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 Anno VI n° 2 FEBBRAIO 2010    -   FATTI & OPINIONI



Il Cavaliere diplomatico
Ed ecco la diplomazia del Cavaliere in Medio Oriente… in perfetta linea con gli insegnamenti di Trilussa
Di Giacomo Nigro



"L'Italia è diventata paese di punta contro l'antisemistismo e il negazionismo. Silvio, tu sei un grande leader coraggioso, Israele ha un grande amico in Europa", così si è espresso Benyamin Netanyahu per ringraziare il nostro Presidente del Consiglio il quale non ha esitato a rilanciare l'auspicio che Israele diventi "membro a pieno titolo dell'Unione Europea", arrivando a definire "una reazione giusta" ai missili di Hamas da Gaza, l'attacco israeliano che provocò un terribile massacro di civili, circa 1400, uomini e donne indifesi, e la condanna dell'Onu.

E' stata la prima volta di Berlusconi davanti alla Knesset ed è anche la prima assoluta di un premier italiano, un onore concesso in passato solo a Bush, Sarkozy e Merkel. Il Cavaliere ha parlato quasi quindici minuti sposando in pieno le posizioni di Gerusalemme e promettendo di farsi ambasciatore delle sue ragioni davanti alla comunità internazionale.

A quanto pare c'è la copertura USA, perché "Il vice presidente Usa Biden ha apprezzato quello che ha detto Berlusconi in Israele nei confronti di Teheran" così ha precisato Fini, il presidente della Camera, che ha avuto un colloquio con il numero due dell'amministrazione Usa. Sembra, però, che Berlusconi sia più realista del re: "Mi sento davvero uno di voi. Mi sono sentito davvero uno di voi il giorno in cui ho visitato Auschwitz. Viva Israele, Viva l'Italia, Viva la pace e la libertà! "Ma per Gerald Steinberg, titolare del Dipartimento di studi politici dell'Università Bar Ilan a Tel Aviv e, in passato, consigliere del premier Netanyahu, le parole di Berlusconi "saranno pure sincere, ma sono uno slogan privo di sostanza".

Ma vediamo come se l'è cavata sul fronte palestinese quando ha incontrato il leader dell'Anp, Abu Mazen. Uno dei più stretti consiglieri politici del presidente palestinese Abu Mazen, Nemer Hammad, ha seccato il premier così: "Quella degli israeliani a Gaza fu un'aggressione, c'è un rapporto che si chiama Goldstone sui crimini israeliani e, qualunque cosa dica il premier Berlusconi, non cambia la realtà".
Mentre nel corso della conferenza stampa con Abu Mazen, Berlusconi è tornato a offrire la disponibilità dell'Italia per la promozione di un piano di aiuti per i territori occupati: "Non c'è pace senza benessere", a un giornalista che gli ha chiesto di confermare il giudizio positivo sulla rappresaglia di Gaza, ha risposto in tono più sfumato: "Come è stato giusto piangere le vittime della Shoah, così è giusto manifestare dolore per quanto è successo a Gaza. Sempre, quando alla pace si sostituisce la guerra, alla ragionevolezza si sostituisce la violenza, viene meno l'umanità ed il rapporto tra gli uomini". Un colpo al cerchio e uno alla botte tardivo.

Vediamo ora cosa ne pensano in Iran. Mentre Berlusconi parlava alla Knesset, il Parlamento israeliano, il portavoce della Commissione affari esteri e sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, Kazem Jalali ha inviato un duro commento alle parole del premier che aveva detto che era "un dovere sostenere e aiutare la forte opposizione" in Iran: "Sono dichiarazioni che non potranno aiutare a risolvere i problemi, ma al contrario li renderanno più complicati. Parole pronunciate solo per fare contento il regime sionista".

Berlusconi, ha insistito puntando il dito contro la minaccia nuclare di Teheran: "In una situazione che può aprirsi alla prospettiva di nuove catastrofi, l'intera comunità internazionale deve decidersi a stabilire con parole chiare che non è accettabile l'armamento atomico a disposizione di uno Stato i cui leaders hanno proclamato 'apertamente' la volontà di distruggere Israele ed hanno negato insieme la Shoah e la legittimità dello Stato Ebraico. Bisogna sconfiggere i disegni pericolosi del regime iraniano".
Kazem Jalali, portavoce della commissione affari esteri del Parlamento iraniano, su posizioni conservatrici moderate, ha dichiarato che le parole di Silvio Berlusconi in Israele sono "un’aperta interferenza negli affari interni di un Paese indipendente".

Mi pare utile concludere, con il giudizio di Gerald Steinberg dell'Università Bar Ilan a Tel Aviv: "Purtroppo le analisi di molti europei e le loro parole sono prive di vera sostanza e profondità. Berlusconi è probabilmente più sincero di altri esponenti dell'UE, eppure le sue parole finiranno nel nulla, come tante idee simili venute fuori nel passato. La verità è che le relazioni tra l'Europa e Israele sono complesse. L'Olocausto costituisce un elemento di quella complessità. I sensi di colpa inducono molti a voler far qualcosa, a dire e dimostrare che vedono con simpatia Israele. Nella realtà, però, c'è un altro aspetto non trascurabile. Forse anche prioritario. Molti paesi europei, soprattutto quelli più a sud come l'Italia, sanno che le nostre guerre finiscono per coinvolgere in qualche modo anche loro. Ma non capiscono il conflitto e, dunque, non sanno come aiutarci a fermarlo."

Ma allora valeva la pena di esporsi in maniera così poco diplomatica? Forse bisognerebbe ricordarsi che a volte conviene essere meno espliciti come spiegava Trilussa a suo tempo.

"appendice letteraria"

La diplomazia
di Trilussa

Naturarmente, la Dipromazzia
è una cosa che serve a la nazzione
pe' conservà le bone relazzione,
co' quarche imbrojo e quarche furberia.

Se dice dipromatico pe' via
che frega co' 'na certa educazzione,
cercanno de nasconne l'opinione
dietro un giochetto de fisonomia.

Presempio, s'io te dico chiaramente
ch'ho incontrato tu' moje con un tale,
sarò sincero, sì, ma so' imprudente.


S'invece dico: - Abbada co' chi pratica...
Tu resti co' le corna tale e quale,
ma te l'avviso in forma dipromatica.



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