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 Anno III n° 8 AGOSTO 2007    -   PRIMA PAGINA


Lo sbuffo
La “matematica” è basilare, ma la scuola non la sa insegnare!

Di Giovanni Gelmini


Scusatemi se oggi faccio ragionamenti strani, sarà il caldo di agosto, sarà che la situazione della scuola mi deprime sempre più.

Fioroni ha detto “Il 44% degli studenti ammessi con debito alle classi delle superiori ha un debito proprio in matematica e si tratta di un problema che unisce in ignoranza l'Italia da Nord (44,8% degli studenti con debito) a Sud (43,2%), passando per il Centro (44,4%) e le isole (43,9%), e accomuna gli indirizzi di ogni ordine e grado, in una forchetta che va dal 51,6% dello scientifico al 41,2% dei professionali”.

Questa non è una novità, lo si sapeva ed era già stato messo in evidenza da uno studio dell’OCSE PISA - Programme for International Student Assessment.
Questo è gravissimo perché chi non sa operare con la logica, che sta alla base della matematica, è tagliato fuori da qualunque tipo di carriera e resterà un “manovale”.
La capacità di organizzare le informazioni, il metodo di renderle fruibili e la velocità, che è richiesta nelle decisioni, si basano tutte sulla logica matematica. Ma una massa enorme di studenti è lontano da queste capacità: rifiuta la logica matematica e come conseguenza i loro comportamenti risultano “illogici”.

Un’altra indagine ci dice che l’unica materia in cui i risultati per le scuole superiori sono dello stesso livello in tutta Italia, è proprio la matematica, come sottolinea anche Fioroni.
Quadri tristi quindi. Tutta l’Italia è in braghe di tela, ma perché?

Sicuramente perché mancano i docenti. Insegnare matematica non è facile e se i docenti non la sanno insegnare produrranno degli studenti handicappati in questa materia.

Ma i docenti non vengono valutati per capacità e in base ai risultati, ma per titoli; qui casca l’asino. Tutti i docenti dovrebbero essere forniti di forti capacità logiche per poter creare l’habitus mentis verso questo modo di ragionare. Ma non è così!

La scuola italiana è infarcita di pseudo-umanisti che di matematica non ci capiscono niente, e magari se ne vantano anche. Una volta chi usciva dal “classico” aveva acquisito una mente logica attraverso studi linguistici e filosofici, ma allora c’erano insegnanti veri, forgiati da esperienza e studio continuo. Oggi non è più così, non solo al classico: possiamo affermare, credo, che insegnare è un mestiere come un altro che si fa senza preoccuparsi del risultato del proprio lavoro, che si fa come si può, che si fa senza il necessario studio continuo e le necessarie valutazioni dei risultati.

Vi è poi una forte rigidità delle strutture, da quelle ministeriali a quelle di istituto; la ripartizione tra materie umanistiche e materie scientifiche è rigida, non comprendendo che tutte fanno parte del sapere.
Questa impostazione porta al fatto che, se in un corso vi sono esigenze di modifica del quadro orario per far fronte a necessità specifiche di formazione, le modifiche possono essere fatte a patto che non si tocchi il sacro “orario cattedra” degli insegnanti, che è rigidamente suddiviso tra materie umanistiche e materie scientifiche.
Quindi i diritti acquisiti dagli insegnanti di lettere e filosofia sono intoccabili, anche se le loro ore, nell’impostazione dei programmi attuali, sono eccessive rispetto alla cultura moderna.

Ma non voglio scatenare una lotta di classe tra gli insegnanti, il vero problema è che la maggior parte di loro è impreparata rispetto all’insegnamento della logica, che non appartiene solo alla matematica, ma anche alle scienze umanistiche e in primis alla la filosofia; ma a scuola non si fa filosofia, ma “storia della filosofia”, materia quasi inutile se solo fatta notizie bibliografiche e “descrizioni” delle tesi dei filosofi.

Bisogna però partire dall’inizio.
Il cervello, nei suoi metodi, si imposta nei primi anni di vita. Ecco perché la famiglia è la prima educatrice e la più importante, ma se la famiglia non è fatta da matematici, la scuola materna ed elementare può ben sopperire, a patto che abbia insegnanti capaci; troppo spesso non è così. Poca cura si è data alla preparazione dei maestri e da qui nasce la maggior parte dei “traumi psicologici” che portano al rifiuto della matematica. Questa deve essere insegnata come un gioco, un divertimento, non come insieme di regole da studiare.
Ma forse tutte le materie devono essere presentate così.
Invece i programmi scolastici non sono impostati per privilegiare la logica del ragionamento, ma il nozionismo imparato a pappagallo. Mancano le relazioni fra materie, che sono rigidamente suddivise in tanti rivoli, quando nella realtà queste suddivisioni sono dubbie o addirittura artificiali e considerate oggi dalla scienza come concetti superati. Manca una conoscenza reale dei problemi scientifici e culturali: i programmi sono un adattamento continuo a quelli fissati da Gentile, quasi un secolo fa.

Spesso, poi, i programmi sono sproporzionati o, a secondo dei casi, inferiori al possibile, perché si basano su una ideologica “parità” educativa. Questo implica una incapacità della scuola di dare basi forti, ma semplici, a chi non è dotato di grandi capacità intellettive e di mortificare chi invece è in grado di produrre eccellenze.

È il principio di base che è sbagliato, il concetto che “tutti sono eguali e possono arrivare all’università”. Ben d’accordo su tale principio se si parla di fornire le borse di studio a chi, avendo le capacità, non può mantenersi agli studi; ma non lo sono per niente se si tratta di dire che tutti devono studiare a 25-30 anni prima di andare a lavorare.

Ci sono persone che non sono in grado si reggere le esigenze di sforzo per apprendere cose complesse e allora, perché i corsi professionali regionali per il ragazzi da 14 a 16 anni, fatti essenzialmente per quelli “deboli nello studio”, devono prevedere la possibilità che questi finiscano gli studi in un liceo e poi vadano all’università?

Questa è pura demagogia e così abbiamo una scuola che non insegna, che annoia gli studenti, anche se continua a correre dietro a loro cercando di essere “simpatica”, e non forma le menti alla logica. Sono convinto che tutti possono essere formati alla logica, basta saper insegnare e avere la pazienza per correggere ed aiutare; merce rara oggi.



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