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 Anno III n° 5 MAGGIO 2007    -   FATTI & OPINIONI



La legge sul “conflitto di interessi” che verrà... se verrà!

Di Giovanni Gelmini


La commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato l'art.7 del provvedimento sul "conflitto di interessi". Questo articolo prevede l'incompatibilità' tra incarichi di governo e chi e' proprietario di un patrimonio superiore ai 15 milioni di euro o di un'impresa ”che svolga la propria attività in regime di autorizzazione o concessione”.

Questo ha scatenato le ire funeste di Silvio Berlusconi che è il summit dei conflitti di interesse, praticamente qualunque decisione di un ente pubblico interferisce con le sue proprietà, ma non solo, anche le leggi sulla giustizia hanno avuto influenza sulle sue posizioni giudiziarie, al di là che fosse innocente o colpevole.
È ovvio quindi che, con la sua superpreparazione in comunicazione mediatica, abbia scatenato una campagna in cui si presenta come vittima e vittima lo è!
Ma è una ingiustizia o una necessità democratica?
Questo è il punto a cui si deve rispondere.

Che la presenza di Berlusconi in un governo sia un problema democratico è un fatto innegabile. Berlusconi è uno degli uomini più ricchi del mondo, è un rampante, a torto o a ragione è stato coinvolto in numerosissimi processi non certo edificanti per un uomo politico e molti non si sono conclusi con una assoluzione piena, ma per prescrizione o per insufficienza di prove. Però sappiamo bene che questi processi sono solo un mezzo per discreditarlo voluto dalle “toghe rosse”.

Oltre ad essere il più ricco uomo italiano è anche il possessore del più grande potere mediatico italiano. Solo questo dovrebbe impedire che sia uomo di Governo.
La democrazia moderna si basa su regole precise tra cui la principale è la suddivisione dei poteri. Non è pensabile che in una persona si accentrino i poteri finanziari, mediatici e di governo.

Giuseppe Giulietti, parlamentare Ds, su Articolo 21 dice: “il furioso attacco che Silvio Berlusconi ha scagliato contro la proposta sul conflitto di interessi in discussione in questi giorni, non è affatto un'intemperanza verbale, ma al contrario fa parte di una pluriennale strategia attuata e praticata per impedire che l'Italia possa finalmente diventare un paese Europeo anche nel settore dei media. Non a caso le stesse invettive sono state utilizzate per cannoneggiare preventivamente la pacatissima proposta presentata dal ministro Gentiloni. Sarà bene non farsi incantare da questo scontatissimo copione”.

La commissione sta lavorando e Romano Prodi ha confermato che è intenzione della maggioranza fare entrare in vigore la legge il prima possibile. “Era nel programma di governo ed è giusto che vada avanti. E' anche più blanda rispetto alle altre democrazie”.
Berlusconi si agita e si lamenta, ma credo che qualunque legge non vada bene a Berlusconi, altrimenti perché non se l’è fatta su misura come le tante altre leggi “ad personam”?

Berlusconi grida: “Mi vogliono eliminare”, ma non è vero deve solo scegliere tra fare il capitalista o il politico, ma come tutti i bambini viziati non vuol mollare nessun balocco ora nelle sue mani.

La legge del “conflitto di interessi” però non ha mai avuto iter facile, perché?
Che vada a toccare altre posizioni oltre a quelle di Berlusconi? Magari anche nella compagine di governo?
Perché, pur essendo nel programma elettorale e meno punitiva di quelle in vigore in altri paesi democratici (tra cui gli USA che per Berlusconi sono un esempio unico), vi sono reticenze e difficoltà nella maggioranza?
Mastella è uscito allo scoperto subito, ma ormai si sa che lui è nella maggioranza a “part-time”, e propone di «discutere con l’opposizione» anche il conflitto di interessi, cioè affossarlo in partenza. Se fa parte del programma deve essere realizzato dalla maggioranza, certamente in commissione si potranno recepire gli interventi migliorativi, ma non che annacquino il provvedimento.

Intanto l’elettorato aspetta, ma per quanto? La Coalizione attorno a Prodi ha ricevuto i voti per fare la legge sul conflitto di interesse che è necessaria per riportare la politica nel dibattito democratico. È attesa non solo dagli elettori di centro sinistra, ma anche da quelli di centro destra e di destra che non apprezzano la presenza di un capitalista a capo di una forza politica.



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