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Fogli sparsi

Partigiani, Tedeschi e Fascisti


Di Cricio

La luce che veniva del cielo era lattiginosa, quando dei colpi forti e decisi risuonarono alla porta.
Dorina si svegliò di soprassalto e impaurita, senza preoccuparsi di farsi vedere in camicia da notte, percorse il grande corridoio buio dalla sua stanza, posta a un capo, all’altro dove c’era la stanza dei padroni. Bussò e svegliò.
Il Signor Antonio, in pigiama di flanella, cose alla porta. Quando bussavano erano i tedeschi!

...

Eccoli, vestiti di nero, alti, entrano velocemente e si sparpagliano per la casa, senza fare baccano e in modo ordinato.

Un tenente comanda la squadra e quando entra nella camera da letto dei miei genitori si accorge che io dormo nella culla. Si gira verso i soldati e impone il silenzio ed il rispetto del mio sonno. Nella perquisizione scoprono i miei indumenti intimi, e forse in un momento di tenerezza pensano ai loro bambini e sorridono giocando con le mie mutandine.

Mia madre ha capito tutto, hanno sbagliato indirizzo: sono venuti da noi invece che andare da mio zio Gianni che è un partigiano di ispirazione liberale, come lo sono tutti nella famiglia di mio padre.
La casa è circondata da militari e in strada c’è perfino un’autoblindo con la mitragliatrice pronta a sparare. Mio zio deve averne combinata una grossa.

La perquisizione è molto attenta, quando entrano nello studio di zio Amedeo, fratello di mia madre che vive con noi, i soldati scattano sull’attenti e salutano il ritratto di Mussolini e del Re.
Il tenente resta perplesso, nella nostra stanza da letto ha trovato la valigia, con la biancheria sporca, di mio padre che è appena tornato da un viaggio di lavoro, nello studio dello zio ha ritrovato un plico di giornali del Partito Fascista e libri su Mussolini, ma ha degli ordini precisi: arrestare mio padre e fare una perquisizione puntigliosa e precisa. Lui è abituato ad obbedire.

Ora c’è da capire come avvisare zio Gianni superando lo sbarramento tedesco. Mia madre è una donna che sembra debole ed insicura, ma quando è il momento sa muoversi autonomamente e con grande intelligenza. Chiede al tenente di mandare Dorina in latteria per comprare il latte per me. Il Tenente è felice di farsi vedere non feroce ed acconsente.

Allora mia madre prende le tessere e raggiunge Dorina che si è rintanata nella sua camera dal letto piena di paura. A voce alta la rincuora, le impone di vestirsi che deve andare a prendere il latte per me, ma a bassa voce le dice: “vai dal signor Gianni e dì solo che a casa nostra ci sono i tedeschi”, poi corri a comprare il latte; mio zia abita vicino e la latteria è sulla strada.

Dorina è una ragazza paurosa sì, ma è abituata alla vita di montagna dove, quando è necessario, si deve recuperare tutta la freddezza per affrontare i pericoli che sempre incombono; così l’istinto di sopravvivenza ha la meglio sul terrore delle divise. Va in bagno, si lava, si veste e, con il benestare del Tenente, esce e si allontana senza far apparire la sua paura e la sua fretta di compiere l’importante missione che le è stata affidata.

...

I militari tedeschi hanno finito, non hanno trovato nulla, ma il Tenente deve arrestare mio padre e portarlo al Comando Tedesco e così fa.

Al comando mio padre viene interrogato e cerca di non essere precipitoso nelle risposte, per dare a suo fratello il tempo di bruciare tutte le carte compromettenti, ma non sa cosa ha fatto suo fratello, infatti era via, così le sue risposte sono un poco lacunose anche se risultano convincenti.
Il Comandante si è convinto e chiede: “Ma lei ha dei nemici?”
Con questo finisce l’interrogatorio, gli offre una sigaretta e lo fa riaccompagnare a casa con l’auto e con le scuse.
Intanto Dorina ha compiuto la sua missione alla perfezione. Mio zio velocemente ha acceso il camino ad ha bruciato gli ultimi volantini anti-tedeschi che aveva ancora in casa con le lettere ed i documenti compromettenti: quando i tedeschi arrivano da lui non trovano più nulla, neanche il camino caldo.

...

La guerra è finita, ma le pene no: mia zia e sua figlia sono state arrestate perché fasciste. Mio padre corre e parla con il Comandante Partigiano, chiede che non vengano fatte stupidaggini, quelle donne non hanno compiuto nulla di malvagio.
Il comandante gli dà ragione e promette che saranno liberate subito, ma mentre di mia zia dice che è una donna convita delle proprie idee, ma onesta e che non ha fatto del male a nessuno, per la ragazza ha una lingua tagliente e aggiunge che non può non farle pagare qualcosa.
Così alla sera usciranno dalla prigione sì, ma la ragazza è rapata a zero.

Argomenti:   #guerra ,        #racconto ,        #storia



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