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Hanno ucciso la Barbie!


Di Natascia Zanon

Hanno ucciso la Barbie!
Chi l’ha uccisa?
Forse lo stesso spirito che l’ha creata!

La Barbi è nata come rivoluzionaria proposta della “società dell’apparenza” in sostituzione alla figura tradizionale della bambola per bambini. Basta con le bambole cicciotelle di celluloide, diamo ai nostri figli una bambola in linea con l’immagine sociale della giovane donna: filiforme, elegante, ricca, viziata, con tutto quello che si può desiderare. Le nostre figlie devono smettere di sognare il principe azzurro, devono sognare un ricco che regali loro tutto quello che si può desiderare. Ma per fare questo ci vogliono tanti soldi e per fare tanti soldi non si devono avere remore, non credere nel “giusto”, ma pensare di poter sfruttare tutto e chiunque. Questa è la base della “società dell’apparenza”: guadagnare sempre e su tutto per mostrarsi sempre più “in” e stupire tutti.

Questa è il tipo di società che ha generato la bambola più diffusa nel mondo e così non è da meravigliasi se i controlli della sicurezza non “colgono” le porcherie che i compagni di avventura cinesi propinano. E, peggio, qualcuno lo sa, ma sta zitto.
Eppure non si tratta di un prodotto da poco prezzo! Una Barbie quasi nuda costa 35€, a cui poi si aggiungono una quantità infinita di accessori, sempre a prezzi molto modici ovviamente. Un business colossale di cose costose oltre misura, ma diventate “necessarie” affinché una madre ritenga di aver fatto tutto il possibile per la sua figlia.
Ecco così i nuovi schiavi: quelli che lavorano duramente, non per mangiare, ma per comprare cose inutili che li fanno sentire “in”.
Questo è il primo aspetto della società neo-capitalistica che dagli USA ha invaso il mondo, cosa ormai ben nota e inutilmente segnalata da una gran quantità di economisti e sociologi.

Ma in questo fatto ne emerge un secondo, ancora più grave e preoccupante: il falso continuamente diffuso dalla stampa.

Da anni siamo subissati di messaggi nei TG in cui si dice che “cinese” è brutto, che è poco sicuro e quasi sicuramente dannoso per la salute, non comprate cinese.
Già e allora come è che tante importanti marche come la Mattel vanno a far fare i loro prodotti in Cina? Ma non lo sanno che i prodotti cinesi sono pericolosi?
Qui c’è qualcosa che non va. Se io compro da un vu’cumprà un orologio d’oro a 5€ so che è una porcheria, ma se lo stesso orologio lo compro da una prestigiosa marca e lo pago fior di soldi pretendo che corrisponda alla qualità decantata e pagata.

È che il problema della qualità dei prodotti cinesi è un palla: sono come molti dei nostri produttori che appena possono ti bidonano. Anche loro producono come li pagano e a secondo di quanto viene loro chiesto. Se chi ordina il prodotto vuole la qualità avrà la qualità. Infatti, come da noi ci sono imprese che sanno lavorare nella qualità e imprese che producono malamente. Infatti spesso si è anche sentito dire dai finanzieri: “i prodotti sequestrati sono di altissima qualità, difficilmente distinguibili dagli originali”. Poi quei prodotti vengono magari venduti per “buoni” in lussuosi e prestigiosi negozi, con una doppia fregatura, una per l’acquirente che viene imbrogliato e l’altra per lo stato perché questi sono sicuramente prodotti venduti esentasse!

Ancora due domande retoriche per finire.
Ma a cosa serve il marchio CE se non ha controlli reali?
A cosa serve la tanto osannata “certificazione di qualità”, inventata dall’Esercito statunitense e che frutta una sacco di dollaroni a consulenti di tutto il modo e così mette in difficoltà inutilmente le piccole aziende? Il caso “Barbie” dovrebbe far seriamente riflettere sulle modalità di controllo e sull’inutilità delle tante certificazioni costose e vessatorie, inutili nel modo in cui vengono attuate nella realtà odierna.

Argomenti:   #barbie ,        #cina ,        #concorrenza ,        #cultura ,        #imbrolgio ,        #inquinamento ,        #qualità ,        #simbolo ,        #società ,        #tossico ,        #ue



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