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 Anno III n° 8 AGOSTO 2007    -   FATTI & OPINIONI


Commenti dei politici e prospettive per una legislazione futura
Il limite del rispetto
Prosciolto il medico che aveva lasciato morire Piergiorgio Welby, morto di fame Nuvoli: due destini incrociati, ma non troppo
Di Marina Minasola


Art. 32 della Costituzione Italiana:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.
La legge non può in ogni caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.


La Costituzione è semplice, lineare, chiara, precisa. Però spesso i politici non la capiscono o fingono di non capirla. Alla cronaca di questi giorni sono tornati alla ribalta vecchi personaggi di cui purtroppo non si parlava da troppo tempo, figli di una legislazione inadeguata, per non dire assente, intorno a problemi non di pochi, ma di molti. Riporto qualche nome, qualche esperienza, significativi nella loro drammaticità.

Giovanni Nuvoli, 53 anni, è morto. Alto un metro e 85 pesava solo venti chili. Aveva chiesto che fosse staccata la spina del suo respiratore, la stessa spina staccata a Piergiorgio Welby, perché era stanco di vivere e soffrire come faceva da ormai sei anni, affetto da una grave forma di sclerosi laterale amiotrofica. E’ morto avendo smesso di assumere cibo ed acqua dopo una terribile agonia. Non è stata eutanasia, gli unici farmaci somministrati sono stati sedativi e Nuvoli è morto con il respiratore attaccato. Inutile l’impegno del leader radicale Marco Pannella, inutile la raccolta di firme ed inutile il tentativo di un medico di eseguire la volontà del paziente, perché bloccato dai carabinieri. Parlando tramite il terribile ma meraviglioso strumento del sintetizzatore della voce aveva chiaramente detto: “voglio morire senza soffrire, addormentato”. Voglio staccarmi, diceva, da “quell'involucro che non riconosco più come mio corpo”.

Qualche tempo fa in Spagna una donna ricoverata in una clinica cattolica, cui il tribunale aveva concesso l’interruzione dell’areazione forzata, dovette essere trasferita all’ospedale pubblico affinchè la sentenza potesse trovare esecuzione. L’intervento di un anestetista laico non era concesso per tale scopo in quella clinica.

Piergiorgio Welby, fervente cattolico, non ha potuto avere funerali religiosi perchè troppo risoluta era stata la sua voglia di morire. I funerali di Corso Bovio, celebre avvocato milanese morto suicida recentemente, sono stati celebrati e trasmessi in diretta tv nella Chiesa consacrata della Santa Maria della Passione. Questa è la carità ecclesiastica.

Il dottor Mario Riccio, che ha aiutato Piergiorgio Welby a morire è stato prosciolto con formula piena: il gup Zaira Secchi ha dichiarato il non luogo a procedere perché il fatto per il quale l’anestetista era stato messo sotto accusa non costituisce reato.
Riccio era già stato “assolto” dall’Ordine dei Medici. Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnom), ha detto infatti che “laddove il malato e' capace e informato, è abilitato a decidere circa la sospensione della terapia cui è sottoposto; questo è cosa completamente diversa dall'eutanasia o dall'abbandono terapeutico, ma si tratta di una scelta consapevole da parte di un paziente capace di intendere” “Già la commissione medica dell'Ordine di Cremona aveva messo in relazione il comportamento di Riccio con l'osservanza del principio del rispetto della volontà del paziente, con la possibilità per quest'ultimo di appellarsi al principio di autodeterminazione per la sospensione delle terapie

Interessante quanto Riccio ha detto dopo il proscioglimento in un frammento della lunga intervista: “In questo non caso, l'eutanasia non c'è mai entrata niente. E' una manovra per fare sciacallaggio, l'aveva spiegato bene il cardinal Martini dicendo che non ci si doveva far confondere”. “Anche papa Wojtila rifiutò il respiratore. In teoria, insomma, Giovanni Paolo II poteva essere ancora vivo. Possiamo dire che nel suo caso è stata fatta una eutanasia? No. Ed allora si deve dire che anche con Welby si è riconosciuto un diritto sancito dalla Costituzione”.

Ecco l’ennesima incongruenza del Vaticano, un Vaticano che sembra non scostarsi neanche un po’ dall’intransigente posizione sostenuta in passato: "La vita è il più grande dono di Dio. Nessuno può minarla, tantomeno un giudice, un medico o un politico", bisogna "ricordare l'inviolabilità della vita", "La vita è sacra perché è dono di Dio. Tutti gli altri atteggiamenti sono conseguenziali a questa verità. Sempre". Così afferma il cardinale José Saraiva Martins.

Anche i politici hanno abbondantemente commentato la sentenza del gup: alcuni esponenti della sinistra come la radicale Emma Bonino o il ministro della salute Livia Turco o l’ex ministro della salute Veronesi hanno letto con piacere questa decisione auspicando un rapido intervento del Parlamento. La destra invece, più ancorata forse alla posizione della Chiesa, ha in generale espresso un parere fortemente negativo.

