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 Anno VI n° 4 APRILE 2010    -   PRIMA PAGINA


Allineamento sofferto alla civiltà
Obama vince sulla sanità e impone una svolta epocale per il “farwest” sostenuto dai repubblicani
Altre Amministrazioni USA hanno provato ad impostare il tema della sanità pubblica e del diritto alla salute, ma la macchina delle case farmaceutiche e delle lobby assicuratrici ha messo a tacere tutto definendo l'idea pericolosa in quanto innesterebbe principi di socialismo malsano e antipatriottico. Oggi si cambia
Di Giacomo Nigro


Non vi pare strano che, finora, la nazione tra le più ricche del mondo, fra le più avanzate nella ricerca medica non sia stata in grado di prendersi cura, nel senso letterale della parola, di tutti i suoi cittadini?

Negli Stati Uniti esistono punti di eccellenza nella ricerca scientifica di base ed applicata alla medicina e alla biotecnologia. I progressi terapeutici nel mondo in genere nascono lì, grazie anche a ingenti finanziamenti privati. Eppure gli USA sono indietro rispetto alle tendenze prevalenti altrove, Italia compresa, dove da dieci anni si punta, ad esempio, a ridurre i ricoveri ospedalieri per le malattie acute e a valorizzare piuttosto l'assistenza domiciliare.

Questo deriva dal fatto che, detto in parole semplici, negli Stati Uniti non ci si chiede quali siano i bisogni dei cittadini, ma quali siano le richieste.

In realtà in passato altre Amministrazioni USA hanno provato ad impostare il tema della sanità pubblica e del diritto alla salute, ma la macchina delle case farmaceutiche e delle lobby assicuratrici, tramite politici conniventi, ha messo a tacere tutto definendo l'idea pericolosa in quanto innesterebbe principi di socialismo malsano e antipatriottico.

Ci sono state, cioè, una propaganda e campagne di stampa molto critiche e le associazioni imprenditoriali del settore hanno acquistato ampi spazi pubblicitari per attaccare ogni tentativo di riforma. Pare chiaro, però, che alla base di queste opposizioni, oltre a un problema di carattere economico, ci sia un problema di natura culturale.

In effetti il popolo americano ha adottato da sempre un modello economico e mentale secondo cui la libera scelta dell'individuo è sempre la migliore possibile.
Trasferito nel campo della salute, questo principio porta a conclusioni illogiche, perché non si tratta di un mercato come gli altri. La scelta dei farmaci, dei medici, del tipo di cura non è paragonabile all'acquisto di beni materiali, come un'automobile o un computer. Tutto ciò ha determinato un'assurdità: negli USA, rispetto al prodotto interno lordo, si spende per la sanità il doppio di quello che spendiamo in Italia, ma la durata della vita è inferiore.

Era quindi ora che gli americani si rendessero conto dell'errore: non si può comprare anche la salute. Grande è stato lo sforzo fatto dall'Amministrazione di Barack Obama per superare gli ostacoli che si ergevano di fronte alle sue intenzioni di riforma sanitaria.

Il Congresso americano, dopo avere approvato, in un primo momento la storica riforma sanitaria, ha dato il via, successivamente, anche a un pacchetto di modifiche che ha completato il trionfo dei democratici e di Obama. Il pacchetto delle modifiche era già stato approvato dalla Camera, ma poiché il testo, nella lunga battaglia al Senato, aveva subito una modifica tecnica (un’alterazione di sedici righe su 153 pagine), esso è tornato alla Camera per il voto definitivo. La strategia delle due fasi, prima la legge e poi le modifiche, era stata ideata dalla Casa Bianca e dai democratici per aggirare la perdita della maggioranza al Senato subita dai democratici con la morte di Ted Kennedy.

I repubblicani, che hanno votato in massa contro la riforma, hanno minacciato che trasformeranno la campagna elettorale per il voto di midterm di Novembre in un referendum sulla riforma, mettendo sotto accusa i democratici che l'hanno approvata.
Ma il presidente Barack Obama, che ha conseguito con la riforma un successo, sfuggito per un secolo a numerosi altri inquilini della Casa Bianca, ha raccolto la sfida dicendosi certo che gli americani, una volta assaporati nei prossimi mesi i benefici della nuova legge, premieranno alle prossime elezioni il partito che ha sostenuto la storica riforma. Il dibattito sulla riforma, durato oltre un anno negli Usa, ha lasciato strascichi pesanti: alcuni deputati democratici hanno ricevuto minacce di morte per avere approvato la nuova legge.

Occorre comunque dire che ad evitare che la legge si arenasse, i promotori hanno dovuto fare pesanti concessioni. Una delle quali vede le donne vittime; infatti è previsto il divieto d'uso di fondi pubblici a vantaggio di cliniche ed ospedali in cui si praticano gli aborti. L'altra è il ridimensionamento dell'agenzia federale che avrebbe dovuto svolgere un ruolo di controllo sul mercato delle assicurazioni.

Ora 32 milioni di cittadini americani avranno una copertura assicurativa a cui in passato non potevano accedere. Saranno cancellate procedure, come il mancato rimborso di spese per cure relative a malattie anteriori alla firma della polizza e le clausole atte a negare il pagamento delle cure eccessivamente costose. Clausole che di fatto sinora servivano a discriminare in base al reddito.

Questa scelta americana è certamente una buona notizia per tutto il mondo. La creazione di un'assistenza sanitaria pubblica negli Stati Uniti è un segnale inequivocabile per coloro i quali, in Europa e in Italia, da tempo si lambiccavano il cervello cercando un sistema per emulare il Far West della salute d'oltre oceano, dove sopravviveva solo quello con la carta di credito più rifornita.

Per concludere, ricordiamo che a suo tempo il premio Nobel per la Pace consegnato a Obama ci sorprese un po', sembrava un Nobel alla speranza più che ai risultati. Gli dovrebbero ora assegnare un Nobel per la Medicina; quest'uomo passerà sicuramente alla Storia.



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