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 Anno V n° 10 OTTOBRE 2009    -   TERZA PAGINA



Le ragazze dell'est

Di Annamaria Francese



Mi piacerebbe capire cosa passa in quel tuo cervelletto di gallina”.
Questa è la frase più gentile che Ada si sente dire da suo marito nel corso della giornata. Dopo tutto “cervelletto” è pur sempre un vezzeggiativo e la gallina in fondo è un animale simpatico. E’ chioccia, cioè ama i figli e chi più di Ada può rappresentarla. E poi fa le uova e se non vogliamo andare troppo per il sottile, lei con le uova sa fare cose buonissime. In fondo bisogna accontentarsi. Meglio questo che epiteti come scema, cretina o disgraziata. Non è che questi manchino, ma sono più rari. Quando qualcosa non è fatta a dovere o quando una sua parola sembra fuori luogo.

Poi, col tempo, le macchie sulla tovaglia faticano ad andar via, qualche camicia non viene più stirata bene come un tempo e si sa, anche i capelli mostrano un po’ di bianco e le rughe intorno alla bocca aumentano. Qualcuno dice che sono pieghe amare, ma che motivi di amarezza può avere lei con la sua vita che scorre tranquilla su anonimi binari di casalinga di provincia? Mai uno schiaffo, mai una prepotenza da quel marito grosso come un armadio e aspro come le montagne intorno. Solo quelle parole, buttate qua e là e qualche borbottio fra i denti. Mai neppure un cinema o una passeggiata all’infuori di quella domenicale per la messa. Ma Ada ormai c’è abituata e preferisce far consumare nell’armadio l’unico paio di scarpe buone che possiede.
Poi sono arrivate le ragazze dell’Est. Le chiama così la Mariannina che sa tutto di tutti in città e la vita si movimenta un po’.

Quasi tutti hanno un anziano in casa, cosicché molti hanno bisogno di una badante, almeno i più abbienti. Perché queste ragazze dell’Est prendono meno, ma non pochissimo e chi fa fatica a quadrare il bilancio certi lussi non può permetterseli. Come Ada che, da quando i figli si sono sposati, si è presa in casa la suocera e l’ha accudita in tutto e per tutto. Ha avuto più attenzioni per lei che per suo marito e di questo lui le è stato sempre grato.

Vuoi mettere la differenza? Vuoi mettere che significa per mia madre avere vicino una figlia affettuosa anziché un’estranea?

E così spesso anche l’uscita per la messa è diventata difficile. Ci si va solo quando viene la Mariannina a tenere un po’ di compagnia all’anziana, altrimenti Alfredo va da solo e lei ascolta la messa in tv con la suocera.

Tanto il Signore lo sa che c’è un impedimento e capisce e perdona”, dice il marito.
E sì, perché c’è anche bisogno del perdono, questo Ada lo sa. Ed è tranquilla con la sua coscienza e chissà perché le pieghe agli angoli della bocca aumentano…

E’ tranquilla Ada, senza rimorsi. Anche il suo casto impegno coniugale, vissuto sempre nel buio della stanza, con un vago sentore di peccato, anche quello si è fatto più rado. Luigi, suo marito, ha sempre meno tempo e un peso corporeo sempre più imponente che lo affatica. Ada non ne soffre, ma “ quelle” pieghe crescono, crescono… e non è solo colpa dell’età.

Poi una mattina Mariannina comincia a raccontare l’ultimo pettegolezzo. Il figlio del vecchio Mauri, si fa vedere spesso al bar con la badante di suo padre. La moglie, una donna di 47 anni ancora piacente, ma un po’ sformata dalle tre gravidanze e dal peso di aver vissuto tutti i suoi 23 anni di matrimonio in casa di un suocero autoritario e onnipresente, non lo sa ancora, ma Mariannina è certa che qualcosa accade.
D’altra parte anche Rocco il barbiere ha lasciato la sua fidanzata a un mese dal matrimonio e se ne è andato a Roma con una polacca a far non si sa bene cosa… Scuote la testa e borbotta, che la vita è diventata difficile anche per lei da quando queste ragazze sono venute a lavorare “a ora” e le tolgono il pane di bocca.

Ada ascolta in silenzio, abituata com’è alle chiacchiere della donna. Pensa che un aiuto in casa non le dispiacerebbe proprio, ora che ha superato i cinquanta e sente il peso di una vita fatta solo di faccende e silenzi e che certo non basta Mariannina che viene una volta a settimana o quando serve per compagnia alla suocera ed è più vecchia di lei. Il pensiero la segue mentre carica la lavatrice, mentre rimescola il sugo sul fuoco e aspetta. Le piacerebbe parlarne al marito ma non sa come fare.
Teme la sua reazione.
Ti è venuta voglia di fare la signora, eh? Ma va che con solo due persone in casa è uno spreco inutile.E poi, non c’è Mariannina?

Inutile spiegargli che c’è anche sua madre e che conta per due, che Mariannina vale ben poco e che lei è stanca. Non capirebbe.

Invece Piero capisce da solo e Gracyna arriva a casa un giorno all’ora di pranzo. Il marito la presenta, la fa sedere a tavola e dice ad Ada che la ragazza darà una mano per le faccende e per la madre.
La moglie ha un sorriso strano, misto a stupore. Non capisce, è la prima volta che il marito previene un suo desiderio e fa qualcosa per lei. La ragazza dell’est ha gli occhi azzurri, i capelli biondi, come da copione. E’ giovane, non giovanissima, ha uno sguardo attento e un sorriso ambiguo. Le sembra. E le vengono in mente i racconti di Mariannina. “Ma che vai a pensare, scema”, si dice mentalmente e intanto serve il cibo anche alla ragazza che mangia sbocconcellando, senza appetito e Ada si dice che forse non le piace. Glielo chiede e pensa che non sa se capirà, ma Gracyna risponde a tono e mostra di conoscere abbastanza la lingua. E’ in Italia da due anni spiega ed è sempre stata a servizio da un avvocato di Milano. Ora si è trasferita perché l’avvocato è morto e lei è venuta qui con un’amica.

