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 Anno V n° 6 GIUGNO 2009    -   FATTI & OPINIONI


Analisi politica delle dichiarazioni di voto
Vediamo cosa hanno detto i parlamentari prima di votare
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche
Di Il Nibbio



Giovedì 11 giugno seduta agitata alla Camera, arriva il voto finale il disegno di legge “Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche” con posizioni molto controverse e dure, anche all’interno degli stessi schieramenti , come mostra il risultato della votazione avvenuta a scrutinio segreto, come richiesto dal PD.

Tre sono le problematiche che vengono sollevate dai vari interventi e riguardano: il funzionamento della giustizia, la libertà di stampa e la privacy e infine il comportamento del Governo, che mette l’ennesima fiducia su questo provvedimento rendendo il Parlamento muto e asservito, cioè inutile.

      In “documenti” trovate le dichiarazioni di voto integrali espresse in aula e il discorso del Presidente Napolitano al CSM richiamato nell’intervento di Cicchitto.

Proviamo a rivedere la discussione per argomenti; partiamo da quello che sembrerebbe essere la motivazione principale del provvedimento: il problema della Giustizia.

Per primo, si parla in ordine crescente di consistenza numerica dei parlamentari, è Michele Giuseppe Vietti dell’ Unione Di Centro a toccare questo argomento e afferma: “Questi abusi hanno determinato anche una crescita esponenziale del numero e del costo delle intercettazioni, come è ben dimostrato dal relativo capitolo di spesa del Ministero della giustizia che, come il Ministro ci ha ricordato in parecchie occasioni, è diventato un buco nero addirittura incontrollabile.”. Mi sembra di dover notare una parola usata impropriamente: “abusi”, nessuno ha dimostrato che siano abusi.
Malgrado questa impostazione, evidentemente preconcetta, affermi poi alcune perplessità fondamentali: “Il primo è quello dei presupposti per ricorrere all'intercettazione: parlare di evidenti indizi di colpevolezza è un'espressione, oltre che tecnicamente assolutamente impropria ed inadeguata, anche una formula pericolosa” e segnala un altro problema che la legge in voto introduce: secondo Vietti se non si conosce l’identità dell’intercettando “ non sarà possibile procedere con le intercettazioni per identificare questa identità ”, Bella sorpresa eh! E conclude il suo intervento su questa sfaccettatura della legge con questa altra pessima notizia: “ per poter autorizzare le intercettazioni (occorre) lo stesso requisito o un requisito analogo a quello previsto per l'adozione dei provvedimenti cautelari o del rinvio a giudizio, innescando così un circuito perverso in cui l'ammissibilità delle intercettazioni rischia di diventare una condanna anticipata nei confronti del sottoposto alle indagini.” .

Il no secco viene espresso da Massimo Donadi del IDV che in modo duro afferma: “ Voi, abolendo le intercettazioni, abolite un pezzo, forse il più importante oggi, tra gli strumenti di indagine di cui la nostra magistratura dispone per contrastare il crimine in Italia, per arrestare i delinquenti, per fermare i malfattori. Voi disarmate lo Stato con questa legge infame! “ e poi ricorda alcuni dei reati scoperti tramite le intercettazioni negli “ ultimi anni: da quelli orrendi della clinica Santa Rita, la clinica degli errori, ai tanti stupri commessi e scoperti solo grazie alle intercettazioni, per passare ai tanti atti di violenza, a quella tratta di uomini scoperta grazie alle intercettazioni e della quale ieri, non anno fa, il Ministro Maroni portava pubblico vanto, proprio per aver scoperto, grazie alle intercettazioni telefoniche, una rete che tra l'Italia e l'estero faceva tratta di schiavi, di uomini.

Prosegue Paolo Gentiloni Silveri del PD: “ Dice oggi il procuratore aggiunto della procura di Milano: «gli omicidi irrisolti cresceranno incredibilmente, sarà più difficile salvare vite umane». Sarà più difficile salvare vite umane. Vedete, ieri per esempio, il Ministro Maroni ha rivendicato giustamente il successo di un'operazione che ha smantellato un’organizzazione transnazionale che organizzava il traffico di immigrati clandestini: lo smantellamento è avvenuto attraverso le intercettazioni, da domani non sarà più possibile.

I sostenitori del provvedimento dicono che le intercettazioni incidono eccessivamente sul costo della giustizia, anche se a noi sembra che per avere giustizia non si può risparmiare e forse gli altri tipi di indagini ambientali sono molto più costosi, forse altre sono le vie per risparmiare sulla giustizia, magari migliorandone anche l’efficienza.

