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Anno III n° 10 OTTOBRE 2007 - IL MONDO - cronaca dei nostri tempi Un caso che non è solo di Modica |
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Uno sprovveduto turista giunge a Cava Ispica... inizia così l’articolo di Concetta Bonini che ho trovato su “La pagina” del 29 settembre 2007. Ricordo quei posti stupendi. Cava Ispica poi è un favoloso canyon che da Modica porta a Ispica, da cui trae il nome. Ricco di vegetazione, ma ricco anche il paesaggio e di tante testimonianze di millenni di attività umane, una occasione per chi vuole fare escursionismo e conoscere cose del passato, ma... vediamo cosa dice l’articolo, ho dei ricordi scioccanti di come fosse l’accesso a quei posti che poi che hanno suscitato il mio entusiasmo.
L’articolo inizia mettendo in rilievo la disorganizzazione turistica: il famoso turista ora infatti si avvicina al gabbiotto dei custodi per pagare il biglietto e chiede se è prevista ma visita guidata, ma che visita guidata? Non c’è neanche una guida cartacea, infatti al custode è rimasto solo un foglio A4, pomposamente chiamato “brochure”, e cortesemente, come sono sempre gli abitati della Sicilia Iblea, ne farà una fotocopia precisando “a spese sue”. A suo tempo di questo disservizio non me ne sono accorto perché tutto era stato organizzato perfettamente procurandosi un amico che ha fatto da guida, una guida veramente preparata, come dovrebbero sempre esserci.
L'articolo prosegue parlando dei sentieri cancellati dalle erbacce e dell'impossibilità di visitare la chiesa di San Pancrati, chiesetta di origine bizantina che oggi si presenta come un cumulo di ruderi, ma in cui, se riuscite a distinguerla tra la vegetazione lussureggiante di cui è circondata, potete trovarvi interessanti tracce della storia del posto. Proseguendo a leggere l’articolo, riconosco i posti visti e mi rendo conto che nulla è cambiato nei due anni passati, la difficoltà arrivare alla Grotta della Signora, per la vicinanza di abitazioni che di fatto ne bloccano l’accesso, esiste ancora e le grotte sono sporche, piene di melma e rifiuti.
I rifiuti rendono difficile l’accesso alla interessantissima “Grotta del Principe”, un gioiello archeologico, nota anche come Grotta a finti pilastri”. Vi è anche un ponte, il ponte di Baravitalla, una costruzione “implosa” e quindi non percorribile, così è nelle foto del servizio come nelle mie; lì è così da anni, forse in attesa che crolli definitivamente.
Se poi a questo punto uno avesse bisogno dei servizi igienici eccoli lì pronti che vi aspettano, già... perfettamente inagibili e invasi, tanto per cambiare, dalle erbacce. Eppure di cose belle e interessanti ce ne sono tante a Cava Ispica, come tanti altri posti della Sicilia e più in generale dell’Italia, abbandonate alla incultura dei politici. Queste ricchezze potrebbero soddisfare l’interesse di turisti di tutto il mondo e, con servizi adeguati, essere una gran fonte di occupazione e di reddito. Potrebbero essere utili per creare quindi una economia vigorosa in terre che tanto hanno bisogno ma tanto hanno da dare. Invece da mezzo secolo nella Sicilia Iblea, come ovunque, si spinge l’industria inquinante, si litiga per i pozzi di petrolio, per autostrade, e aeroporti, utili queste solo se danno alla popolazione un ritorno non solo economico, ma anche in qualità della vita e minore inquinamento. Ricordando il piccolo ponte imploso mi sovviene la pazza idea di realizzare il “Ponte sullo Stretto” quando poi tutto il resto che è assolutamente carente e quindi non in grado di rendere in positivo quell’enorme investimento. Prima di scrivere ho chiesto a Concetta Bonini se era cambiato qualcosa da quando l’articolo è stato pubblicato, mi ha risposto che si, dopo il suo articolo le cose erano cambiate: sì... avevano tagliato le erbacce. Ma quelle ricrescono subito e allora tra poco saremo di nuovo alla situazione precedente. Per saperne di più http://www.guideiacono.it/collana/cavaispica.htm Su Spaziodi Magazine anno iI° N° 8 del 13 Ottobre 2005 Vivere a Cava Ispica di Concetta Bonini Tutte le foto sono state fatte il 28 marzo 2005 e non sono quelle del servizio fotografico pubblicato ne “La Pagina” del 29 settembre 2007
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