REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8
Articoli letti  14884477
   RSS feed RSS
Vedi tutti gli articoli di Cricio
stampa

 Anno V n° 11 NOVEMBRE 2009    -   FATTI & OPINIONI


Tra fede, tradizione e opportunità
Il Crocefisso che divide
Quale è il suo significato, perché e a quali condizioni dovrebbe stare in un luogo pubblico? Le inutili parole di chi sarebbe meglio stesse zitto.
Di Cricio


La consuetudine dei nostri mass media è di bombardarci con fatti eclatanti, senza approfondirli veramente, ma raffazzonando dichiarazioni di opinion leader, che non sempre danno riposte interessanti, e poi dimenticarli.
Vediamo qualche esempio. Prima Berlusconi con Villa certosa e le escort, poi con Marrazzo, con notizie spesso poco significative, ma con incessante cadenza quotidiana, al punto da dare il voltastomaco.

Qualche giorno fa è esploso il problema “crocefisso”, quando la Corte di Giustizia di Strasburgo ha emesso la sentenza sulla richiesta di Soile Lautsi Albertin, che, dopo aver inutilmente cercato, di far valere il suo diritto a impartire una educazione laica ai sui figli, attraverso gli organi italiani, ha posto il quesito alla suprema corte europea: è compatibile l'esposizione nel crocefisso in classe con la libertà di educazione religiosa? La Corte di Strasburgo ha sentenziato : la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni” e, di conseguenza risulta una violazione alla libertà di religione degli alunni.

Tutti hanno parlato, ma ma cosa hanno detto? Di tutto e di più e ci si dovrebbe veramente vergognare ad avere tanti politici o persone importanti, che non sanno di cosa parlano, ma parlano sempre.

Bossi, con fare molto rustico, ha definito la sentenza una “stronzata”, ma almeno non ha fatto filosofia su di essa, come invece ha tentato di fare la ministra Mariastella Gelmini che ha affermato “La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione”. Ma da dove la prende una simile idea e cosa significa davvero? Non c'è da nessuna parte scritto che il crocefisso sia il simbolo dello Stato Italiano, per quello c'è uno “stellone” che nelle classi non ho mai visto. Una volta si usava almeno affiggere la fotografia del Presidente della Repubblica, ora non c'è più nemmeno quella. Se abbandoniamo i simboli ufficiali troviamo la pizza, la pasta, la moda, la squadra di calcio e via così...
La più simpatica dichiarazione è certamente quella di Paola Binetti, che ha affermato: “Spero che la sentenza sia semplicemente orientativa, che si collochi cioè nel rispetto delle credenze religiose”. Mi chiedo se sappia cosa sono le sentenze di una Corte di Giustizia; non sono certo degli inviti garbati, che possano essere interpretati a secondo della proprio convinzione.

Molto misurate sono invece le reazioni ufficiali della Chiesa, che ovviamente si rammarica di questa sentenza. Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede ha espresso la cosa più saggia “Credo che ci voglia una riflessione, prima di commentare”.

Intanto al Governo si sta pensando già al ricorso, ma perché sprecare i soldi? La sentenza mi sembra che sia la ovvia conseguenza di un grave pasticcio perpetrato da una cultura da “stato teocratico” che continua a imperversare da prima del Risorgimento.

Non è in discussione il significato del crocefisso, su cui certamente non c'è nulla da obbiettare, anzi è un simbolo di altissimo valore, ma resta un simbolo religioso legato alla cristianità e quindi mi sembra ovvio che la Corte di Strasburgo accetti la richiesta fatta da una famiglia di non volerlo nella sede dove i suoi figli ricevono l'istruzione pubblica. C'è da chiedersi invece perché tanta gente si straccia le vesti per una decisione che giuridicamente è ovvia, invece ti preoccuparsi del vero problema: testimoniare la propria fede, per prima cosa tra i troppi politici che si dichiarano difensori dei valori cattolici a parole, ma nei fatti non sono “pubblici peccatori”, secondo la definizione voluta dalla stessa Chiesa Cattolica.

Se guardiamo l'oggetto della discussione, superando la visione personale, ci possiamo accorgere che lo possiamo vedere in modi diversi: per un ebreo non può essere un simbolo di pace, perché, per secoli, è stato il simbolo di accusa verso tale popolo, per un ateo è una interferenza, per uno scettico è inutile, per un chimico è legno, plastica, bronzo, o altro... e allora cosa è?

È un simbolo importantissimo per il credente, ma il il credente vero, non può limitarsi ad appendere il crocefisso al muro e andarsene, deve testimoniare la fede prima di usare il martello per picchiare il chiodo e anche dopo. Mi chiedo, nelle aule delle nostre scuole dov'è la testimonianza vivente, chiesta dal Vangelo? Quella dovrebbe essere presente se si vuole che il simbolo abbia un significato, e questo ancora di più oggi con i problemi molto gravi che attraversano i ragazzi: bullismo, alcolismo, esibizionismo, ecc. La mancanza della testimonianza, imposta dalla fede, rende inutile la presenza del crocefisso e di tutte le discussioni generate dalla sentenza della Corte di Giustizia di Strasburgo.



Argomenti correlati:
 #attualità,        #chiesa,        #chiesa cattolica,        #gelmini,        #libertà,        #mass media,        #opinione,        #religione,        #scandalo,        #tremonti
Tutto il materiale pubblicato è coperto da ©CopyRight vietata riproduzione anche parziale

RSS feed RSS

Vedi tutti gli articoli di Cricio
Condividi  
Twitter
stampa

Il sito utilizza cockies solo a fini statistici, non per profilazione. Parti terze potrebero usare cockeis di profilazione