Parla Fabrizio Cicchitto del PDL. Il suo discorso si dilunga incredibilmente su accuse alla magistratura. Inizia con: “Nella realtà noi dobbiamo fare i conti con una situazione molto grave, quella di un'alterazione del funzionamento del sistema giudiziario. Non a caso noi abbiamo dovuto fare il cosiddetto lodo Alfano e adesso questa sulle intercettazioni - e più avanti cita il Presidente della Repubblica– Egli ha detto che tra i maggiori motivi di preoccupazione vi è quello della crisi di fiducia insorta nel Paese per effetto di un funzionamento gravemente insoddisfacente nel suo complesso dell'amministrazione della giustizia e per effetto anche dell'incrinarsi dell'immagine e del prestigio della magistratura, e non si può negare che tra i due fattori vi siano relazioni non superficiali.”, peccato che Napolitano non parlasse dell’attività investigativa delle procure nelle indagini, ma dello scontro tra procure che avrebbe dovuto essere evitato (vedi interveto di Napolitano riportato in documenti) e sarebbe certamente evitabile, se le ispezioni ministeriali tenessero conto della legge vigente e non di quelle pregresse.

Sulle chiare accuse di Donadi e Gentiloni, la sua risposta si fa evasiva, ricorre ad una accusa generica di aver “ detto solo una serie di bugie ” ed ad una affermazione altrettanto generica che “ Rimane intatta tutta la parte che riguarda la criminalità organizzata ”, ma non chiarisce assolutamente come si possa procedere per reati gravi segnalati, che non fanno capo a “criminalità organizzata” già definita.
Ogni giorno la stampa ci segnala nuove organizzazioni, non ancora entrate nella definizione per cui sono ammesse le intercettazioni, che fanno crimini pesanti come la riduzione in schiavitù, lo spaccio di droga, e altre che sono altrettanto pericolose per lo stato, in particolare la corruzione, la concussione, l’evasione fiscale: tutti reati che, anche se non sono realizzati dalla criminalità organizzata, ne creano l’ambiente ideale per la sua esistenza; ma forse è proprio questo che si vuole? Evitare che si interferisca sugli ambienti che permettono e supportano la vita alla criminalità organizzata.

Questa legge ha poi un altro risvolto: il problema scottante della pubblicazione delle intercettazioni sulla stampa. Questo è un argomento che dà molto fastidio ai nostri politici, di qualunque schieramento, perché troppo spesso le intercettazioni pubblicate, anche se non configurano reati, mettono in pessima luce l’uomo politico e il gruppo di cui fa parte. Mostra un modo di agire disinvolto, in cui il principale interesse non è l’interesse pubblico, ma quello privato, di una casta. Spesso le intercettazioni sono solo la conferma di cose risapute, ma solo sussurrate e mai toccate con mano, ma un conto è sospettare, un altro è avere le prove certificate.

Su questo argomento è ancora Donadi dell’IDV che descrive in modo preciso il problema reale: “Con l'approvazione del provvedimento in esame i reati che riguardano la politica, la finanza, l'industria, i reati insomma dei ricchi, dei forti, dei prepotenti e degli arroganti non potranno più nemmeno essere conosciuti dagli italiani. Non sarà più possibile per i giornali, neppure se fosse arrestato un parlamentare, un sindaco o un amministratore, nemmeno parlarne, nemmeno raccontare quali sono le ragioni e i fatti che hanno portato a tale arresto cautelare. Questo è il bavaglio finale su una stampa che già oggi era la meno libera d'Europa.”

Gentiloni del PD coglie il lato ridicolo delle affermazioni di difesa della privacy dei cittadini: “ Chi ascolta questo dibattito alla Camera e magari oggi pomeriggio telefonerà alla propria figlia o ad un negozio del quartiere oppure ad un ufficio pubblico non teme di essere intercettato e di finire su un giornale, teme, piuttosto, per la propria sicurezza, cari colleghi. Non è in gioco la privacy degli inquilini delle case popolari, ma quella degli inquilini delle stanze del potere e anche delle stanze di qualche «villa».” e poi mette in evidenza l’assurdo delle sanzioni spropositate che vengono previste per i giornalisti e del coinvolgimento anche degli editori, i quali si trovano a dover controllare non solo gli indirizzi editoriali, ma anche preventivamente, i contenuti delle pubblicazioni; ma a questo punto il direttore responsabile che ci sta a fare?

È inutile ricordare che la gran parte delle intercettazioni escono dagli atti giudiziari pubblici e non da operazioni di spionaggio; quindi Gentiloni si pone alcune domande retoriche “ Non sarebbe stato meglio, colleghi, concentrarsi allora sulle modalità delle udienze di stralcio per impedire che i materiali che non hanno nulla a che fare con le indagini finiscano pubblicate? O magari concentrarsi sul diritto di rettifica che i giornali ancora molto spesso non danno in modo adeguato e soddisfacente?

A queste critiche nessuno degli interventi di chi si dichiara favorevole dà una risposta adeguata, forse perché non è possibile darla.

