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 Anno V n° 7 LUGLIO 2009    -   TERZA PAGINA


Siamo circondati da scenari frastornanti
Senza fantasia non c'è futuro!
Se vogliamo valorizzare l’intelligenza è lo spazio interiore che va coltivato: il gioco e la fiaba ne sono il mezzo
Di Rosa Tiziana Bruno



La fantasia è la strada maestra per la formazione dell’intelligenza. Anzi l’immaginazione è la radice dell’intelligenza. Grazie ad essa riusciamo a valutare i possibili scenari che la vita ci offre. A scrutare le molteplici sfaccettature della realtà, proiettandoci nel tempo e nello spazio. E’ con l’aiuto dell’immaginazione che fortifichiamo gradualmente la nostra sicurezza interiore, base indispensabile per l’agire quotidiano. Dunque nessun individuo può prescindere dalla fantasia, soprattutto nella sua fase formativa.

Attualmente siamo circondati da scenari frastornanti, frenetici, eccessivi ed eccitanti. In questa realtà non è facile “educare l’immaginazione e la fantasia”. Significherebbe andare controcorrente, valorizzando il pensiero e lo spazio interiore. Eppure è l’unica soluzione possibile se vogliamo coltivare la nostra intelligenza e quella dei nostri bambini.

Per esempio il gioco. Molte volte si tende a sottovalutarlo, invece è un’attività che permette al bambino di agire, sperimentare nuove nozioni, assecondare la curiosità. E per ottenere tutto questo non occorre che i giochi siano costosi. Ricordo che da bambina mi capitava di utilizzare la scatola del giocattolo per giorni e giorni, nei modi più disparati, mentre invece del suo contenuto mi stancavo presto. Dunque una scatola di cartone, proprio grazie alla semplicità che la caratterizza, può diventare qualsiasi cosa: una macchina, il vagone di un treno, una navicella spaziale, una gabbia, una casa, una fattoria.

Lo stesso vale per un abito dismesso: può diventare un’occasione per giocare all’avvocato, al salumiere o alla maestra.

I giocattoli attuali, rifiniti in ogni dettaglio, spesso elettronici, imbavagliano la capacità di creare dei bambini. Per di più vengono usati al chiuso, negli appartamenti o nelle ludoteche, dove la fantasia trova poco spazio. All’aperto, invece, perfino una banale pozza d’acqua può diventare un oceano dove far navigare navi pirata o transatlantici.

Non solo, il gioco è uno strumento di indagine del mondo, un mezzo di conoscenza. Ad esempio il nido di un uccello o una colata di resina da un albero possono essere occasione di scambio di informazioni fra bambini e adulti, che passeggiano insieme e si fermano a curiosare giocando. Il gioco non è un premio da elargire solo se il bambino ha fatto tutti i compiti o si è comportato “bene”. Il gioco è la palestra della fantasia e dell’intelligenza, nessuno deve essere costretto a farne a meno.

Per questo stesso motivo, mai il gioco può assumere carattere pesantemente competitivo, altrimenti rischierebbe di creare l’ansia di vincere.

In effetti oggi alla vittoria viene attribuita una priorità quasi assoluta. Ma perché insegnare al bambino ad essere un vincente? Il vincente è un fabbricatore di perdenti, è colui che schiaccia gli altri con la sua “bravura”. Il vincente assomiglia più alla figura di un capobranco animale che a quella di un essere umano intelligente e creativo.

 
 

Francesco Musante Sogno n° 3418765290 2008, Tecnica mista su tavola 40,0 x 40,0
Dalla mostra “Tra sogno e fantasia” Galleria Franza Pezzoli dal 18 Luglio al 18 agosto a Clusone

E se vogliamo valorizzare l’intelligenza è lo spazio interiore che va coltivato. Occorre ritrovare le proprie fantasie, l’immaginazione del divenire.

Esistono mezzi privilegiati, insieme al gioco, che consentono tutto ciò. Per esempio la fiaba.
Il racconto di una storia, che l’adulto porge al bambino, suggerisce in modo simbolico il tipo di battaglia da combattere per realizzarsi, per riuscire, per sviluppare la personalità.

I bambini amano i racconti, li assorbono come una spugna. Niente di strano se non si stancano mai di ascoltarli e chiedono di risentire più volte la stessa storia. Mentre un adulto legge ad alta voce, loro, i bambini, crescono divertendosi. Ma non è tutto.

La fantasia non è roba per piccoli e basta. E’ un’indispensabile componente del vivere quotidiano di tutti, adulti compresi. Se tendiamo ad escluderla o rilegarla in un angolino, rischiamo di rimanere menomati.

La fantasia è una straordinaria risorsa, un’occasione preziosa per arricchire e rinnovare il nostro modo di pensare e di vivere. Il pensiero razionale e scientifico di cui siamo figli, giacché discendiamo da un’epoca totalitaria e totalizzante, ci impedisce di dare il giusto valore alla fantasia. Infatti spesso siamo diffidenti verso gli artisti e i creativi in genere, perché ci sembrano poco “seri”. Tendiamo a credere che il realismo e l’omologazione alla massa siano vie migliori per raggiungere il benessere interiore ed esterno.

Ma così facendo si corre il rischio di consegnare i nostri sogni e i nostri pensieri nelle mani di chi conquista la posizione di guida della massa. E non è giusto né dignitoso, oltre ad essere estremamente pericoloso.

Vale la pena ri-familiazzare con la fantasia, perché è l’unico modo di far sì che i nostri bisogni non siano soltanto necessità di sopravvivenza, ma stimolo per una vita piena.
Avere fantasia significa dare forma alla curiosità e scoprire nuovi accessi alla realtà del mondo, rompere la monotonia del quotidiano e aprirsi all’infinito.

La fantasia non è una fuga dalla realtà, piuttosto è il primo passo per iniziare a trasformarla. E’ progettazione del futuro. E’ saper pensare l’inedito, saper andare oltre le equazioni matematiche che hanno una sola possibilità di soluzione.
Senza fantasia non c’è movimento, non c’è futuro. C’è solo perpetrazione del passato.
Dunque coltiviamo la fantasia, dei bambini e nostra. Apriamo un libro di fiabe, magari all’ombra di un faggio, e cominciamo a leggerci una storia…



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