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 Anno V n° 9 SETTEMBRE 2009    -   PRIMA PAGINA


Un giorno da non dimenticare
11 Settembre: riflettiamo è l'ora
L’attentato alle Twin Tower fu una scioccante svolta nel nostro modo di vivere e di credere nella società. Ora è il momento di fare il punto
Di Il Nibbio



Mi ha colpito oggi la frase del comunicato stampa del Governo. che riporta la dichiarazione di Silvio Berlusconi per l’occasione: “ L’11 settembre è una giornata dolorosa per tutti noi. Per tutto il mondo. Una giornata che ha colpito in particolare gli Stati Uniti d’America, ma anche tutti coloro che si riconoscono nei valori della libertà e della democrazia.

Certamente chi ha visto in diretta televisiva la scena drammatica del crollo delle tue torri, non lo dimenticherà difficilmente; anche il triste conteggio dei morti, le storie di vite stroncate sono difficilmente dimenticabili, ma c’è altro, quell’evento non ha colpito “in particolare gli Stati Uniti d’America”, ma le sue conseguenze sono dilagate in tutto il mondo con grandissima velocità e condizionano ancora oggi la nostra vita.

La reazione dell’America fu immediata: il presidente USA, George W. Bush, dichiarò la “3° guerra mondiale”, la guerra al terrorismo, guerra che non è ancora finita e che non si capisce bene come finirà, per lo meno per le attività belliche.

Ora si sa che Bush aveva subito pensato di attaccare l’Iraq, ma Osama bin Laden, il capo dell’organizzazione terroristica Al Qaeda, responsabile dell’attentato, aveva la sua base in Afganistan e così si aprirono prima le offensive in quella regione al centro dell’Asia, dove già le armate Russe erano state sconfitte.
L’iniziativa in Afganistan fu iniziata sotto l’egida dell’ONU e con l’appoggio di tutte le potenze occidentali. Però questo non era l’obiettivo di Bush jr.: egli doveva chiudere la partita aperta da suo padre con Saddam Hussein, che con Al Qaeda non centrava per nulla, anzi ne era un antagonista acerrimo. Infatti il suo regime, seppure sanguinario, era l’unico in Medio oriente non legato all’islamismo né moderato, né integralista.

Credo che questo sia stato l’errore più grosso fatto e che ha dimostrato un’assoluta mancanza di strategie e di conoscenza di quello a cui si andava incontro. Si è mostrata solo l’arroganza di credersi tanto potenti da pensare di poter rendere il mondo “un posto più sicuro” con la sola forza delle armi. Bush, come un crociato medievale, pensava di poter portare con le “armi benedette” la democrazia ovunque e di poter “raddrizzare la gambe a tutti cani storti del mondo”, distruggendo tutti gli “stati-canaglia” del pianeta Terra, ma forse non proprio tutti, forse solo quelli chiave per l’approvvigionamento energetico, infatti ha completamente ignorato il Corno d’Africa o altri territori in cui la democrazia è totalmente ignorata e che sono ben pericolosi per la pace.

L’invasione dell’Iraq ha dato vigore all’integralismo islamico, ampliando fortemente la capacità di azione di Al Qaeda. Ha rafforzato il ruolo internazionale dell’Iran.. Se il terrorismo sembra oggi latente è forse solo per la capacità delle intelligens, organizzatesi con un sistema di rete fortemente connessa, che riesce a vanificare le azioni terroristiche. Sappiamo che l’incapacità di agire danneggia la popolarità del terrorismo, ciò nonostante si vive sempre con apprensione e attentati sanguinosi come quelli della Spagna o di Londra sono sempre possibili.

Con i se non si fa la storia, ma credo che, se la guerra si fosse limita all’Afganistan e si fosse insistito di più con il non affidabile alleato Pakistan, oggi la situazione sarebbe decisamente migliore. Non solo la guerra “mondiale”, avviata da Bush, ha divorato risorse economiche, senza produrre risultati, ma solo morti, quelle risorse invece sarebbero state utili per ridurre il peso della crisi economica, che era ben attesa, anche se nessun economista era in grado di dire quando si sarebbe verificato l’evento iniziale. Obama ha ben detto che la riforma sanitaria che propone costa meno delle guerre di Bush e è di questo tipo di rivoluzioni che abbiamo bisogno per garantire la stabilità.

La situazione mondiale si è modificata profondamente dal 2001 e credo che anche questo, nel bene e nel male, sia da attribuire alla folle crociata del passato presidente statunitense.

Quando crollarono le Twin Tower, gli Stati Uniti erano l’unica superpotenza che potesse controllore la Terra: i “Padroni del Mondo”. Oggi l’altra superpotenza, la Russia, che allora era distrutta dalla sua scellerata politica economico sociale, è tornata a far sentire il suo peso. Si sono anche affacciate alcune potenze asiatiche, mentre lo sconquasso della guerra in Iraq ha rallentato fortemente la coesione dell’Europa.
Comunque oggi possiamo contare cinque punti di riferimento per il mondo: USA, Cina, Russia, India ed Europa; tutti questi hanno motivi per collaborare fra loro contro i grandi pericoli che possono mettere in forse il loro benessere. Primo tra tutti certamente il terrorismo integralista, ma anche la guerra e il dissesto economico, che nell’ultimo anno ci ha fatto conoscere la recessione.

Se con l’11 settembre è giusto ricordare i 3.000 morti delle Twin Tower, è anche giusto ricordare anche le molte migliaia di morti causate dalle guerre conseguenti, i dolori causati dai misfatti come quelli di “Guantanamo”, e rilevare che la terra continua, per fortuna, a girare con una popolazione umana viva, che riesce a trasformare i disastri in migliori opportunità, in barba agli imperatori più o meno democratici



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