Per ora può dormire in camera della mamma - dice Piero - così saremo più tranquilli. Poi si vedrà”- Dormire?
Ada non ha mai pensato questo. Dormire, perché?
Che bisogno c’è di aiuto anche di notte?
E che significa “poi si vedrà”?
La sorpresa già si tinge di sospetto e Mariannina sembra stare là a guardarla e a scuotere la testa. La donna sparecchia in silenzio e la ragazza fa mostra di darle una mano, porgendole i piatti che Ada ammucchia nel lavello.

Dai, lascia perdere - interrompe la voce di Piero - comincerai domani. Ora sistema prima le tue cose, mia moglie fa da sola. Vieni che ti mostro la casa

Tutto normale, nessuno ha chiesto il suo parere, suo marito decide, come sempre. Ada stasera ha poca voglia di dubitare.
Guarda il detersivo che si gonfia nell’acqua e pensa che da domani questo non sarà più compito suo. Pensa ai panni da stirare, ai letti da rifare, ai pavimenti. E per un momento sogna telefonate alle amiche, passeggiate, un caffè al bar. E vede le sue mani morbide e curate, sempre con lo smalto lucido. Non ha rimorso pensando che un’altra lo farà al suo posto, la ragazza è giovane e poi è pagata. Mentre lei lo ha fatto gratis per tutti questi anni.

I giorni passano e dopo la prima euforia, Ada fa la conta dei benefici portati dall’arrivo di Gracyna.
Certo, le faccende sono diminuite, fa meno fatica e ha meno dolori, ma le passeggiate o le chiacchiere con le amiche, sono state il futile pensiero di un minuto. Le altre hanno mariti più esigenti del suo, hanno figli ancora in casa e non hanno ragazze dell’est che le aiutano.
Le sue uscite si limitano a quelle per la spesa, come un tempo, perché questo e la cucina non sono cose che possa delegare e ora non ha più neppure Mariannina con cui scambiare qualche parola. Il silenzio è aumentato nella vecchia casa e a lei non resta che parlare all'anziana suocera che capisce poco e sente ancora meno.
La ragazza straniera dice solo qualche parola indispensabile, ma ogni tanto Ada sorprende il suo sguardo su di lei, uno sguardo che a lei sembra quasi irridente. Ma è solo una sua impressione, ne è convinta. Ora però, lei e il marito vanno di nuovo assieme alla messa ed è una bella soddisfazione.

Una domenica mattina Piero non si sente troppo bene, è stanco, ha lavorato fino a tardi il giorno prima e le dice di andare da sola. Ada non lo ha mai fatto, quando il marito è stato male, ha rinunciato anche lei, oppure è andata con Mariannina.

Sei una donna matura, cosa vuoi che ti accada? E se fossi vedova, allora, non andresti più in chiesa?

E dopo quella prima volta ce ne sono state altre.
Quando il tempo è bello lei si allunga fino alla piazza principale e compra anche i dolci ed è fiera di se come se facesse un viaggio.
Si veste meglio, ora Ada, ha più tempo da dedicare alla sua vecchia passione per il cucito. E si cura di più. Ha ripreso a truccarsi lievemente e fa più spesso la messa in piega. Dal parrucchiere, non in casa come un tempo. E il marito non si lamenta più per i soldi e le spese eccessive. Questo sì, questo è il più grosso beneficio da quando è arrivata Gracyna.

E’ cambiato Piero, leggermente, è di umore migliore e non urla più.

Poi, come sempre accade nelle migliori commedie, quella domenica le si rompe la scarpa e lei, ormai in ritardo per la funzione, torna indietro.
Oltre la porta la casa è immersa nel silenzio e qualcosa le impedisce di chiamare.
Nella sua stanza la suocera riposa, da sola. L’uscio della camera da letto è socchiuso e i due non si accorgono della sua presenza . Non c’è alcuna sorpresa in lei, è come se lo avesse sempre saputo.
Guarda la scena e le sembra solo ridicola. Quell’omaccione corpulento e quella ragazza diafana dal corpo bianco. No, veramente nessuna sorpresa. E, ancora seguendo il copione di quella commedia lei compie i gesti che avrebbe visto in una soap opera. Si allontana piano, richiude la porta, aspetta un quarto d’ora nelle scale, poi bussa.

L’indomani il marito esce presto, come al solito. Lei riempie in fretta un borsone.
Dì a mio marito che sono andata da mia sorella che non sta bene, torno tra qualche giorno. Sta’ attenta alla signora”, raccomanda alla ragazza ed esce.

E’ ancora presto, ma la nebbia per la strada si sta diradando. Sua sorella Mena è una donna in gamba, è forte e generosa, l’aiuterà. E quel Piero a lei non era mai piaciuto. Prepotente e superficiale, incapace di voler veramente bene.
Strano, ma Ada non ha paura. Non ha ansia e forse neppure dolore. Non si è mai mossa da sola, ha vissuto all’ombra di tutti, al servizio di tutti. E ancora adesso ha bisogno di ricorrere a qualcuno. Ma è stranamente fiera di sé come quando va in piazza la domenica.

Eccolo il viaggio, lungo e senza ritorno. Alla ventura, come quello di tante ragazze venute dall’est.



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