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 Anno III n° 11 NOVEMBRE 2007    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi



In pochi anni la Fiat ha cambiato faccia

Di Giacomo Nigro


Oggi FIAT vuol dire Marchionne e Montezemolo: ma da dove arriva questa coppia? Vediamo, All’inizio del 2004, quindi a poco più di un anno di distanza dalla sua crisi più grave, quella del 2003, e a pochi giorni dalla morte di Umberto, la Fiat e l'impero degli Agnelli si confrontò con le dimissioni dell'amministratore delegato della Fiat Giuseppe Morchio e in concomitanza con la nomina di Luca di Montezemolo alla guida suprema.

Si capì che quest’ultimo aveva sconfitto la tesi Morchio “questa è una nave che stava affondando e che si trova ancora dentro la tempesta. Purtroppo, è morto il capitano (Umberto Agnelli), in queste condizioni non ha senso andare a cercare un altro capitano, conviene promuovere il secondo ufficiale e sperare che la tempesta passi”. La famiglia non era d’accordo, scelse un nuovo capitano.

Il declino della Fiat era la conseguenza di tre patologie: l'intreccio fra i vizi del capitalismo familiare, quelli del capitalismo di Stato, e quelli di un sistema bancocentrico. Spesso le crisi cicliche furono utilizzate anche per mettere a segno ristrutturazioni degli organigrammi aziendali a tutti i livelli mentre nel frattempo si rendevano pubbliche le perdite.

Proprio mentre la crisi mondiale dell'automobile richiedeva investimenti imponenti, loro si rivolgevano altrove. Fenomeni di diversificazione che hanno contagiato molti grandi gruppi italiani. Il capitalismo familiare con i suoi patti di sindacato e la sua opacità ritarda l'assunzione di responsabilità, cercava di sfuggire alla crisi correndo sotto l'ombrello protettivo dello Stato e delle banche. Un capitalismo senza capitali, un classe dirigente in declino e uno Stato indebitato hanno congiurato a impedire lo sviluppo e far quasi scomparire l'Italia industriale.

La decisione di puntare su Montezemolo si spiega con diversi motivi. Il principale rimane quello di voler avere alla testa della Fiat (dove ci stanno le auto e i problemi relativi) una persona "di famiglia", di fiducia. E Montezemolo è stato per tutta la vita il miglior amico di Gianni e di Umberto, al punto da essere considerato, nella famiglia torinese, una sorta di terzo fratello. Nessuno, quindi, poteva essere più indicato.

Ma nella scelta di Montezemolo c'erano anche altri motivi, più oggettivi. La famiglia sapeva benissimo che la Fiat, per uscire dalla bufera, aveva bisogno di un buon piano industriale e di un buon amministratore delegato. Ma serviva, soprattutto, qualcuno capace di far crescere intorno alla Fiat un clima di simpatia e di amicizia con le banche, il governo, i politici e con i sindacati. E Luca sembrò l'uomo giusto. D'altra parte le sue doti di simpatia e di diplomazia erano già notevoli.

A giugno arrivò Sergio Marchionne, nuovo amministratore delegato di Fiat che, nominato dal primo cda presieduto da Luca Cordero di Montezemolo, non perse tempo e rassicurò il mercato: "Credo nella squadra di Fiat e sono sicuro che riuscirà a tornare ai livelli eccellenti che gli competono. Ci sono dei problemi - dichiarò Marchionne -, ci aspetta un lavoro duro, ma sono fiducioso sul futuro". "Sul concetto di squadra ho vissuto tutta la mia vita. E' la base su cui creerò la nuova organizzazione. - aggiunse - Prometto che lavorerò duro, senza polemiche e interessi politici".

In effetti la scelta di Marchionne piacque al mercato perché avvenuta in tempi molto rapidi e soprattutto perché Marchionne sedeva nel Cda di Fiat da oltre 1 anno e quindi conosceva già la realtà Fiat dall'interno, riducendone i tempi di inserimento, allo stesso tempo quella nomina evitò l'ingresso di personaggi che avrebbero potuto non conciliarsi con una figura importante come quella di Montezemolo.

Marchionne, classe 1952, nato a Chieti, emigrò in Canada da bambino e si è laureò in legge a Toronto. Il Canada è stato il paese in cui il manager ha fatto anche le prime esperienze professionali. Poi si spostò in Europa in particolare in Svizzera dove ebbe varie esperienze professionali nel top management industriale. Egli, ha creduto nelle competenze che derivano dall’esperienza, emarginando i giovani rampanti che parevano aver preso il sopravvento.

Il successo della coppia è evidente e a tutti noto la Fiat è tornata a dominare il mercato nazionale ed è tornata competitiva in campo internazionale dove ha stretto accordi importanti come quello con l’indiana Tata e potrebbe puntare alla Russia.

Proprio riguardo alle alleanze siglate dalla Fiat, il presidente del gruppo, Luca Cordero di Montezemolo, ha ribadito che “non c'è alcun limite geografico” per i futuri partner. “Ciò che è importante e che abbiamo dimostrato - ha aggiunto Montezemolo - è che non ci sono limiti geografici, ma siamo proiettati verso la globalizzazione". Intanto, Fiat come altri costruttori europei hanno avviato azioni legali per difendersi dai cloni cinesi.

Montezemolo e Marchionne sostengono che la Fiat può crescere ancora, ma il paese deve cambiare. E’ difficile giocare una partita in un mercato che non conosce il concetto dell'etica. Se non ci saranno le condizioni per giocarla, se ci saranno dei blocchi politici, finanziari o economici, la Fiat sposterà la sua partita da qualche altra parte. Concetti forti e inequivocabili di chi non perde occasione pubblica per pungolare la politica italiana a smettere di essere improduttiva ed autoreferenziale.

Insomma pare che i lunghi anni di apprendistato passati alla guida della Ferrari e all’ombra dell’Avvocato abbiamo forgiato un capitano d’industria di prim’ordine che ha la forza di spingersi in campo politico come già aveva fatto il fondatore della grande azienda torinese il Senatore Agnelli con cui faceva i conti Benito Mussolini.



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