Il ministro Emma Bonino ha espresso soddisfazione per la sentenza del gup: “Non posso che prendere atto con grande piacere di questa decisione, con l'orgoglio di rivendicare come questa sia stata una battaglia radicale. E che continua ad essere una battaglia per tutti coloro che vivono situazioni simili a quella di Welby. Una battaglia di libertà e di civiltà

Allo stesso modo il ministro della Salute Livia Turco ha detto: “Ho sempre ritenuto e ritengo non accettabile l'eutanasia quale azione volontaria di interruzione della vita, mentre sono stata sempre convinta assertrice della necessità di rispettare le volontà del malato che non vuole essere curato. Ora la parola passa al legislatore che dovrà comprendere le diverse sensibilità in un quadro normativo ben definito, a garanzia del cittadino e del medico, per far sì che le volontà del malato possano essere sempre rispettate. Il testamento biologico e l'applicazione della Convenzione di Oviedo sui diritti del malato sono gli strumenti idonei già all'esame del Parlamento, sui quali mi auguro che si sia capaci di trovare la maggiore condivisione possibile trattandosi di una materia di altissimo valore che riguarda la vita e la morte di tutti i cittadini

Lo stesso invito ad accelerare il processo legislativo e colmare una lacuna normativa non più accettabile è provenuto, oltre che dalla moglie di Welby, da un’altra voce autorevolissima: l'oncologo ed ex ministro della Salute Umberto Veronesi, dopo aver fatto i “complimenti alla magistratura che ha dimostrato di essere indipendente dalla politica” e aver detto che “La sentenza di ieri è un passo avanti di straordinaria importanza di cui tutti dovranno tener conto” ha aggiunto: “Mi auguro che questa sentenza sblocchi finalmente il dibattito parlamentare sulla legge sul testamento biologico. Sappia però il Parlamento, che se anche non si arrivasse all'accordo su una legge, i cittadini potranno comportarsi come se la legge già esistesse, sapendo di essere protetti dalla Costituzione e da una magistratura che ha dimostrato di avere la forza di difenderla

Diametralmente diversi i pareri della massima parte dei componenti dell’ “ala destra” del nostro Parlamento, pareri che fanno preannunciare le future grosse difficoltà che si incontreranno per raggiungere un accordo.

La vicepresidente dei deputati di Fi, Isabella Bertolini ha dichiarato: “Il principio dell'intangibilità della vita risulta drammaticamente compromesso da questa sentenza. Il nostro dissenso non può che essere assoluto.”

Il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa afferma: “L'Udc, in coerenza con i principi cristiani continuerà la propria battaglia in Parlamento a difesa del valore della vita dall'inizio, dal suo concepimento, fino alla sua fine naturale”.

Il vice presidente dei deputati di Forza Italia Enrico La Loggia ha dichiarato invece che con il proscioglimento di Mario Riccio "si corre il rischio serio di un'ammissione, per via giudiziaria, dell'eutanasia nell'ordinamento giuridico del nostro Paese". “Occorre reagire con determinazione, sul piano legislativo, affinchè questo atto non assuma le caratteristiche di un grave ed inquietante precedente”.

Massimo Polledri, della lega ha detto invece che: “Restiamo sbigottiti per la decisione del gup, che ha ordinato il "non luogo a procedere" nei confronti di Riccio, indagato per omicidio del consenziente. Aspettiamo di leggere le carte, ma da quello che trapela la decisione è gravissima, perchè di fatto legalizza un caso di omicidio creando un precedente molto pericoloso.” “Un magistrato ha liberamente interpretato la legge, per ridare fiato alle trombe dei paladini del testamento biologico e dell'eutanasia” “il gup ha disatteso il codice penale e sancito per motivi prettamente ideologici un diritto all'eutanasia che in Italia non esiste e non è previsto nè dalla giurisprudenza nè dalla Costituzione. Inoltre il gup, inteso come singola persona, non può decidere di un caso di omicidio, che deve essere sottoposto al giudizio di un tribunale o della corte d'assise.

Opinioni antitetiche, come ovvio data la formula vaga della Costituzione. E’ tutto un problema di definizione di quali siano i “limiti imposti dal rispetto della persona umana”. A mio avviso con Nuvoli, con la donna Spagnola e con lo stesso Welby, tali limiti sono stati abbondantemente oltrepassati da media, politica e Chiesa. Credo che ciò che bisognerebbe auspicare sia una rapidità decisionale, forse utopica data la composizione della nostra attuale classe politica, per la produzione di una legge semplice ma non semplicistica. Ma una legge semplicistica si rivelerebbe assolutamente inutile se non inapplicabile, data la complessità della materia e l’enorme diversità dei casi apparentemente simili che richiedono una regolazione, anche se i casi su cui applicarla devono restare pochi: attualmente sono tre i casi “simili” a Welby-Nuvoli in Italia.

Servirebbe una legge che tuteli sì i diritti del medico, ma anche del paziente e in special modo il diritto all’autodeterminazione, essenziale nel codice deontologico di ogni seguace di Ippocrate. Occorrono norme specifiche in materia di testamentifazione attiva e passiva, sulla possibilità di optare per un testamento biologico, norme che distinguano i troppo confusi concetti di eutanasia ed interruzione dell’accanimento terapeutico.

Basta strumentalizzazioni, basta bigottismi, basta ipocrisia: adeguiamoci al resto del mondo. Il Parlamento deve trovare consenso sincero su di un tema tanto importante e che purtroppo potrebbe coinvolgere ognuno di noi; la Chiesa dovrebbe arretrare dalle sue posizioni antistoriche. Bisogna che entri in vigore anche da noi, come nel resto del mondo, una legge chiara, che eviti tuttavia che i familiari del malato possano agire contro la volontà di quest’ultimo per accaparrarsi diritti successori che un minuto dopo sarebbero loro negati. Bisogna cambiare: in un’Italia dove vivere è difficile, deve diventare meno difficile morire.



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