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 Anno V n° 5 MAGGIO 2009    -   TERZA PAGINA



Piantami storie

Di Adriana Libretti



Forse ho trovato il motivo per cui i bugiardi m’incantano. Ho bisogno di storie.
Come se non ne avessi udite abbastanza durante l’infanzia; come se ogni storia, ogni volta, fosse intessuta con il filo prezioso della voce di mia madre. Quella voce mi manca.
L’ho cercata invano nei cassetti, tra i vecchi nastri registrati della segreteria telefonica che non possiedo più da anni.
Però adesso non voglio scivolare in un sorta di patetico autobiografismo, sto solo cercando di capire com’è possibile che a me piacciano tanto le menzogne.

A questo punto, magari penserete: “Non si tratta di panzane qualsiasi se c’è di mezzo l’invenzione”. Non è vero! Una bugia è sempre inventata. Apprezzo chi riesce in un attimo a costruire trame, colpi di scena, ambigui e misteriosi dialoghi. Abbocco facilmente, sto ad ascoltare rapita chi dedica del tempo a raccontarmi fatti, meglio se improbabili, che a lungo mi rimangono impressi, mi stimolano e sanno generare altre storie, per germinazione. E allora oggi mi sono imposta una riflessione: è una devianza subire il fascino della menzogna?

Tutti mentiamo. Per nascondere verità scomode, non ferire, irretire. E se per essere sinceri ci vuole coraggio, ce ne vuole anche per mentire, giusto?
“Non c’è uomo che alla fine di una giornata non abbia mentito, a ragione”, scrive Borges.
La bugia in fondo è socializzante, mette più in relazione le persone tra loro della verità. Chi mente deve interpretare l’altro, saperne cogliere le aspettative, i desideri; deve essere capace d’immedesimarsi; la verità può fare anche a meno di questo. E poi, da dove arriva tanta parte della cultura umana? Quanto hanno prodotto i miti, le fiabe?
Esistono di sicuro odiose menzogne; oggigiorno mi pare siano, tra le molte, quelle che tendono a creare in noi dipendenze fittizie, inducendoci a consumare merce di cui non abbiamo alcuna necessità, o peggio, menzogne che riducono in schiavitù, distorcono la realtà per mietere consenso, che fanno leva sulla meschinità dell’animo umano per fomentare razzismi, violenze, etc.
Queste bugie sono spaventose: non fanno crescere, ma regredire. Spesso, purtroppo, hanno un impatto enorme. Di esse, io ne farei volentieri a meno.

Eppure ho ancora fame di storie, storie fasulle. Basta sapere che lo sono, mi dico. Basta riuscire a distinguere realtà e fantasia, imparare a prendere le misure, il che non è poi così facile, soprattutto di questi tempi, dominati dallo sconfinato impero dell’immagine avulsa dal contesto e della cosiddetta “Realtà virtuale”.
La fascinazione, tuttavia, comporta sempre dei rischi. O no?
Certo, l’inganno può produrre malintesi, dolore. Ma l’amore non fa forse soffrire?
Smetto subito, comunque, di filosofeggiare: non ne ho gli strumenti. Del resto, di trattati sulla menzogna ne sono stati scritti parecchi, e da pensatori esimi.

Sto parlando per me, basta.

Piantatemi storie, per favore, ne ho un disperato bisogno.
Le voglio coltivare.
Il poeta di strada Ivan scrive a caratteri cubitali, sui muri grigi di Milano: “Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo”.
E’ solo una metafora?…No! Questa è una splendida bugia!
Seminiamo il cielo, dunque.
Consapevolmente, fantasiosamente, mentiamo.


L'immagine "Il suonatore azzurro" è di Angelo Ruta



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