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 Anno V n° 10 OTTOBRE 2009    -   FATTI & OPINIONI


Si cambia epoca
È la fine del dollaro?
La crisi, indotta dalla pessima finanza americana, sta minando la leadership del dollaro negli scambi mondiali. Quale il ruolo della Russia e della Cina?
Di Il Nibbio



Il sistema economico finanziario mondiale è in forte cambiamento. La crisi economica, partita per lo “scoppio” della bolla speculativa americana, sta portando a molte modifiche nei rapporti fra gli Stati.

L’ultimo di questi cambiamenti, ma non il solo, è il riavvicinamento di Russia e Cina, che ha portato qualche giorno fa alla firma a Pechino d’accordi commerciali fra i due paesi; cò mostra, oltre al riavvicinamento, anche il cambiamento dei ruoli: la Cina da “amico povero” di qualche decennio fa, è diventato il vicino che va a risolvere i problemi dell’orso russo. Gli accordi siglati hanno un valore di 3,5 miliardi di dollari, ma la cosa più rilevante è che l’Agricultural Bank of China effettuerà un prestito di 500 milioni di dollari alla seconda banca russa, la VTB. Come contropartita la Russia fornirà gas naturale alla Cina, che è sempre alla caccia d’energia per sostenere il suo sviluppo.
A tal proposito è bene ricordare che la Cina è anche il maggior sottoscrittore delle obbligazioni emesse dagli USA e questo la mette nelle condizioni di poter effettivamente influenzare le politiche mondiali, ponendosi ormai come uno degli arbitri di quello che succede.

Il Dollaro è sempre più debole, sia per l’indebitamento degli USA, che si sta avvicinando a passi veloci al 100% del PIL, sia per la crisi, che, nonostante le azioni coraggiose che Obama ha intrapreso e che hanno sicuramente evitato il peggio, ha portato disoccupazione altissima, consumi interni bassissimi e un ripiegamento degli investimenti verso l’interno del paese e, iniezioni di liquidità da parte della Federal Reserve, per evitare il fallimento del sistema finanziario. Gli Usa stampano più dollari di quanto valga la loro economia dal 1967 e il massimo di emissione di moneta si è avuto nel periodo 1999-2000, prima dell’era Bush jr.

Si avvicina nuovamente alla quotazione di 1,50 sul dollaro e l’oro riprende a salire. Questi sono gli evidenti segnali della debolezza degli USA: la quotazione del dollaro rispecchia una perdita di potere anche politico. L’Europa non si presenta come una “locomotiva” in grado di sopperire alla leadership Usa, ma possiamo affermare che la scena mondiale ci mostra invece un avanzamento del peso della Cina, che esce a testa alta dalla crisi, anche se le contraddizioni interne incominciano a far sentire il loro peso.

Un segno di questo cambiamento è la notizia fornita dall’ Independent che in Medio Oriente si sta pensando di sostituire il dollaro come moneta di riferimento nelle transazioni petrolifere. Vi sarebbero gia state riunioni, tenute segrete, tra gli Stati Arabi, Cina, Russia e Francia e l’idea sarebbe di adottare un paniere di valute tra cui lo yen giapponese, lo yuan cinese, l’euro, l’oro. A questi si aggiungerebbe anche la nuova moneta unica prevista per i Paesi aderenti al Consiglio per la cooperazione del Golfo, tra cui Arabia Saudita, Abu Dhabi, Kuwait e Qatar.

Se questo avviene, è certamente il cambiamento più radicale degli ultimi cento anni, non solo per il Medio Oriente, ma per la geopolitica mondiale, perché questo vorrebbe dire la fine del dollaro come moneta di riferimento e, di conseguenza, l’inizio della fine dell’egemonia americana sul mondo.

È prevedibile che, se questo si realizzasse, produrrebbe forti attriti tra gli USA e i suoi alleati, oltre ad un inasprimento dei rapporti con la Cina e la Russia. Per questo è probabile che l’iniziativa proceda lentamente, anche perché la Cina vanta crediti enormi verso gli Stati Uniti e quindi non ha alcun interesse a un rapido indebolimento del dollaro. Resta comunque che a livello mondiale si rilevano i cambiamenti prodotti dalla crisi e lo spostamento geopolitico del “potere” verso i paesi emergenti.



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