REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8
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 Anno V n° 8 AGOSTO 2009    -   FATTI & OPINIONI


Camera dei deputati - Dal resoconto stenografico
Antonio Di Pietro (IDV) - Dichiarazioni di voto finale
Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali



Antonio Di Pietro Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, che non c'è, noi no: noi dell'Italia dei valori esprimiamo tutta la nostra contrarietà al decreto-legge che ci avete proposto, anzi imposto con il voto di fiducia. Le ragioni della nostra contrarietà sono molteplici, ma tutte unite dallo stesso filo logico: la nostra avversione al suo modo di governare, signor Presidente del Consiglio, fatto di furbizie, scorciatoie, doppi pesi e doppie misure, inconsistenza di contenuti, vendita di fumo, gioco delle tre carte con gli stessi fondi a disposizione. Si tratta di fondi che una volta vengono messi in un capitolo e un'altra in un capitolo diverso, solo per far credere che ci si occupa di tutto e, invece, non risolvete mai nulla.

Noi dell'Italia dei Valori denunciamo innanzitutto quello che manca nella manovra: il sostegno ai più deboli e alle aree sottosviluppate. Ci si attendeva un ampliamento delle misure a sostegno del reddito dei soggetti più deboli. Non è arrivato niente. Ci si attendeva l'individuazione di qualche misura di sostegno a favore dei lavoratori dipendenti, dei parasubordinati, dei precari, che non hanno diritto a nessun ammortizzatore sociale in caso di sospensione o cessazione del lavoro. Nulla. La Banca d'Italia - si sa - stima in circa un milione e seicentomila i lavoratori precari e ci ricorda che nelle famiglie in cui sono presenti i lavoratori atipici l'incidenza della povertà è quasi del 50 per cento (esattamente del 47 per cento). Per questi non vi è nulla.

È evidente che il lavoro flessibile è una necessità delle imprese, ma tra un lavoro flessibile e un altro, un Governo che rispetti il Paese e i suoi cittadini deve prevedere il diritto per i lavoratori ad essere sostenuti, così come avviene per ogni altro tipo di lavoratore, anche se precario. Ci si attendeva l'individuazione di nuove risorse ed invece sono sempre le stesse, che vengono usate come una partita di giro, tra un capitolo e l'altro, con l'aggravante che spesso sono state tolte risorse ai fondi per gli investimenti per darle a quelli per le spese correnti. Un esempio lampante - cominciamo con gli esempi - è lo sperpero, anzi la malversazione delle risorse FAS 2007-2013, che sono state spostate su altri obiettivi, diversi da quelli previsti dalla legge, quali il pagamento di debiti di Alitalia, faraoniche opere pubbliche inutili, come il ponte sullo Stretto di Messina, la cassa integrazione, lo smaltimento dei rifiuti, e così via. Un altro esempio è lo sbandierato piano casa: 550 milioni di euro di questi fondi sono stati messi a suo tempo a disposizione dal Governo Prodi; sono sempre e solo quelli, con la differenza che prima erano destinati all'edilizia pubblica, quella che serve per le persone più bisognose, ed ora per l'edilizia privata, quella degli speculatori e degli affaristi.

Un altro esempio ancora è la tuttora irrisolta questione meridionale che dimostra lo scarso interesse del Governo per il sud del Paese, non solo per quanto riguarda l'assegnazione e la distribuzione dei fondi, ma sopratutto per ciò che concerne il sistema dei controlli, che a noi dell'Italia dei Valori sta a cuore. Anche qui un esempio di controlli compiacenti e di connivenze: il mio Molise, signor Presidente del Consiglio, ove, a fronte di un buco finanziario vertiginoso ed insostenibile del sistema sanitario, buco provocato - lo denuncio pubblicamente qui in Aula - dal presidente della regione Michele Iorio, ebbene il Governo ne dichiara il dissesto, nomina un commissario, ma lo individua nello stesso Michele Iorio. Come a dire: affidare a un ladro la cassaforte della banca!

Queste sono solo alcune delle miriadi di manchevolezze che si possono elencare per delineare la prima ragione del nostro voto contrario al provvedimento anticrisi: un provvedimento monco, senza strategia, senza interventi di sostegno all'economia; un provvedimento senza anima, senza volontà di svolta per il Paese; un provvedimento che non risolve né il debito pubblico né l'evasione fiscale. Altra ragione per cui noi diciamo «no» a questo provvedimento è il mancato sostegno alle imprese. Sì, signor Presidente, lei ogni giorno millanta che sta dalla parte delle imprese; sì, ma quali? O meglio, quali altre oltre a quelle di famiglia o della ristretta cerchia di imprenditori amici suoi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Solo così si spiega il continuo ricorso all'assegnazione - altro esempio - di commesse e lavori in deroga alla legge sugli appalti, come la vicenda TAV, ove ha eliminato la previsione di mettere i Pag. 9lavori in gara per evitare il raddoppio dei costi, come è avvenuto finora. E che dire, signor Presidente del Consiglio, che non c'è, della famigerata join venture RAI-Mediaset per eliminare un suo agguerrito concorrente sulla scena delle imprese addette all'informazione, come Sky di Murdoch? E che dire, infine, della fatwa dai lei lanciata per spingere gli imprenditori a non affidare la propria pubblicità aziendale a quegli organi di informazione che si permettono di criticarla?

