, Francia e Gran Bretagna.
La Germania è il paese che riceve più danni, valutati in 3 miliardi e mezzo di euro all’anno, a causa delle truffe legate alla posta elettronica.

Lo spamming è pericoloso per il rischio di truffe, però, rispetto a telefono e fax, l’e-mail è meno fastidiosa. Infatti, a differenza del telefono che squilla, che disturba e che quando lo alzi devi perdere tempo ad ascoltare una voce invadente e non sempre cortese che ti racconti la sua storia, a differenza del fax, che oltre a disturbare ti consuma materiale, l’e-mail è facilmente removibile e non produce danni se si tiene la casella di posta sgombra.

Però ha un grosso rischio: è interattiva e può essere usata più facilmente del telefono per truffe.

L’UE ha da tempo stabilito delle regole e proprio in questi giorni ha ribadito la sua preoccupazione per il dilagare di questo fenomeno. Vi è lo spamming “privato”, cioè di qualcuno o di una associazione che ti invade con missive non desiderate, ma sicuramente quello più fastidioso è quello commerciale. L’UE si preoccupa di quest’ultima categoria e le regole che stabilisce, malgrado siano per alcuni versi contraddittorie, possono essere considerate valide. Un particolare importante previsto da questa direttiva è che esista la possibilità di cancellarsi dalla mailing list.

Peccato che praticamente nessun governo ha preso i provvedimenti richiesti tranne Olanda e Finlandia. Qui si valuta che lo spamming si sia ridotto dall’80% al 90%. Quindi lo spamming si può combattere.

La prima cosa per combatterlo è coinvolgere i fornitori dei servizi internet. Per esempio obbligandoli inserire in automatico il comando di cancellazione dalla mailing list all’invio del messaggio. Un altra cosa necessaria è l’identificazione in modo preciso e certo dell’utente che utilizza l’accesso ad internet, in modo da poter bloccare sul nascere gli abusi. Ma per fare tutto questo è necessario “spendere” e quindi i potenti dell’IT sono poco propensi a sostenere legislazioni che limitino la loro libertà ed aggravino i costi. La normativa europea però prevede la possibilità di introdurre norme coercitive nei confronti degli Internet Service Provider.

Inoltre per far fronte a questi tipi di violazione della privacy e per prevenire i tentativi di truffa che troppo spesso si annidano nello spamming, si deve cambiare mentalità: da azione di tipo “repressivo” dei reati si deve passare ad azioni di tipo anticipato, con possibilità di azione immediata senza la “denuncia”, ma solo sulla segnalazione o il rilievo da parte dell’autorità di pericolosità del messaggio.

L’Italia aveva iniziato questa via con l’istituzione del sito web della Polizia, purtroppo proprio la possibilità di segnalare in tempo reale le situazioni a rischio è stato bloccato dopo poco e quindi l’esperienza è terminata senza che si sia potuto averne risultati. È evidente che la globalità di internet impone che azioni valide siano realizzate in tutti gli Stati che sono collegati in rete altrimenti vi saranno sempre degli spazi grigi da cui i criminali dell’informatica potranno agire.

Il problema però, da un punto di vista legislativo, credo si debba affrontare impedendo gli abusi della pubblicità in tutti i mezzi di comunicazione, quindi anche il telefono ed il fax. La legge del 2001 ha sortito ben pochi effetti, infatti, malgrado ben pochi utenti telefonici abbiano autorizzato l’uso del proprio numero per comunicazioni di marketing tutti gli apparecchi, incredibilmente anche i numeri riservati, sono invasi da telefonate inutili. Anche qui poche regole chiare potrebbero stroncare questi abusi. Per prima cosa i call-center non dovrebbero poter utilizzare il “numero riservato”, ogni abbonato dovrebbe poter scegliere di non ricevere telefonate inoltrate da numeri “riservati” e i fax dovrebbero essere bloccati in automatico, senza far squillare il telefono ed impegnare la linea se non è disponibile un apparecchio idoneo ricevente.

Un altro elemento importante per impedire l’abuso perpetrato dai call-center potrebbe essere l’obbligo di pagare i “telefonisti” in base alla presenza e nin base al “buon fine della telefonata”, rendendo così economicamente poco interessante questo sistema di pubblicità che è indegno per almeno due motivi: scarica i costi sulle parti deboli e prevarica sul ricevente il messaggio generando spesso poi contenziosi inutili.

Per superare questo occorre evidentemente una precisa volontà politica di rinnovamento delle strutture della giustizia e della polizia postale e di limitazione dei attività imprenditoriali che anziché essere un “fiore all’occhiello della nostra economia” ne sono spesso una palla al piede, causando perdite al sistema economico e sfruttando indegnamente i giovani lavoratori.



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