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 Anno III n° 11 NOVEMBRE 2007    -   FATTI & OPINIONI



Draghi e Montezemolo mettono il dito nella piaga
Il problema italiano non è dato solo da salari bassi e bassa produttività; è la classe politica che è incapace di governare
Di Giovanni Gelmini


La spesa pro capite per consumi è oggi più che raddoppiata rispetto al 1970. La sua crescita si è però fermata negli ultimi sei anni, dopo essere stata pari in media all’1,7 per cento nel corso degli anni Novanta (Fig. 1). Dal 1990 la dinamica dei consumi è stata comunque assai più sostenuta di quella del reddito disponibile, il cui valore pro capite è rimasto sostanzialmente stazionario per tutto il periodo.

Inizia così la lezione tenuta da Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia, all’Università degli Studi di Torino il 26 Ottobre 2007.

Il fenomeno descritto è noto ed è questo che da origine alla recessione strisciante e all’indebitamento delle famiglie, cioè a quel disagio che noi tutti sentiamo.

Draghi sviluppa un'analisi complessa dei mutamenti della società italiana, segnala come l’aumento degli anziani e la diminuzione dei bambini nati è un fenomeno legato anche all'insicurezza sul futuro e questo da decenni la pervade. Il lavoro è aumentato se visto come dati di occupazione, ma i redditi salariali sono notevolmente più bassi e quindi questo non porta ad un effettivo incremento dei redditi delle famiglie.

Il Governatore della Banca d’Italia afferma quindi: “Occorre che il reddito torni a crescere in modo stabile. La produttività è la variabile chiave. Il recente aumento dell’occupazione si è associato a una minore produttività del lavoro: è diminuito il ritmo di crescita dell’intensità di capitale, sono divenute profittevoli occupazioni a basso valore aggiunto. È mancato il sostegno della crescita della produttività totale dei fattori.- e poi - La politica economica può aiutare il rilancio della produttività e della crescita”.

I punti per Draghi sono:

    · Una coraggiosa riforma del sistema d’istruzione.
    · Nel mercato del lavoro vanno individuati gli strumenti per ripartire più equamente i costi derivanti dalla maggiore flessibilità.
    · Un innalzamento dell’età effettiva di pensionamento.
    · Incentivare l’accantonamento di ricchezza a fini precauzionali.

Questo è in sintesi quanto ha detto Draghi e che la stampa ha ridotto a poche parole del tipo “In Italia i salari sono troppo bassi rispetto agli altri paesi dell'Ue” e così si perde in gran parte il senso di un'approfondita analisi dei nostri mali.

Le risposte dei sindacati sono ovvie, da sempre dicono che si devono aumentare i salari, ma la posizione di Montezemolo, presidente di Confindustria, è più articolata e prosegue quando detto da Draghi ed afferma “Questo governo non è in grado neanche di tagliare le cravatte di due centimetri. Non è in grado di tagliare nulla. Non c'è coesione. Ma abbiamo bisogno che il governo governi, che prenda delle decisioni, qualsiasi esse siano. Il paese non è governato. Da 12 anni è impossibile prendere decisioni di fondo".
Montezemolo quindi ha l’identica posizione di Draghi, nell’ultimo ventennio la situazione dell’Italia è peggiorata, nella logica di un “Presidente di Confindustria” è la sua affermazione: “Senza un aumento della produttività non si possono migliorare le buste paga dei lavoratori- e prosegue - Se le retribuzioni italiane sono inferiori a quelle francesi, tedesche e inglesi è perchè anche la produttività italiana è minore - e poi -Non sono contento di un Paese che vede il suo futuro di laedership con Brambilla o Grillo. Non mi piace. Non ci sta bene... Abbiamo il diritto di chiedere una politica forte, autorevole, una classe dirigente che sia in grado di pensare al futuro del paese e non solo alle elezioni del prossimo mese, come se fosse il modo di risolvere i problemi”.

La risposta è sotto i nostri occhi la produttività è troppo bassa perché le infrastrutture come ferrovie, strade, telecomunicazione, sono in ritardo costose e inefficienti, la ricerca in Italia è scarsa e poco efficiente per le imprese, la cultura imprenditoriale è bassa e quella finanziaria addirittura negativa, orientata com'è all’impossessamento di risorse monetarie per giochi d’azzardo ed infine non dimentichiamo che la politica e la spesa pubblica mangiano un fetta molto alta del reddito nazionale, una quota molto più alta di quanto non avvenga negli altri paesi europei.

E così si arriva al nodo: la politica non è più in grado di gestire una Stato. Il balletto delle forze di governo e di opposizione è esemplare di questa incapacità; parlano solo di spartizione del potere, non di come realizzare le cose importanti di cui ha bisogno il paese: le riforme, cioè quelle istituzionali, della scuola, e della pubblica amministrazione.

È vero, è da 12 anni che nessuno è più in grado di governare, ma è anche vero che questa situazione è la diretta conseguenza della politica svolta nei venti anni precedenti dalla classe politica guidata da quello che qualcuno continua a voler indicare come grande statista: Bettino Craxi.
La classe politica di oggi è ancora guidata purtroppo dagli uomini che hanno sostenuto quel modello politico e fino a quando questi potranno inquinare la politica questa non potrà produrre nulla di buono.



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