Ma soprattutto, proprio per quel che riguarda il merito dell'attuale decreto anticrisi, lei, Berlusconi, adotta ancora una volta due pesi e due misure: la previsione dell'esenzione fiscale riservata solo alle grandi imprese, mentre sono totalmente escluse le piccole imprese, vale a dire il cuore dell'economia italiana. Ma tanto si sa: a lei stanno a cuore le saccocce delle aziende sue e degli amici e compari suoi, non quelle degli italiani! La sua politica del resto, signor Presidente del Consiglio, che non c'è, è ben nota e non si smentisce mai: è sempre quella di far pagare ai poveri e di far guadagnare i disonesti.

E a proposito di disonesti: che dire della politica dei condoni? L'unico strumento che lei, presidente Berlusconi, sa immaginare per affrontare le crisi economiche è la politica dei condoni. Anche questa volta ci riprova: con la scusa che allo Stato servono soldi, ne approfitta per aiutare i criminali a lavare il denaro sporco e ad assicurare loro l'impunità, anzi, ad assicurarsela anche per sé, visto che di fondi neri occultati nelle banche compiacenti e in Paesi offshore se ne intende benissimo, come dimostra la sentenza Mills ed il conto All Iberian a lei facente capo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).Né si venga a dire che sono esclusi dal condono i proventi da reato: come si fanno a scoprire i reati se ogni volta che una persona viene presa con le mani nel sacco basta che fa una ricevutina bancaria in cui si dice che ha fatto il condono e che, quindi, nei suoi confronti non si può procedere?

I reati di riciclaggio vengono scoperti e provati dopo che vengono ritrovati i soldi illeciti, ma se li si passa prima nella lavatrice dello scudo fiscale non potranno mai essere scoperti. Insomma, lei ha introdotto un nuovo sistema, quello dell'autocertificato di buona condotta che uno si fa e in questo modo poi può delinquere come gli pare e piace. Lei sta facendo un'altra amnistia, un condono totale e tombale per molti, moltissimi contribuenti, il tutto mentre anche lei e molti amici e sodali suoi sono ancora sotto processo per reati simili.

Che dire dello scherzetto che lei, Presidente Berlusconi, ha riservato alla Corte dei conti? Nel decreto-legge viene stabilito che l'azione è esercitabile dal pubblico ministero contabile solo in presenza di specifiche e precise notizie di reato e solo qualora il danno sia stato cagionato da colpa o da dolo. Insomma, i comportamenti che non causano un danno erariale non possono essere perseguiti e se non sono commessi con dolo o colpa non possono essere perseguiti. Ma come si fa a sapere prima se ci sia o meno colpa grave o dolo? O come si fa a sapere prima di un'indagine se ci sia o meno danno erariale? La verità è una ed una sola: voi i controlli della Corte dei conti, organo costituzionale e terzo, non li volete, così come non volete quelli della magistratura ordinaria.

Ma soprattutto, perché permettete e prevedete che la norma dovrebbe valere anche per comportamenti passati e per processi contabili già in corso? Oddio, ho sbagliato, a questa domanda è più facile rispondere: per coprire, come al solito, con la solita leggina ad personam, qualche azienda di famiglia o qualche suo sodale di affari, signor Presidente del Consiglio. Ebbene, ricordiamo che la Corte dei conti, come sancisce la nostra Costituzione, è un organo di autogoverno che non può e non deve in alcun modo subire un'interferenza dell'Esecutivo, lei invece, Presidente Berlusconi, vuole sottometterla ai suoi poteri e ai suoi bisogni, così come ha fatto e sta continuamente tentando di fare con la magistratura ordinaria. Ma questo è contro la Costituzione ed a noi dell'Italia dei Valori non resta che appellarci, ancora una volta, al Presidente della Repubblica. Sì, al Presidente della Repubblica, affinché fermi questo continuo scempio di legalità con un'azione forte e decisa e non solo più con un messaggio perché a lei, Presidente Berlusconi, i messaggi del Presidente della Repubblica, entrano da un orecchio ed escono dall'altro senza lasciare traccia. E che dire ancora di un'altra nota dolente, la politica energetica, che in questo decreto-legge anticrisi mette totalmente a repentaglio la stabilità ambientale e la salute pubblica. Contestiamo il ritorno alle famigerate centrali nucleari che noi riteniamo pericolose per la salute e per l'ambiente, di tecnologia obsoleta, costose e di difficile realizzazione nel nostro sistema, nella nostra accidentata terra. Insomma, il gioco non vale la candela.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Mi avvio a concludere, Presidente. Consideriamo poi inaccettabile che il Ministro dell'ambiente venga del tutto esautorato dal suo ruolo di controllo e di prevenzione, così come consideriamo inaccettabili i problemi procedurali e costituzionali che lei pone non rispettando il Presidente della Repubblica che nel suo messaggio ha detto appunto che non bisognava stravolgere i decreti-legge.

PRESIDENTE. Onorevole, di Pietro deve concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Concludo davvero, Presidente. Del pari, consideriamo inaccettabile che la sanatoria per le badanti possa essere fatta solo per i datori di lavoro con più di 20 mila euro così come consideriamo inaccettabile che i terremotati d'Abruzzo....

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Infine, vengo alle conclusioni, votiamo contro per ribadire la nostra contrarietà al suo modo settario e piduista di governare, signor Presidente del Consiglio.... (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, il suo tempo è scaduto…



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