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 Anno III n° 5 MAGGIO 2007    -   PRIMA PAGINA


Lo sbuffo
Elezioni in Sicilia: “Senza risvolti per il centro sinistra”!
Quando ci sarà il risveglio dei riformisti e anche l’isola avrà una democrazia dell’alternanza?
Di Concetta Bonini


“La vittoria ha molti padri, la sconfitta è orfana”. Con questa frase di John Keats si può facilmente interpretare il post voto delle elezioni amministrative in Sicilia.
La terra del 61 a 0 (la proporzione con la quale Berlusconi nel 2001 conquistò la sua roccaforte in quest’isola) non si smentisce ancora.

Centrodestra schiacciasassi già a primo turno a Palermo, con la vittoria dell’uscente Diego Cammarata, ma soprattutto a Trapani e nella provincia di Ragusa, dove il sindaco Girolamo Fazio ed il presidente Franco Antoci sono stati eletti con un voto plebiscitario: oltre il 65% dei consensi. Stesso risultato incassato dai sindaci di cinque dei sei comuni ragusani coinvolti dalla tornata elettorale, mentre il sesto rientra nel novero degli undici comuni su venti in cui al ballottaggio andranno due sfidanti di centrodestra, mentre il centrosinistra ha già chiuso la partita con uno schiaffo sonoro a primo turno.

Ma sul trionfo della Casa delle Libertà che ha marciato sicura verso la conquista (in molti casi semplicemente la riconquista) di quasi tutte le poltrone in lizza c’è ben poco da commentare: il popolo siciliano ha scelto, con un ampia testimonianza di consenso spontaneo, i suoi governanti e i molti padri di questa vittoria ora rivendicano il loro merito.
Ci sarebbe piuttosto da ragionare, adesso che i numeri parlano chiaro, sulla sinistra che in questa terra ha lasciato orfana la propria sconfitta. Per Prodi, ovviamente, “il test locale delle amministrative non può essere considerato un test nazionale”.
Per il suo vice D’Alemain Sicilia non c’è alcun problema, il centrodestra ha mantenuto le posizioni che aveva già”.
Povera bocca della verità inascoltata è rimasta quella di Luciano Violante che candidamente ha ammesso che “se avessimo vinto noi lo avremmo considerato un test per il governo, ma siccome abbiamo perso consideriamo l’esito della sfida privo di risvolti sulla politica nazionale”. Straordinariamente grave il giudizio del capogruppo dell’Ulivo, nonché papabile guida del costruendo Pd Anna Finocchiaro che da figlia di questa terra ha avuto il coraggio di commentare la scelta dei siciliani affermando che “più una terra è vittima del bisogno e del degrado, più è facile che vi si operi il ricatto”.

Ecco la sinistra Ponzio Pilato che se ne lava le mani delle proprie negligenze, ecco le tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano sulle gravi colpe della propria disfatta, ecco l’Inquisizione che dei propri peccati accusa, insultandolo, il 65% di una popolazione libera che ha scelto liberamente.

Ecco perché il centrosinistra in questa terra non ha vinto, non vince e non vincerà mai, almeno finché non saprà fare una seria e coscienziosa ammissione e remissione di colpa per aver lasciato una terra intera in pasto ad una sola coalizione. E poco importa che il colore di questa coalizione sia di centrodestra o di centrosinistra: ciò che conta è che è una sola idea che non ha rivali, una sola proposta che non ha alternative, un solo potere che non ha opposizione.

Nei consigli comunali in Sicilia non c’è bisogno di attribuire il premio di maggioranza, i ballottaggi in Sicilia si fanno tra candidati interni alla stessa Casa, l’opposizione politica in Sicilia si costruisce per passatempo all’interno dei partiti di un’unica coalizione. Forse in tutto questo c’entrano poco le maldestre fantasie del centrosinistra italiano che vaneggia un proprio Partito Democratico in un paese troppo immaturo per capire le esigenze di una grande sinistra riformista, forse c’entrano poco anche gli errori, le debolezze, le mancanze, le poche ma ben confuse idee di un Premier che –come dicono i commentatori politici- ci sta regalando la dittatura di Berlusconi.

Sì, forse tutte queste cose c’entrano poco con i risultati di una consultazione amministrativa.
Ma il signor Prodi, il signor D’Alema e la signora Finocchiaro, che nelle piazze siciliane si atteggia a figlia salvata di una terra insalvabile, farebbero bene a considerare l’ipotesi di rimboccarsi le maniche per rifondare dai comuni e dalle province, da queste amministrative, da questa Sicilia imprendibile, la maturità dei propri uomini e la credibilità delle proprie proposte politiche.
Non è detto poi che si ottenga il risultato, ma quantomeno è necessario che si riapra la partita.



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