Karl Zeller della Südtiroler Volkspartei parla “ dell'esasperazione e degli eccessi che obiettivamente hanno stravolto i principi dello Stato di diritto e del giusto processo, ed inciso anche negativamente sui diritti della persona,”; Mario Baccini dei Repubblicani Regionalisti Popolari, insiste “, in questo momento di crisi economica e sociale, la priorità è quella di ristabilire un equilibrio armonioso e armonico in favore dei cittadini ”; Michele Giuseppe Vietti dell’UDC sottolinea “ diritto alla riservatezza e con il diritto alla dignità e alla libertà personale degli intercettati.” ed infine Fabrizio Cicchitto del PDL “ È chiaro che il sistema non funziona: non è possibile che dalle sedi giudiziarie esca tutta questa roba. Non abbiamo trovato ancora il modo di affrontare il problema”. Ma c’è stata la violazione della privacy di persone non pubbliche? Le denuncie fatte sui giornali sono irrilevanti o mettono in luce cattivi costumi della politica? Queste domande non hanno la benché minima risposta!

Uno dei temi che ha trovato d’accordo non solo l’opposizione , ma anche chi dichiara il voto favorevole, è il metodo usato di porre la fiducia. Michele Giuseppe Vietti del UDC ricorda “, purtroppo, ancora una volta, ci troviamo a dover votare un provvedimento senza poterlo discutere.... il ricorso al voto di fiducia, la forzatura e strozzatura di questo dibattito ci appaiono particolarmente intollerabili, perché impediscono a noi delle opposizioni di fornire un contributo costruttivo, ma impediscono anche ai colleghi della maggioranza di partecipare ad una discussione costruttiva su una materia di tale rilevanza - poi - Arrivati in Aula, quattro mesi dopo che il provvedimento è uscito dalla Commissione, viene apposta la fiducia. Dunque, non sussistevano e non sussistono ragioni di urgenza, considerato che per quattro mesi il provvedimento è rimasto a giacere; parimenti, non sussistevano ragioni di ostruzionismo, perché il numero degli emendamenti presentati dalle opposizioni è assolutamente fisiologico.
Addirittura abbiamo sentito come unica giustificazione per il ricorso alla fiducia quella secondo cui si tratterebbe di un argomento importante per la maggioranza e per il Governo

Cosi anche Donadi dell’IDV e Gentiloni del PD ricordano come la discussione in commissione si sia protratta a lungo e il provvedimento sia giacente da ben quattro mesi, ma non si sia voluto affrontare l’aula e nessuno della maggioranza da risposte su quale sia la necessità di porre la fiducia.

Molto particolare è l’intervento di Elio Vittorio Belcastro dell’MPA che riportiamo integralmente: “Signor Presidente, a nome del gruppo parlamentare del Movimento per l'Autonomia rinunciamo all'intervento in aula in diretta televisiva. Lo facciamo per lealtà verso la maggioranza alla quale apparteniamo e per evitare di esprimere posizioni dissonanti su un provvedimento che ci trova perplessi e sul quale non siamo stati, ancora una volta, coinvolti dal Governo e dai gruppi parlamentari alleati. È per questa stessa lealtà che il nostro gruppo esprimerà in aula un voto ancora favorevole.”. Da quanto detto emerge una profonda rottura tra l’MPA e il Governo; dove porterà questo non è dato saperlo.

Un intervento fuori da ogni schema è quello di Luciano Dussin, che Gentiloni ha definito “truculento”. L’abbiamo letto attentamente e sfrondato da tulle le verbose accuse rivolte a Donadi, senza pero trovare la minima traccia di un qualcosa di concreto, l’unico passaggio degno di nota a noi sembra questo: “ Votiamo a favore di questo provvedimento perché abbiamo fiducia nel Ministro Maroni, che è una persona perbene ed è inutile che continuiate a sbugiardarlo, perché mentre voi perdete voti noi ne porteremo a casa sempre un vagone di più di voi, perché la gente sa distinguere i bugiardi dalle persone oneste”. cosa centri Maroni con questo provvedimento ce lo dovrebbe proprio spiegare.

Il risultato del voto, svoltosi a scrutinio segreto è decisamente esplicativo, il voto favorevole ha registrato 17 voti in più della consistenza numerica dei gruppi che si sono dichiarati favorevoli, considerando che sicuramente vi sono stati dei parlamentari che non hanno rispettato l’ordine di scuderia del voto favorevole, questo indica che vi è un certo numero di “onorevoli” dell’opposizione , più di 17, che desiderano ardentemente non essere intercettati e che non vogliono che le loro parole siano riportate sulla stampa, ma credo che sia una speranza vana: la verità la si può nascondere per poco tempo, quando è eclatante e quanto la classe politica sia compromessa è ormai una realtà che emerge in continuazione quando la giustizia indaga sui problemi che ci affliggono, dall’immondizia alla sanità, dagli appalti alla connivenza con la criminalità.

Alla speranza della classe politica di poterci nascondere le sua malefatte e le sue deviazioni, noi ricordiamo che oggi la comunicazione è globalizzata e quello che non potrà scrivere la stampa italiana lo scriverà quella tedesca, inglese, francese o spagnola, magari pubblicando sul proprio sito internet già la traduzione italiana dei loro articoli, come ha fatto El Pais sugli allegri “ospiti” di villa Certosa.



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