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Critica politica

PD: il popolo delle primarie batte la nomenclatura

Il popolo ha detto si a chi ha ben governato e ha detto no alla politica vecchia, fatta di accordi per il potere

Di Giovanni Gelmini

Dopo una lunga contesa in Puglia, le cose sono finalmente chiare: il candidato alle regionali è Nichi Vendola. La cosa era abbastanza scontata, ma il risultato è assolutamente sopra le aspettative, sia per un consenso “bulgaro”, ottenuto dal presidente uscente, sia per l'affluenza alle urne. Oggi Vendola si trova un consenso che supera il 70%, contro il 51% delle precedenti primarie e con una partecipazione nel 2005 di meno di 82.000 elettori contro i quasi 200.000 di ieri.

Vendola è sicuramente il grande vincitore e così conferma che la gente apprezza chi sa governare. La grande affluenza penso che si possa interpretare come la reazione forte della gente a chi pretende di imporre inciuci in nome di affari di potere. Il grande sconfitto è D'Alema e la sua sete di accordi per il potere; infatti aveva dichiarato in modo chiaro che, malgrado il programma di governo presentato da Vendola fosse condivisibile, l'accordo con l'UDC era un accordo strategico per battere il PDL.

D'Alema ammette la sconfitta subita in Puglia, ma intende proseguire con la ricerca di una collaborazione con L'UDC per sconfiggere il PDL; ma è questa la via giusta? Se il consenso alla persona del Presidente uscente è sicuramente un riconoscimento dei suoi elettori al suo modo di governare, il fatto che il popolo delle primarie sia più che raddoppiato non è anche dovuto a una sconfessione di accordi con l'UDC?

Credo che D'Alema sia un politico obsoleto. La sua visione della politica è protesa ad arrivare al potere, ma si dimentica che è passato il tempo in cui l'elettorato contava poco, perché c'era un voto ideologizzato, chi votava DC, PC o PSI non cambiava partito. Allora l'accordo doveva avvenire all'interno delle segreterie, delle direzioni di partito e contavano i pacchi di tessere che ogni boss politico aveva a disposizione. Questo periodo per fortuna è finito e oggi ogni leader politico deve convincere l'elettorato. Oggi per vincere occorrono i voti degli elettori che non si raggiungono con gli accordi non apprezzati da chi vota.

Berlusconi convince i suoi elettori, come lo si sa.
Bossi pure può contare su una fetta di elettorato che è convinta della bontà del voto dato alla Lega Nord.
Dove è l'elettorato del PD e dell'UDC? Sono sommabili queste due aree elettorali? E poi c'è il problema di quelli che non votano a destra, ma certo non si riconoscono nel PD e quindi o lo votano tappandosi il naso, come già hanno fatto due volte, o non lo votano se non mostra di essere coerente con le loro idee di governo.
Quello che conta a questo punto non sono le alleanze, ma il programma di governo e le persone che si propongono di realizzarlo.

Quale potrebbe essere il contributo dell'UDC in questa ottica?
È un piccolo partito, con radicazioni fortissime in alcune regioni del sud, come la Sicilia. Ma quale è la sua immagine? Quella della vecchia DC: compromessi su compromessi. Il tentativo di fare alleanze al Nord con PDL e al sud con il PD, tentativo bloccato da Bossi e apprezzato invece da D'Alema, ne è certamente l'esempio più chiaro.
L'immagine dell'UDC è anche rovinata dai tanti uomini politici, di questo partito, indagati dalle Procure e, anche se questo non può estendersi al partito, lascia molti dubbi che un'alleanza di questo genere possa dare il via a quella politica per il territorio virtuosa, che è assolutamente necessaria per evitare la catastrofe.

Credo che l'elettorato al sud chieda questo: rilanciare la possibilità di vivere al sud con decenza e combattere la criminalità. Nessun partito può vincere se non si propone di risponde a questa esigenza, ma c'è di più: occorre che chi sia il vincitore non si trovi poi i veti alla realizzazione del programma, come invece è avvenuto già con Mastella e Dini nel Governo Prodi.

La gente è stufa di questi ex DC, vuole chiarezza e certezze. D'Alema e Bersani farebbero bene a ricordare che chi non vota è ormai il partito di maggioranza, mentre Casini rappresenta solo pochi punti percentuali dell'insieme dell'elettorato. Per vincere non si deve cercare di rubare qualche voto al PDL, ma convincere gli elettori di sinistra che si agirà per un governo utile al territorio e alle classi più deboli. Che senso ha fare, come si propone Giorgio Orsoni candidato a Venezia, una coalizione che vada dall'UDC a Rifondazione e scontentare così l'elettorato centrista, quello cattolico osservante e quello di sinistra? Sarebbe bene che questi politici si ricordassero che gli elettori non sono più marionette, che si possono indirizzare come si vuole; questo lo può pensare solo chi controlla 5 TV.

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