REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8
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 Anno V n° 6 GIUGNO 2009    -   FATTI & OPINIONI


Dallo stenografico della Camera dei Deputati
Michele Giuseppe Vietti -Unione Di Centro -Dichiarazione di voto
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche



Signor Presidente, onorevole Ministro, purtroppo, ancora una volta, ci troviamo a dover votare un provvedimento senza poterlo discutere. Questa volta, però, il nostro dispiacere, direi il nostro disappunto, è ancora maggiore, perché condividevamo l'esigenza di una riforma della disciplina delle intercettazioni telefoniche. Proprio per questo, proprio per questa nostra disponibilità a mettere mano ad un intervento normativo, il ricorso al voto di fiducia, la forzatura e strozzatura di questo dibattito ci appaiono particolarmente intollerabili, perché impediscono a noi delle opposizioni di fornire un contributo costruttivo, ma impediscono anche ai colleghi della maggioranza di partecipare ad una discussione costruttiva su una materia di tale rilevanza.
Precisiamo subito che le intercettazioni telefoniche rimangono e devono rimanere uno strumento indispensabile di indagine, così come lo sono state fino ad oggi, in particolare per i reati più complessi e più sofisticati.
Ammettiamo anche - non abbiamo difficoltà a dirlo - che in questa materia siano stati commessi degli abusi e che si sia verificato un indebito utilizzo mediatico delle intercettazioni; intere pagine di giornali sono state dedicate alla trascrizione, in toni scandalistici, di intercettazioni, talvolta coperte da segreto, talvolta coinvolgenti persone estranee alle indagini e talvolta relative a fatti irrilevanti dal punto di vista investigativo. Questo - lo ripeto - fondamentale strumento di indagine certamente si è trovato a confliggere, in alcune occasioni, con il diritto alla riservatezza e con il diritto alla dignità e alla libertà personale degli intercettati. Era, dunque, questa una ragione che ci convinceva della necessità della riforma.
Si sono verificati anche abusi nell'utilizzo giudiziario delle intercettazioni, la cosiddetta pesca a strascico, per cui si partiva da un presunto titolo di reato per andare alla ricerca di altri eventuali ipotetici reati; è un sistema intollerabile. Questi abusi hanno determinato anche una crescita esponenziale del numero e del costo delle intercettazioni, come è ben dimostrato dal relativo capitolo di spesa del Ministero della giustizia che, come il Ministro ci ha ricordato in parecchie occasioni, è diventato un buco nero addirittura incontrollabile.
Per queste motivazioni, ci siamo confrontati in Commissione giustizia con uno spirito libero da qualunque pregiudizio di schieramento. In Commissione giustizia abbiamo consentito che il provvedimento venisse licenziato, dopo che - ne diamo atto al Governo e alla maggioranza - anche alcune proposte emendative dell'Unione di Centro sono state accolte: mi riferisco, in particolare, a quella relativa al budget assegnato per Corte d'appello e dalle Corti d'appello agli uffici di procura, non per limitare l'utilizzo delle intercettazioni, ma per applicare anche alle intercettazioni quel fondamentale principio di responsabilità che deve riguardare ogni spesa e dal quale non possono essere esonerati neanche i capi degli uffici giudiziari. Ci è stato detto in Commissione che l'approfondimento e il confronto sarebbe proseguito in Aula.
Arrivati in Aula, quattro mesi dopo che il provvedimento è uscito dalla Commissione, viene apposta la fiducia. Dunque, non sussistevano e non sussistono ragioni di urgenza, considerato che per quattro mesi il provvedimento è rimasto a giacere; parimenti, non sussistevano ragioni di ostruzionismo, perché il numero degli emendamenti presentati dalle opposizioni è assolutamente fisiologico. Addirittura abbiamo sentito come unica giustificazione per il ricorso alla fiducia quella secondo cui si tratterebbe di un argomento importante per la maggioranza e per il Governo. Dunque saremo al paradosso che, di fronte ad argomenti considerati importanti, si elimina in radice la possibilità di discutere, di dibattere e di dare dei contributi costruttivi e si blinda il provvedimento con la fiducia. Mi sembra un argomento francamente risibile anche perché, signor Presidente e onorevoli colleghi, rimanevano e rimangono dei nodi importanti da sciogliere in questo provvedimento.
