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 Anno IV n° 9 SETTEMBRE 2008    -   LENTE DI INGRADIMENTO



L’ Europa e il conflitto georgiano
I ruoli della Ue dopo la crisi nel Caucaso
Di Giacomo Nigro


In relazione alla situazione georgiana, nel documento del Consiglio straordinario Affari generali dell’U.E si sottolinea che "una soluzione pacifica e durevole dei conflitti in Georgia deve fondarsi sul pieno rispetto dei principi d'indipendenza, sovranità e integrità territoriale riconosciuti dal diritto internazionale e dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu".

Per i capi della diplomazia europea, "l'UE deve essere pronta ad impegnarsi, anche sul terreno, per sostenere tutti gli sforzi, fra cui quelli dell'Onu e dell'Osce, in vista di una soluzione pacifica e durevole dei conflitti in Georgia". A tal fine, invitano Javier Solana - Segretario Generale del Consiglio, Alto Rappresentante per la PESC - e la Commissione europea a preparare delle proposte.

Secondo le Conclusioni, "il rafforzamento rapido dei mezzi d'osservazione dell'Osce sul terreno è cruciale", e "l'Unione agirà in questo senso all'Osce", mentre "invita con forza le parti a non ostacolare l'attività degli osservatori".

Infine, il documento sottolinea l'emergenza umanitaria e "la volontà dell'Unione di fornire l'aiuto indispensabile alle popolazioni". "E' essenziale - afferma - che tutte le parti s'impegnino a rispettare il diritto internazionale umanitario e a facilitare l'assistenza umanitaria per tutte le popolazioni coinvolte, senza discriminazioni.”

Questo si legge nelle conclusioni del Consiglio straordinario Affari generali - Relazioni esterne (CAGRE) dedicato alla situazione in Georgia, convocato a ridosso dei fatti nell’agosto scorso. Il Consiglio, presieduto da Bernard Kouchner, ministro francese degli Affari esteri ed europei, si augurava che venisse accolto l'accordo presentato dal presidente francese Nicolas Sarkozy e sottoscritto dalle parti "sulla base degli sforzi di mediazione intrapresi dall'Unione", esortando inoltre Russia e Georgia a "rispettare l'insieme degli impegni" assunti nel piano, "a cominciare da un cessate-il-fuoco effettivo"

Intanto i ministri degli Esteri dei Ventisette danno il via libera alla missione di polizia dell’Ue in Georgia. Nel corso della loro riunione mensile a Bruxelles, i capi delle diplomazie dell’Ue hanno approvato l’invio dei 200 osservatori della Eumm (European union monitoring mission) che dovranno vigilare sulle province secessioniste dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia e verificare l’attuazione del piano di pace tra Mosca e Tbilisi.

L’Europa si sta ritagliando quindi un ruolo da carabiniere che, tutto sommato, ne deprime la potenza mentre arranca nel cercare un ruolo di preminenza mondiale che ha irrimediabilmente perso e che non riconquisterà certamente inseguendo l’allargamento dei suoi confini. L’aver abbandonato l’antico alveo dei 12 per estendersi verso est poteva sembrare un naturale seguito alla “caduta del muro”, ma non sta dando i frutti sperati. Antichi particolarismi si sono acuiti e ne stanno frenando la costruzione, la sola moneta unica non può bastare a fare nazione, occorrono un solo governo, un solo esercito un solo capo. Occorrono insomma gli Stati Uniti d’Europa per poter pretendere ruoli di leadership mondiale, che possano riservare possibilità d’approvvigionamento energetico tranquillo, in concorrenza col gigante americano e le nascenti potenzialità di Cindia.

A tal proposito un tentativo di revisione della politica espansionistica verso l’est è stato posto in atto rivolgendo lo sguardo a sud, naturalmente ciò ha determinato il malcontento degli Stati dell’Europa orientale dopo che, negli ultimi dieci anni, l’Unione Europea ha guardato quasi esclusivamente a est. I membri che vengono dal Patto di Varsavia fanno fatica a digerirlo ed hanno chiesto a Bruxelles l’apertura del processo di adesione dell’Ucraina, ma la vicenda caucasica di agosto ha evidenziato definitivamente la scarsa capacità europea di recitare un ruolo determinante sulla scena mondiale su cui è tornata la Russia di Putin e Medvedev.

D’altro canto Lucio Caracciolo scrive: “con gli europei a fingersi uniti sotto le bandiere della Nato, converrà forse ricordare che cosa sia davvero accaduto a Yalta”.Fare un passo indietro è sempre utile per fare previsioni sul futuro.



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