REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno V n° 7 LUGLIO 2009 - TERZA PAGINA |
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Divenne in seguito vescovo di una piccola area nord-orientale dell’isola di Cipro, nei pressi di Salamina. Secondo lo storico Socrate, egli fu ritenuto degno della carica episcopale per la santità dimostrata nell’attività precedente e fu così che divenne pastore di uomini nella sua città, Trimithonte. La sua profonda umiltà lo portò a continuare a pascolare anche il suo gregge. Non si ha certezza che abbia partecipato al Concilio di Nicea del 325. Secondo Atanasio, Spiridione sarebbe stato tra coloro che mantennero posizioni ortodosse, in contrapposizione alle idee eretiche emerse al concilio di Sardica, concilio del quale fu anche firmatario nel 346. Le sue reliquie, tutt’oggi venerate, erano custodite inizialmente nella sua città natale e vennero trasportate a Costantinopoli intorno alla fine del VII secolo. In seguito alla conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi nel 1453, le reliquie di San Spiridione vennero trasferite a Corfù, dove ancora sono oggetto di culto. La popolarità del Santo è assai diffusa nel Mediterraneo orientale (Istanbul, Cipro, Grecia, Egitto, Siria, Dalmazia) e giunge fino a Venezia. San Spiridione viene generalmente commemorato il 12 dicembre benché la data del 14 sia già attestata nel secolo IX e abbia prevalso in tutto l’Occidente. Il Santo viene raffigurato in vesti da pastore e con il caratteristico copricapo, rispondendo così allo spirito e alle tradizioni delle popolazioni egee fra cui egli esercitò il suo ministero e che lo venerano ancora come taumaturgo e protettore dei marinai. La prima chiesa Il progetto della costruzione di una prima chiesa, dedicata a San Spiridione e alla Santissima Trinità, di una sede comunitaria, di un cimitero e relativa cappella per la Comunità greco-illirica ebbe il suo avvio a seguito della Patente del 1751. La chiesa venne eretta nei pressi del Canal Grande, sui terreni delle vecchie saline, che in quegli anni venivano bonificati per ospitare gli edifici del nuovo borgo Teresiano. La prima messa fu celebrata nel 1755. L’edificio, a navata unica, aveva l’entrata sul lato dell’attuale via San Spiridione. La facciata, scandita da paraste con capitello, era chiusa da un frontone con finestra circolare; una porta d’entrata timpanata e grandi finestre l’abbellivano sul fronte. La facciata era connotata da un grande rilievo decorativo, in rame dorato e sbalzato, raffigurante San Spiridione seduto su uno scanno mentre si rivolge a un fedele, ed in alto la Trinità. Ai lati si ergevano due campanili, con relativa porta d’accesso, culminanti con cuspide a cipolla (costruiti nel 1782, grazie alla generosità di Giovanni Miletich, mercante viennese nativo di Sarajevo). All’interno spiccava la ricca iconostasi; le pareti laterali erano dipinte, e sul soffitto si trovava un grande dipinto su tela. Nel 1782 la chiesa si arricchì di un manufatto prestigioso: il futuro zar Paolo Romanov e la moglie Maria Fedorovna – durante una visita alla città di Trieste – donarono una preziosa lampada votiva in argento, opera di oreficeria veneziana, che tuttora pende nell’endonartece del tempio triestino. Nel 1781, dopo la separazione dai Greci e a seguito del pagamento di una quota concordata, ai Serbi rimase la proprietà del tempio. Purtroppo però il terreno su cui era stato costruito non era molto stabile: già prima del 1850 fu demolito il campanile posto sul lato destro, perché pericolante, e nel 1860 si dovette demolire l’intera chiesa. San Spiridione: la nuova Chiesa Il concorso per la nuova chiesa La nuova chiesa di San Spiridione sorge nello stesso luogo dell’antica e omonima chiesa settecentesca. Già prima della sua demolizione la Comunità, desiderando edificare un tempio particolarmente importante – essendo aumentate di molto anche le possibilità economiche dei suoi membri – bandì, nel settembre del 1858, un pubblico concorso, cui vennero invitati i più rinomati architetti di Vienna, Venezia, Milano, Monaco di Baviera, Roma, Firenze e San Pietroburgo I progetti dovevano essere presentati entro e non oltre il 31 marzo 1859; la scelta del vincitore venne affidata all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Al concorso parteciparono sette progetti, tra cui risultò vincitore quello dell’architetto Carlo Maciachini (Induno, Varese 1818-Varese 1899), allievo dell’Accademia milanese di Brera, sostenitore degli “stili storici”. Si conoscono con sicurezza i nomi di altri due concorrenti: il milanese Angelo Colla, e Carlo Ruffini, ambedue presentatisi con sigle o scritte in greco.
