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 Anno V n° 7 LUGLIO 2009    -   FATTI & OPINIONI


Il caso dei giudici della Corte Costituzionale
La cena della preoccupazione!
Questo fatto, portato alla luce dall’Espresso e al centro di una interrogazione di Di Pietro, è uno dei tanti sintomi che esistono grandi manovre per consolidare il potere di alcuni a danno della democrazia
Di Il Nibbio



Ed è ancora bufera sulla giustizia e sicuramente qualcuno si prepara a sollevare un’ennesima volta il problema della privacy, e sostenere che la stampa non deve fare il proprio dovere di informare quello che fanno dietro le quinte gli attori del teatro della politica..

La cosa ha avuto inizio con un articolo apparso sull’Espresso, pubblicato sul numero del 26 giugno 2009, in cui si riferisce di una “cena segreta” avvenuta a maggio a casa del giudice della Corte Costituzionale Luigi Mazzella e a cui hanno partecipato, oltre lo stesso Mazzella, un’altro giudice della Corte, Paolo Maria Napolitano, Silvio Berlusconi, il Ministro Alfano, Gianni Letta e il presidente della commissione affari costituzionali del Senato Carlo Vizzini.

È sinceramente difficile pensare che un simile consesso, senza presenze di veline, ma con la presenza di big sulla giustizia, sia stato semplicemente un incontro per passare una serata in compagnia. L’Espresso sui contenuti della serata ci dice: “Più fonti concordano nel riferire che uno degli argomenti al centro della riunione è quello delle riforme costituzionale in materia di giustizia.”

La cosa è stata ripresa dal “giustizialista” Di Pietro, che prende carta e penna e presenta una “interrogazione a risposta immediata” chiedendo se i fatti corrispondano a realtà e rileva: “la Consulta è un organo costituzionale totalmente indipendente, che giudica in merito alla legittimità costituzionale delle leggi della Repubblica e che in nessun modo può essere oggetto di interferenze, né da parte del Governo, né da parte di altri organi costituzionali; tra l'altro, sarà la stessa Consulta a pronunciarsi nuovamente in merito alla costituzionalità della legge che ha determinato la sospensione dei processi penali a carico del Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi. Come già fu nel 2004 per il cosiddetto «lodo Schifani», vale a dire lo «scudo» processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte costituzionale bocciò in toto, determinando la ripresa del cosiddetto «processo Sme», la Consulta tornerà a pronunciarsi sulla legittimità del nuovo lodo, ribattezzato col nome del Ministro interrogato”.

Le sue preoccupazioni sono quanto mai ovvie e logiche per chi è fortemente preoccupato per la spinta antidemocratica avviata da tutte le leggi “ad personam”, volute da Berlusconi per ovviare alle sue marachelle, per ultima il Lodo Alfano, che lo rende “non processabile”, la cui costituzionalità sarà discussa appunto il 6 ottobre prossimo.

All’interrogazione ovviamente non risponde il Presidente Berlusconi, ma il Ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito (Il testo integrale di quanto detto lo trovate in “documenti”), ma la risposta del Ministro a noi appare molto debole. Ricostruisce i fatti confermandoli nella forma, cercando però di sminuirne la portata; ad esempio dice: “ va subito chiarito, onorevole Di Pietro, che il Governo Berlusconi, che mi onoro in questa sede di rappresentare, non ha organizzato presso l'abitazione del giudice Mazzella alcuna riunione ” e poi, più avanti afferma, “ Tale incontro conviviale, che è naturale conseguenza di un rapporto di conoscenza e stima risalente nel tempo (peraltro riconosciuto nello stesso articolo citato dagli interroganti), che lega il padrone di casa e i suoi ospiti, si è svolto nella prima metà del mese di maggio ”.
Ma è credibile?
Dovremmo credere che questi signori quindi avrebbero parlato di cose futili, come del Milan, dell’ultima trasmissione “mi manda rai tre” o dell’ultimo film visto, ma resta la domanda perché dovevano essere presenti poi proprio tutte e solo le persone che si occupano della “riforma della giustizia” di un certo schieramento?

Ovvia la richiesta di dimissioni dei due giudici costituzionali e meno ovvia è la modalità di risposta.
Il giudice Mazzella ha infatti scritto una lettera aperta pubblicata da La Repubblica che inizia così: “ Caro Silvio, siamo oggetto di barbarie ma ti inviterò ancora a cena ”. Il giudice Napolitano, va oltre e ritiene che la richiesta di dimissioni, “possa essere interpretata come un tentativo di intimidazione”. Quindi è evidente che questi personaggi importanti non riescono a rilevare la mancanza assoluta di etica nell’intrattenere rapporti con persone “privati” del governo e del parlamento, che hanno una rilevanza con la loro attività di giudice.
Quante volte abbiamo sentito che un giudice è stato ricusato dai legali di Berlusconi per atteggiamenti assolutamente insignificanti rispetto a questi? E invece questi dovrebbero essere “normali”?

Se nell’articolo precedente abbiamo riportato la frase di Fabrizio CicchittoNella realtà noi dobbiamo fare i conti con una situazione molto grave, quella di un'alterazione del funzionamento del sistema giudiziario. Non a caso noi abbiamo dovuto fare il cosiddetto lodo Alfano e adesso questa sulle intercettazioni - e più avanti cita il Presidente della Repubblica– Egli ha detto che tra i maggiori motivi di preoccupazione vi è quello della crisi di fiducia insorta nel Paese per effetto di un funzionamento gravemente insoddisfacente nel suo complesso dell'amministrazione della giustizia e per effetto anche dell'incrinarsi dell'immagine e del prestigio della magistratura, e non si può negare che tra i due fattori vi siano relazioni non superficiali.”, oggi, sempre Cicchitto commenta questo fatto così “La violenta aggressione dell'opposizione nei confronti della Corte Costituzionale è un chiarissimo tentativo di delegittimazione e di interferire sulla decisione del Lodo Alfano” e con questo si dimostra come tutto questo apparato di potere abbia messo sotto i piedi il rispetto delle norme; l’unica cosa che conta è poter modificare le leggi a proprio uso e consumo, senza che nessuno possa interferire.



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