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 Anno III n° 5 MAGGIO 2007    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


La cultura dello “sballo”: così ci si “diverte”
“Balliamo?” “No. Sballiamo!”
Droghe, alcool, discoteche, fumo: Legalizzare o Proibire, Rieducare o Punire? Scuse dell’Indipendent e proposte del sindaco di Torino
Di Marina Minasola


Autisti di Pullman che trasportano bambini in gita. Politici di ogni coalizione, importanza ed età. Maestri. Medici e avvocati. Ragazzi. Sarà forse bisogno di evadere da una realtà che non piace, voglia di sentirsi quelli che non si è, di abbandonare la routine o di crearne una nuova. Desiderio di emulare poeti romantici o figli dei fiori o artisti rock. Voglia di perdere freni inibitori, sentirsi leggeri, liberi, senza pensieri. Voglia di farsi del male e di farlo agli altri. Trasgressione rovesciata, dato che ormai forse per trasgredire bisognerebbe ballare un lento.

Società accelerata, corre veloce trainata da caffeina ed eccitanti di vario genere, invecchia e per questo corre, cercando di ringiovanire quando è troppo tardi e di crescere quando è troppo presto.
Continui incidenti all’uscita dalle discoteche il sabato sera e non solo il sabato sera. Gente ubriaca, frastornata da luci abbaglianti e musica-rumore, pupille dilatate magari anche per l’uso di qualche pasticca, occhi sgranati e immobili dopo lo schianto.
Bisogno di stare svegli, dormire è proibito quando il giorno diventa notte e la notte giorno. Nella bolgia di locali minuscoli si fa la fila quando il superalcolico è in offerta a soli 3 euro. Ridere, solo così ci si diverte.
Altre volte si fuma una canna: quella è la chiave dell’evasione acquistata probabilmente da un evaso o da un ricercato.

Non si possono mettere sullo stesso piano cocaina, vino, o una canna, certo. Ma i morti di questa spirale che appare inarrestabile sono tutti uguali.

Da tempo non si parlava di droghe, adesso è tornato un tema caldo.
Dopo dieci anni da quando uscì l’articolo che diede inizio alla campagna per la depenalizzazione della cannabis e che portò il governo britannico a declassare la droga dalla categoria B alla C, l’“Indipendent” fa marcia indietro e chiede scusa: “lo ‘skunk’ fumato dalla maggioranza dei giovani in questo Paese non assomiglia neppure lontanamente alla tradizionale resina della cannabis tipicamente in uso fino ai primi anni Novanta. La sostanza di oggi contiene fino a 25 volte più tetraidrocannabinolo (THC). Una bomba a orologeria per la salute mentale”. “Ogni giorno arrivano nuove conferme del legame tra l'uso di cannabis e le malattie mentali. Uno studio recente dimostra che 8 persone su 10 tra quelle che hanno avuto un primo episodio di schizofrenia facevano un forte uso di questa droga. Secondo un altro studio, corrono un rischio quadruplo di ammalarsi di schizofrenia”.

In Italia il dibattito si è riacceso dopo la recentissima proposta dell’attuale sindaco di Torino Chiamparino che ha parlato di “ipocrisia della dose minima” e ha detto che “bisogna dare un segnale forte: chi si droga per sballarsi il venerdì e il sabato sera sbaglia e deve essere punito. Non con la galera ma con delle pene riparative nei confronti della società”. Lavori socialmente utili insomma previsti già oggi, benché non attuati, e su cui si è trovata concorde anche il ministro della Salute Livia Turco che ha definito lavori quali giardinaggio o pulizia delle strade come “una scelta simbolicamente più efficace del ritiro della patente. Il consumatore non è punito, ma gli si dimostra che lo Stato non considera lecito il suo comportamento”.

Ovviamente non è facile mettere tutti d’accordo per un tema tanto delicato, specie per quanto riguarda la parificazione delle droghe, criticato come un assurdo giuridico senza alcun supporto scientifico: a questo punto dovremmo vietare anche qualsiasi tipo di alcolico e chiudere le discoteche a mezzanotte.

Il problema è sempre lo stesso, ben risintetizzato dalle recenti parole dell’esponente dello Sdi Enrico Buemi: “in tutto il mondo l'azione esclusivamente repressiva non produce nessun miglioramento sostanziale, ma regala alle organizzazioni criminali che hanno fatto dello spaccio della droga una delle loro principali attività, un margine di convenienza economica altissimo. La risposta non può essere quella di un sanzionamento dei consumatori, ma una regolamentazione che porti in tempi accettabili all'emersione del fenomeno che consenta l'avvio di politiche di responsabilizzazione dei cittadini, rispetto ai danni arrecati da certi comportamenti, sapendo che sono le politiche di prevenzione quelle che danno i maggiori risultati”.

Di nuovo all’ordine del giorno quindi la legge attualmente in vigore sull’argomento, tormentone di un paio di anni fa: la Fini-Giovanardi. Attualissimo il tema dei motivi che spingono all’estraniarsi dalla realtà e che hanno portato al successo della cultura dello “Sballo”. Non credo che le regolamentazioni servano più di tanto, penso invece che il problema si risolverà quando capiremo perché nasce e quando prenderemo coscienza che “sballare” sempre e per divertirsi non è “figo”, ma soltanto stupido ed estremamente triste.



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