REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8
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 Anno V n° 6 GIUGNO 2009    -   FATTI & OPINIONI


Dallo stenografico della Camera dei Deputati
Fabrizio Cicchitto - (PDL) -Dichiarazione di voto
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche



Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli onorevoli Contento, Brigandì e poco fa Luciano Dussin hanno già chiarito che qui non si tratta di un provvedimento che smantella le difese, ma di un provvedimento volto ad evitare gli abusi. Aggiungo anche che noi abbiamo discusso a lungo in Commissione ; infatti questo provvedimento è stato aggiornato in Commissione, ha preso atto di richieste che provenivano dalla opposizione e, quindi, è un provvedimento che arriva in Aula alla Camera avendo già avuto un periodo di approfondimento e di riflessione.
A proposito della polemica sulla richiesta di fiducia, se chiedere la fiducia significa mettersi fuori dall'ordinamento, allora il Governo Prodi è stato per ventisette volte fuori dall'ordinamento perché ha chiesto la fiducia quattordici volte alla Camera e tredici volte al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Nella realtà noi dobbiamo fare i conti con una situazione molto grave, quella di un'alterazione del funzionamento del sistema giudiziario. Non a caso noi abbiamo dovuto fare il cosiddetto lodo Alfano e adesso questa sulle intercettazioni. Da un lato, vi è stato un settore della magistratura che ha realizzato un uso politico della giustizia, mettendo in crisi alla radice la divisione dei poteri e lo Stato di diritto. Dall'altro lato, è avvenuto che in Italia vi è stato un uso incredibile delle intercettazioni superando cifre che riguardano tutto il resto dell'Europa, con la frequente pubblicazione sui giornali di ispezioni di esse che servivano ad infangare anche persone estranee al dibattimento, a pubblicare frasi senza contesto e a distruggere la vita personale delle persone; oppure, a realizzare quella che il procuratore Borrelli chiamò «la sentenza anticipata», ovvero quella che si realizza sparando addosso ad una persona un avviso di garanzia, qualche intercettazione e qualche articolo sui giornali e poi magari questa persona, qualche anno dopo, viene assolta nell'indifferenza più generale.
Che noi oggi ci troviamo di fronte ad una crisi di sistema per quello che riguarda la giustizia e il funzionamento del CSM non lo affermiamo noi, ma lo ha affermato pochi giorni fa in un bellissimo intervento davanti al CSM il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Egli ha detto che tra i maggiori motivi di preoccupazione vi è quello della crisi di fiducia insorta nel Paese per effetto di un funzionamento gravemente insoddisfacente nel suo complesso dell'amministrazione della giustizia e per effetto anche dell'incrinarsi dell'immagine e del prestigio della magistratura, e non si può negare che tra i due fattori vi siano relazioni non superficiali.
Aggiungeva il Presidente: tuttavia la magistratura non può non interrogarsi su sue corresponsabilità dinanzi al prodursi o all'aggravarsi delle insufficienze del sistema giustizia e anche su sue più specifiche responsabilità nel radicarsi di tensioni e opacità sul piano dei complessivi equilibri istituzionali. Tanto meno non può non interrogarsi su quanto abbiano potuto o possano nuocere alla sua credibilità tensioni ricorrenti all'interno della stessa istituzione magistratura. Aggiungeva, inoltre: tra i punti più delicati, nell'interesse della riaffermazione dello stesso ruolo del Consiglio superiore della magistratura, c'è quello del rigore e della misura, dell'obiettività e dell'imparzialità, con cui il Consiglio deve esercitare le sue funzioni, senza farsi, tra l'altro, condizionare, nelle sue scelte, da logiche di appartenenza correntizia.
Questa preoccupazione non proviene soltanto dalle nostre file. In un periodo diverso, nel quale comparivano intercettazioni che riguardavano esponenti della sinistra, vi sono state dichiarazioni su cui questo Parlamento deve riflettere. L'onorevole Fassino, nel 2005, dichiarò: è una materia molto delicata, poiché le intercettazioni sono uno strumento prezioso per la giustizia - penso all'esperienza della lotta alla criminalità organizzata e non solo - tuttavia proprio la delicatezza della materia impone il massimo rispetto dei cittadini e della loro privacy. Credo che tutti debbano riflettere sull'allarme lanciato dal presidente dell'Authority sulla privacy, quando ha ricordato che in Italia, nel 2004 (poi le cifre sono aumentate), sono state autorizzate dalla magistratura ottantamila intercettazioni contro le venticinquemila autorizzate in Germania. È vero che da noi ci sono la mafia e la 'ndrangheta, ma io vorrei - è sempre l'onorevole Fassino che scrive - essere sicuro che la differenza tra ottanta e venticinque sia tutta attribuibile alla lotta alle cosche mafiose. Non ho la certezza che sia così e quindi penso che una normativa più adeguata sia necessaria.
Nello stesso periodo, l'onorevole Giuliano Amato, Ministro, affermava: è una follia tutta italiana che qualunque cosa venga detta al telefono, se tocca incidentalmente un processo, esca, quale che sia la sua rilevanza. È chiaro che il sistema non funziona: non è possibile che dalle sedi giudiziarie esca tutta questa roba. Non abbiamo trovato ancora il modo di affrontare il problema.
Ebbene, noi il modo lo abbiamo trovato, lo affrontiamo perché non siamo né prigionieri o subalterni alla cultura delle manette dell'onorevole Di Pietro, né abbiamo al nostro interno un partito dei giudici. Lo affrontiamo con equilibrio, con l'equilibrio che c'è in questo provvedimento. L'onorevole Donadi ha detto solo una serie di bugie, le ha dette al Parlamento e all'opinione pubblica, perché non è affatto vero che si abbassa la guardia nei confronti della criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Rimane intatta tutta la parte che riguarda la criminalità organizzata - Donadi, tu sei un bugiardo! - e si regola l'altra parte, per evitare che ci sia una situazione nella quale privati cittadini vengano colpiti in un modo assolutamente indebito.
È previsto certo un sistema sanzionatorio, ma crediamo che non ci possa essere una legge che non preveda un sistema sanzionatorio, altrimenti si va incontro a un rilievo che ha fatto qualche giorno fa l'onorevole Violante, il quale ha rilevato che in tutti questi anni di sistematiche violazioni del segreto istruttorio non è mai stato trovato un colpevole di esso all'interno del sistema giudiziario. È anche questo un andazzo che deve finire.
Un'ultima osservazione: ancora una volta il CSM ha debordato ed è intervenuto sindacando l'attività legislativa a proposito del reato di immigrazione clandestina. Voglio rispondere a questa osservazione del CSM con le parole dell'onorevole Costa: il CSM, censurando il reato di immigrazione clandestina, fa autogol due volte, non solo perché si schiera contro la volontà quasi unanime degli italiani, che attribuiscono un forte disvalore sociale alla condotta di chi si introduce illegalmente nel nostro Stato, ma anche perché negli altri Paesi europei, che il CSM cita solo quando gli fa comodo, tale reato è previsto. In Francia, in Gran Bretagna, in Spagna ha fortemente contribuito a dominare gli ingressi illegali.
In sostanza, onorevoli colleghi, ci facciamo carico di preoccupazioni che erano presenti autorevolmente al vostro stesso interno, ma che non avete il coraggio e la coerenza politica di raccogliere in senso legislativo. Per queste ragioni votiamo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà – Congratulazioni).



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