Nel suo progetto l’architetto lombardo Carlo Maciachini disegnò un edificio monumentale ispirato all’architettura bizantina, nell’impianto a croce greca tri-absidata, sovrastata da una grande cupola centrale e attorniata all’esterno da quattro campaniletti cupolati angolari. La facciata principale richiama il romanico italiano. Anche i mosaici e gli affreschi dell’interno rivelano un senso di magnificenza: tutto è rappresentato a grande formato e cosparso d’oro, sull’esempio delle chiese bizantine di Ravenna e della basilica di San Marco a Venezia. Per motivi economici, i mosaici furono eseguiti soltanto negli esterni, mentre all’interno si cercò di darne l’impressione, imitandone la tecnica negli affreschi. L’architetto venne coadiuvato per gli esterni dal pittore Pompeo Bertini, dal decoratore Antonio Caremi e dallo scultore Emilio Bisi, tutti milanesi; i lavori vennero diretti all’architetto triestino Pietro Palese. Al pittore milanese Giuseppe Bertini, fratello di Pompeo, venne affidata la decorazione pittorica interna, come pure la progettazione dei mosaici decorativi esterni, eseguiti in parte con il fratello. I marmi pregiati usati per la costruzione e per il pavimento, senza risparmio di mezzi, vennero da Carrara, Verona, dal Carso e da Brioni in Istria. Il tempio, alto 40 metri, lungo 38 e largo 31, può accogliere fino a 1600 fedeli. Venne aperto al culto il 2 settembre 1868, ma l’inaugurazione ufficiale avvenne il 20 settembre del 1869. Dopo vent’anni, il 24 dicembre 1885, il sacro edificio fu finalmente completato con il compimento dei mosaici esterni, e vi si tenne una solenne liturgia. L’interno
L’ideazione delle numerose pitture, con molteplici scene e personaggi, si deve a Giuseppe Bertini. Il fondo oro trionfa, imitando le tessere musive con una tecnica a fresco e olio. Le tinte sono brillantissime, le decorazioni ornamentali rispecchiano una profusione di motivi, bordure, simboli, che incorniciano personaggi e scene. Al centro della cupola sta il Cristo Pantocratore; lungo il timpano sottostante, Profeti, Apostoli e Santi guardano verso il Cristo in trono, attorniato da una schiera di Santi. Negli archivolti si accampano Angeli, nei pennacchi i simboli dei quattro Evangelisti. Nell’abside centrale il Cristo, seduto e racchiuso da una luminosa “mandorla”, porge le braccia verso gli Apostoli. Le absidi laterali mostrano, alla sinistra, San Spiridione al concilio di Nicea, in quella di destra la Vergine Assunta. Le lunette dipinte sopra le tre porte di accesso recano la tomba di San Spiridione nella raffigurazione iconografica della Reliquia di San Spiridione sulla porta principale, le immagini del profeta Elia e di San Giovanni Battista sulle porte laterali. Varie figure di Santi e Sante abbelliscono le pareti tra i matronei e il coro.
Le campane Le quattro simmetriche celle campanarie, poste agli angoli dell’edificio, contengono altrettante campane, tutte eseguite presso la “Fonderia Lapagna” di Trieste e recanti dediche in caratteri cirillici che ne testimoniano il donatore. La campana di sud-ovest (altezza interna 76 cm, diametro alla base 98 cm, fascia dell’anello di percussione 9,5 cm) è stata donata da Alessandro di Giovanni Covacevich nel 1878. È decorata nella parte superiore da una sequenza di archi gotici, che si ripetono tutto in giro, accavallandosi, e da tralci con motivi floreali lungo la circonferenza inferiore. La campana di nord-ovest (altezza interna 85 cm, diametro alla base 108 cm, fascia dell’anello di percussione 10 cm) è stata donata da Cristoforo Skuljevich nel 1900. È decorata nella parte superiore da un motivo in stile gotico; un ricco ed elaborato fregio a ghirlanda si ripete per sei volte nella parte bassa del fianco, lungo la circonferenza. La campana di nord-est (altezza interna 90 cm, diametro alla base 120 cm, fascia dell’anello di percussione 12 cm) è stata donata da Giovanni Skuljevich nel 1900. È decorata nella parte superiore da un motivo in stile gotico e, in basso, lungo la circonferenza, si ripetono ricche ghirlande floreali. Al centro della parte inferiore di un settore del fianco è posta la figura di San Spiridione seduto in trono, vestito con ampio mantello e con mitria vescovile sul capo. La campana di sud-est (altezza interna 100 cm, diametro alla base 133 cm, fascia dell’anello di percussione 11,5 cm) è stata donata anch’essa da Giovanni Skuljevich nel 1900. È decorata nella parte superiore da un motivo formato a circonferenze, intervallate da motivi a ventaglio rovesciato; nella parte inferiore si ripetono volute che, alternativamente, contengono foglie o germogli.
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