Mi riferisco in particolare a due. Il primo è quello dei presupposti per ricorrere all'intercettazione: parlare di evidenti indizi di colpevolezza è un'espressione, oltre che tecnicamente assolutamente impropria ed inadeguata, anche una formula pericolosa.
Viene abbandonata la vecchia impostazione che faceva riferimento ai requisiti oggettivi, cioè i gravi indizi di reato, per spostarla sugli elementi soggettivi, gli indizi di colpevolezza. Così facendo si lascia completamente sguarnito tutto il campo che intercorre tra la notizia di reato, l'individuazione di soggetti potenzialmente responsabili e poi la specificazione di una o più responsabilità penali personali, queste sì suffragate da gravi indizi di colpevolezza.
L'onorevole Pecorella, con l'onestà intellettuale che lo contraddistingue, ha detto, in Commissione giustizia, che non sarà più possibile procedere con le intercettazioni quando l'autore di un reato è all'interno di un gruppo di persone o è uso frequentare una cerchia determinata o un certo luogo, ma non se ne conosce l'identità. Ebbene in questo caso non sarà possibile procedere con le intercettazioni per identificare questa identità.
Tuttavia, onorevoli colleghi, voglio lasciare almeno agli atti, se non all'attenzione di quest'Aula, un'ulteriore osservazione: con questa formula arriviamo al paradosso per cui prevediamo, per poter autorizzare le intercettazioni, lo stesso requisito o un requisito analogo a quello previsto per l'adozione dei provvedimenti cautelari o del rinvio a giudizio, innescando così un circuito perverso in cui l'ammissibilità delle intercettazioni rischia di diventare una condanna anticipata nei confronti del sottoposto alle indagini.
Dunque attenzione perché questa formula può diventare un boomerang pericoloso per quelli che pensano di aver scelto una strada più garantista: io temo che si sia imboccata, invece, una china pericolosa che rischia di trasformare il sottoposto ad intercettazione in un soggetto ad alto rischio di applicazione di misura cautelare.
Inoltre, colleghi, c'è l'esigenza di bilanciamento tra la privacy, la riservatezza, e la libertà di informazione. Il Governo ha fatto un timido passo abbassando il minimo di pena per gli operatori dell'informazione, ma rimangono dure pene pecuniarie per gli editori e in sostanza non cambia il pesante limite alla libertà di informazione.
Mi avvio a concludere, signor Presidente. Di tutti questi aspetti, non irrilevanti anche ai fini delle garanzie di uno Stato di diritto nei confronti dei cittadini indagati, avremmo voluto discuterne in quest'Aula e non abbiamo potuto farlo perché, ancora una volta, il Governo ha ostentato la sua pretesa di autosufficienza nei confronti dell'istituzione parlamentare, nei confronti dell'opposizione, anche di quella più disponibile al dialogo, e nei confronti della sua stessa maggioranza. Mi riferisco a quella maggioranza che, per bocca del Ministro Maroni, qualche giorno fa - evidentemente eravamo in campagna elettorale - aveva detto che il provvedimento andava modificato tenendo conto delle osservazioni del procuratore nazionale antimafia che aveva lanciato un allarme a proposito della diminuzione di garanzie nella lotta contro la criminalità.
Ebbene, è evidente che è prevalsa la logica del do ut des, dell'asse PdL-Lega diversamente assestatosi dopo le elezioni e di fronte a questo anche la Lega ha superato tutte le sue remore a fronte evidentemente di altre concessioni, quella sul referendum o forse della promessa di altre candidature.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Mi chiedo come farà questa maggioranza a continuare a dire che la sicurezza è tra le sue priorità quando approva un provvedimento che tutti giudicano come una caduta di efficacia delle indagini penali.
Per questa forzatura ingiustificata nel metodo, che si somma alle riserve di merito, il gruppo dell'Unione di Centro voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico – Congratulazioni).



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