REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8
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 Anno V n° 8 AGOSTO 2009    -   FATTI & OPINIONI


Camera dei deputati - Dal resoconto stenografico
Roberto Mario Sergio Commercio (MPA) - Dichiarazioni di voto finale
Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali



Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo già avuto occasione di rilevare come il provvedimento si sostanzi in una sommatoria di microinterventi sganciati da una strategia generale di contrasto alla crisi economica internazionale, che attanaglia anche il nostro Paese, e di quanto appaia di conseguenza inadeguato rispetto a ciò che avrebbe richiesto piuttosto la gravità della situazione.

Il nostro giudizio, già espresso in maniera più che eloquente attraverso la nostra decisione di non partecipare al voto di fiducia, era e rimane fortemente critico. Inoltre, questo provvedimento produrrà solo effetti redistributivi limitati, le cui ricadute territoriali comporteranno un aggravamento dell'enorme divario tra il nord e il sud del Paese.

Valga per tutti l'esempio dell'articolo 5 del provvedimento, che avvantaggia poche aziende, la maggior parte delle quali ubicate al nord e alle quali andrà circa 1 miliardo 800 milioni dei 2 miliardi stanziati in totale. Il ritardo del Mezzogiorno e la sua carenza di infrastrutture costituiscono il maggiore problema strutturale della nostra economia.
v La situazione di grave crisi economica che investe il Paese avrebbe richiesto un'articolazione di interventi tale da consentire, soprattutto nelle aree depresse del Paese, una possibilità di ripresa. In tale contesto, di contro, la nostra azione politica e parlamentare è stata orientata a dotare le regioni meridionali di un sistema creditizio e finanziario in grado di accompagnare e promuovere la crescita dimensionale delle imprese, la loro innovazione e l'internazionalizzazione, e a favorire lo sviluppo del tessuto produttivo meridionale attraverso forme di fiscalità di vantaggio. Tutte queste proposte non hanno avuto il necessario supporto politico del Governo e della maggioranza. Abbiamo più volte coerentemente invocato un dialogo costruttivo che riportasse il sud al centro del dibattito politico nazionale e dell'azione di Governo. Oggi quel messaggio sembrerebbe finalmente essere arrivato a destinazione. Da giorni oramai campeggiano sulle prime pagine delle maggiori testate nazionali i roboanti programmi mediatici sui nuovi piani Marshall e piani straordinari per il rilancio del Mezzogiorno.

Ma non basta. Certamente non abbasseremo la guardia, perché sappiamo che a volte, dietro annunci sapientemente ammantati di dettagli economici, si cela il raggiro, come nel caso della recente notizia divulgata dal Governo che il decreto-legge che stiamo per votare libererebbe ingenti risorse per l'avvio dei lavori per la realizzazione del ponte sullo Stretto. Infatti, a guardare bene dentro le cifre, si scopre che Pag. 6nella realtà non si tratta di nuovi stanziamenti, ma di un rimpasto di fondi esistenti, una sorta di partita di giro nella quale i mille e 300 milioni di euro stanziati dall'articolo 4 del provvedimento (in conto impianti per la realizzazione dell'opera) altro non sono che le risorse già stornate dal CIPE in data 6 marzo 2009 dai fondi FAS.

Sempre i fondi FAS, utilizzati negli ultimi anni come bancomat improprio, si sono trasformati in uno strumento per il contenimento della spesa pubblica nazionale per gli investimenti. Più che promuovere lo sviluppo del sud, hanno aiutato il risanamento dei conti del Paese, liberando ingenti risorse finanziarie da distribuire su tutto il territorio nazionale. In futuro dovranno continuare ad essere lo strumento di finanziamento per le politiche di sviluppo per le aree sottoutilizzate del Paese, aree dove queste risorse vanno ad aggiungersi a quelle ordinarie, comunitarie e nazionali di cofinanziamento.

Oggi diciamo anche «basta» con la retorica sullo sperpero delle risorse pubbliche nelle regioni meridionali, servita come clava ideologica per realizzare quella radicale inversione delle politiche regionali delle regioni svantaggiate verso le regioni più forti del Paese.

Vogliamo ancora credere che tutte le nostre preoccupazioni fin qui espresse troveranno presto una risposta concreta ed adeguata attraverso il piano straordinario per il Mezzogiorno di lunga durata. L'emergenza sud, onorevoli colleghi, dovrà diventare un'emergenza nazionale. Dal sud sappiamo che può arrivare la spinta necessaria per dare competitività al sistema Italia. Il meridione non si può più accontentare di saldi o di mance, perché si aspetta che dal Mezzogiorno «parlato» si passi a quello dei fatti.

Registriamo, tuttavia, con favore i buoni intendimenti pronunciati dal capo del Governo che ci auguriamo essere seguiti dai fatti. D'ora in avanti manterremo, quindi, le mani libere e gli occhi sempre aperti.

Onorevoli colleghi, per le ragioni espresse e coerentemente con gli impegni assunti con le popolazioni del Mezzogiorno, il Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud non voterà il provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).



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