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 Anno V n° 11 NOVEMBRE 2009    -   FATTI & OPINIONI


Ennesima fiducia necessaria o conta dei fedelissimi?
Il dubbio
Il dibattito sul voto di fiducia svolto alla Camera il 17 Novembre è forse una risposta alla dichiarazione di Schifani della possibilità di tornare alle urne?
Di Giovanni Gelmini



Dibattito alla Camera dei Deputati sulla fiducia posta dal Governo nella conversione che, visto nella sua interezza, appare strano. Il provvedimento, già approvato dal Senato, contiene una serie di norme che recepiscono le direttive Europee ed evitano quindi sanzioni all'Italia, ma tra queste direttive c'è l'articolo 15 “Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica” vale a dire la cosiddetta privatizzazione dell'acqua, che suscita molti dubbi, non solo nell’opposizione.

Il primo intervento della dichiarazione di voto, fatto da Karl Zeller, della Sudtiroler Volkspartei, contiene forse la sintesi dell’inopportunità di inserire quest’argomento in un decreto urgente. Il deputato afferma: “ Innanzitutto siamo contrari al metodo di imporre nuovamente, mediante l'ennesima fiducia su un decreto-legge, un'importante riforma senza reale possibilità di confronto parlamentare. Il nostro giudizio è poi contrario anche per il merito del provvedimento. La fiducia posta su un testo che soltanto formalmente richiama adempimenti comunitari perché la Corte di Lussemburgo, anche di recente, ha confermato la legalità di affidamenti in house che ora si vogliono eliminare.

Tutto il dibattito sembra però mostrare che la fiducia è vissuta come una prova della fedeltà della maggioranza, fatta per allontanare la possibilità di elezioni anticipate, affermata dal presidente del Senato Schifani, giusto qualche giorno fa. La prova della verità di quanto affermato da Berlusconi in risposta all'osservazione del Presidente del Senato: “Vedo con stupore che si stanno moltiplicando e diffondendo notizie che continuano a fare apparire come imminente un ricorso alle elezioni anticipate. Non ho mai pensato niente di simile. Il mandato che abbiamo ricevuto dagli elettori è di governare per i cinque anni della legislatura, ed è questo l’impegno che stiamo già portando avanti con determinazione e che intendiamo concludere nell’interesse del Paese.
La maggioranza che sostiene il governo è solida anche al di là di una dialettica interna che comunque ne accentua le capacità ideative. Grazie a questo sostegno e alla fiducia che ci manifesta ogni giorno oltre il 60% degli italiani completeremo le riforme di cui l’Italia ha bisogno.
” ricordiamo che su quel 60% sbandierato da Berlusconi c'è da dubitare, visto che secondo il sondaggio IPR Marketing diffuso nello stesso giorno, il 17 novembre, leggiamo che ben il 51% degli italiani ha poca o nessuna fiducia nel Presidente del Consiglio.

Ecco quindi che i vari gruppi che compongono la maggioranza si sentono obbligati a fare atto di sottomissione.

Il primo significativo in ordine di tempo è il rappresentante dell'MPA, Arturo Iannaccone, che si inchina al volere del Premier con queste parole: “Noi abbiamo un primo dovere che poi riguarda tutti, compresi alcuni poteri previsti dalla Costituzione: rispettare la volontà del popolo sovrano che ha dato la maggioranza dei consensi a Berlusconi e ai suoi alleati, Lega ed MPA-Sud. È un attentato alla democrazia, all'autentica libertà che deve essere garantita a tutti, sovvertire con strumenti impropri il responso delle urne ”. Ricordiamo che l'MPA aveva preso dure posizioni recentemente contro il comportamento del Governo. Del suo intervento ricordiamo ancora una frase detta poco dopo “L'MPA-Sud è per la garanzia dei servizi pubblici, ai cittadini, efficienti e poco onerosi ”, che forse a qualcuno può ispirare ilarità e a qualcun altro far spuntare le lacrime agli occhi.

L'intervento più interessante è certamente quello del Veneto Luciano Dussin, della Lega Nord, che parla di tutto, mostra come Berlusconi sia perseguitato, come i giudici siano cattivi e ingiusti e come “... questa maggioranza non può più perdere tempo e deve concentrarsi sulle riforme: la riforma in senso federalista che sta procedendo per evitare il fallimento del Paese, ma soprattutto la riforma della giustizia che è un ordine, ma non è un potere, peraltro troppo a lungo impunito ”. Che cosa centri questo con la legge in esame l'onorevole Dussin dovrebbe spiegarcelo, ma il fatto che parli poco del provvedimento ce lo spiega l'onorevole Paolo Fontanelli, del PD, che ricorda come “ il vice capogruppo della Lega, Reguzzoni, dichiari la volontà di rimettere le mani su questo stesso testo che oggi votiamo, con un apposito ordine del giorno perché già si evidenziano i limiti e le difficoltà di questo provvedimento. ”.

Scontate sono le parole di Nicola Formichella, del PDL. “Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo ad approvare costituisce l'ennesima conferma dell'impegno del nostro Governo e della maggioranza per assicurare una tempestiva e sistematica attuazione degli obblighi comunitari da parte del nostro Paese. Il decreto-legge in esame adegua, infatti, il nostro ordinamento a ben tredici procedure di infrazione pendenti, di cui ben quattro per mancata attuazione di sentenze della Corte di giustizia. Con riferimento a queste ultime procedure, se il Governo non fosse intervenuto, la Corte avrebbe potuto comminare all'Italia ammende per un ammontare fino a 700 mila euro al giorno. In questo modo, prosegue la tendenza alla riduzione delle procedure di infrazione consolidatasi in questa legislatura grazie all'opera del Governo e delle Camere. Inoltre, il decreto-legge assicura l'attuazione di direttive e di regolamenti vigenti, prevenendo l'avvio di ulteriori procedure d'infrazione. Si tratta, dunque, di un passaggio essenziale per assicurare la conformità del nostro ordinamento a quello dell'Unione europea, proprio alla vigilia dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona

A noi resta un sacro dubbio: se la maggioranza era riuscita a far approvare in qualche giorno, da un ramo del Parlamento, la legge “Eluana”, perché non riesce a far convertire in 60 giorni quello, che secondo le affermazione dell'On. Formichella, è solo un atto dovuto?



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