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 Anno III n° 11 NOVEMBRE 2007    -   TERZA PAGINA



La scuola impossibile
Riflessioni sull’esperienza di insegnamento in una classe
Di Cricio


Colloquio in una classe di prima superiore

- Scrivi un numero con tre decimali
- 123
- Ma questo è un numero con tre decimali?
... silenzio...
- Qualcuno di voi sa scrivere un numero con tre decimali?
... silenzio...
- Ma sapete cosa sono i “decimali”?
- No, professore...
- Qualcuno lo sa?
... silenzio...

Questa è la classe a cui, secondo l’accordo Stato-Regione Lombardia, dovrei insegnare tante cose tra cui le seguenti:
- Movimenti e forze: cinematica, statica e dinamica
- L’energia e le sue trasformazioni: energia meccanica, energia elettrica, energia termica, energia chimica
- Energia e materia: onde radio e luminose, onde sonore e sismiche
- Struttura chimica della materia; legami chimici
- Elementi chimici e tavola periodica; metalli e non metalli
- Composti chimici (ossidi e anidridi, acidi e basi, sali)
- Reazioni chimiche
- Acidità e basicità, il PH - Soluzioni: solvente e soluto, diluizioni, concentrazione
- Chimica del carbonio e principali composti organici (per esempio, zuccheri, idrocarburi, proteine)
- Reazioni enzimatiche
- Cellule: struttura e funzioni; DNA

Per di più questi ragazzi non sono abituati a lavorare a casa. Per loro, quando si impegnano, studiare è imparare a memoria per la verifica e poi... dimenticare tutto. Per loro non c’è legame tra le nozioni e la conoscenza.
Ecco perché odiano le interrogazioni; per loro l’optimum è un test a cui, con un po’ di fortuna e qualche soffiata, si riesce a rispondere in modo giusto. Nell’interrogazione invece si mostra la capacità di ragionare e di collegare le nozioni, cosa che loro non sanno fare.

Queste difficoltà potrebbero essere legate al tipo di istituto (professionale) che raccoglie sicuramente gli alunni che hanno risultati più bassi della attuale Scuola Media, ma non è così, queste difficoltà, seppure in forma meno eclatante, le ho ritrovate dal 2004 anche negli allievi degli ultimi anni all’Università.

Esattamente le stesse problematiche: incapacità di collegare le nozioni, studiare per l’esame senza cercare di capire, poca propensione all’interrogazione orale, innamoramento dei test e più in generale degli esami scritti.

È chiaro a questo punto che la Scuola Media è incapace di insegnare un metodo di studio, di verificare le conoscenze acquisite e le relative abilità, il risultato del sistema dei debiti formativi senza lo stop all’ammissione all’anno successivo.

Così i ragazzi terminano gli studi di qualunque livello impreparati e così per entrare nel modo del lavoro devono fare un lungo tirocinio. Non possiamo certo addossare la colpa a loro in modo esclusivo, la colpa principale è dei loro insegnanti e, perché no, delle famiglie che li coprono quando non studiano e che vogliono la promozione a tutti i costi, che vogliono andare d’estate liberamente in vacanza.

Insegnanti e genitori producono quindi una classe di giovani molto deficienti nella capacità di ragionare, superficiali e viziati. Quasi incapaci di qualunque sforzo intellettuale.
Per fortuna le eccezioni ci sono, ma sono troppo poche per una società che pretende molto.



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