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 Anno II n° 19 DICEMBRE 2006    -   PRIMA PAGINA


Lo sbuffo
Da Piazza Fontana all’Itavia ed oltre, cosa si nasconde?
Depistaggi ed occultamenti, ma nessuno sapeva, nessuno ha autorizzato, nessuno... ma chi comanda in Italia allora?
Di Giovanni Gelmini


12 dicembre 1969. Un'esplosione crea uno squarcio nella sala della Banca dell’Agricoltura a Milano e uccide 16 persone.

Ricordo bene quei giorni. Tutte le sere passavo da Piazza Fontana per tornare a casa dall’Università. Ricordo lo stato d’animo di quel periodo. L’esplosione avviene in un periodo costellato da agitazioni in piazza degli studenti, con occupazione delle Università, e in un periodo di forti scioperi dei lavoratori, il famoso “autunno caldo”.
La colpa fu subito attribuita agli ambienti di estrema sinistra, più precisamentegli anarchici, sia dagli inquirenti sia dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica. Quanti processi a Valpreda si fecero prima di scoprire che lui, Pinelli, ed i suoi compagni non avevano nulla a che fare con quell’eccidio?

Dopo Piazza Fontana; seguirono altri disastri terroristici, come Piazza della Loggia, Bologna e l’Italicus, e altri non terroristici come il Caso Itavia, per finire con il molto vicino Caso Callipari. Tutti casi in cui la verità non esce, in cui vi sono “depistaggi delle indagini”. Possiamo metterci anche il Caso Moro, in cui troppi misteri restano e forse non si saprà mai esattamente come andarono le cose. Ma è possibile che su fatti così sconvolgenti, in cui vari enti, come i servizi segreti o quelli della difesa devono avere un ruolo perché gli compete, il Governo fosse sempre all’oscuro di tutto?

Il caso eclatante è proprio quello dell’Itavia, avvenuto quasi dieci anni dopo Piazza Fontana, il 27 Giugno 1980. Un aereo di linea in volo scompare e si inabissa con 81 persone senza motivo apparente; i radar non “vedono nulla”, come avviene negli omicidi di mafia, sono tutti bloccati per manutenzione, per esercitazione, ma chi vegliava sull’Italia allora in quel momento?
Mai fu opposto il “segreto di stato”, ma le prove furono occultate e, secondo la commissione parlamentare Stragi con il senatore Gualtieri come presidente, il SIOS (il servizio segreto dell’aeronautica militare) cercò di far prevalere la tesi del cedimento strutturale.

Quello è anche il periodo delle associazioni speciali “Gladio” e la P2 è il periodo in cui si affacciano i primi finanzieri d’assalto come Rovelli, Sindona, Ursini, che, con appoggi politici, agitano il mondo imprenditoriale.

In questi ultimi anni troviamo due casi gravi: l’uccisione di Calipari e il rapimento di Abu Omar. Ma questa volta la giustizia non è rimasta ferma. Se sul caso Calipari restano molti dubbi e difficilmente si potrà arrivare alla chiarezza, il Caso Abu Omar, sembra aver trovato la giusta via per un dibattito relativamente completo nelle aule di giustizia. Quello che emerge però è sconvolgente: dalle indagini appaiono vertici dei servizi segreti al soldo di “terzi” per fornire informazioni e per attività varie.

Si pone ora un quesito che riporta ai casi precedenti: se il Governo dice di non essere a conoscenza di attività dei servizi segreti italiani di appoggio nel rapimento, da chi prendevano ordini i vertici dei servizi segreti?
Questa domanda si riproporne in tutti i casi dell’eversione nera: o chi è al Governo non dice la verità o gli enti preposti alla nostra sicurezza non sono fedeli e sono al servizio altri “potenti”. Se quest’ultima ipotesi fosse vera, si dimostrerebbe che l’Italia è uno stato a sovranità limitata, una quasi colonia. Di chi poi? Lascio a voi formulare la risposta secondo il vostro pensiero.



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