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 Anno VI n° 4 APRILE 2010    -   TERZA PAGINA


Ragionando sugli scritti
Homo faber o homo creator?
L'uomo crea e a volte si crede Dio. Una riflessione tratta da uno scritto del Professor Francesco Piselli, sulla “Genesi” della Bibbia, mette in luce, se ce ne fosse bisogno, la differenza sostanziale
Di Giovanni Gelmini


Robert Evans della Roiter scrive “GINEVRA - I fisici del centro ricerche del Cern hanno detto oggi di avere creato 10 milioni di piccoli Big Bang nella prima settimana di attività ad alta potenza del nuovo acceleratore di particelle, in una maratona scientifica volta a scoprire i segreti del cosmo....” e Tgcom insiste “Il più grande acceleratore di particelle del mondo del Cern di Ginevra ha raggiunto la potenza massima mai toccata riuscendo quasi a far collidere due fasci di protoni per creare le condizioni simili a quelle del Big Bang da cui nacque l'universo”.

Quale momento più adatto per scrivere quello che da tempo mi frulla nella testa, precisamente da quando alcuni mesi fa il Professor Francesco Piselli mi ha dato un numero della rivista “Bibbia e Oriente”1 che conteneva un suo articolo di analisi dei brani della Bibbia che riguardano la Creazione.

Certo nella bibbia non si parla di protoni, ma Piselli, nel suo articolo, analizza come Dio agisce nel creare. Sottolinea come Dio crea l'universo, secondo il racconto biblico, e dice: “Il nulla e la negazione in quanto tali non sono oggetti né progetti di un fare, se mai di un disfare: le cose fattibili e fatte sono dunque chiamate all'essere, rientrano in un ambito di “hayah”, essere.
Il Signore Dio 'elohiym chiama all'essere. Basti il celebre esempio:
Disse (dice): Sia luce. E luce fu (è) (Gen 1,3).
Di Se stesso, Egli dichiara:
Io sono chi sono (colui che è) (Es. 3,14)


Dio quindi per creare non ha bisogno di agire con “le mani” è sufficiente il pensiero, ma, sempre nel racconto biblico, per la creazione dell'uomo qualcosa cambia:

Creò (crea) Uomo, lo creò (crea) a sua somigliante immagine... lo creò (crea) maschio e femmina (Gen 1,26-27).

La creazione della Coppia implica una procedura tutt'altro che breve e neppure immateriale. Comincia da una Formatura, della quale si recita:

Il Signore Dio formò (forma) Uomo polvere dalla terra (Gen 2,7).
Cioè il Signore Dio per creare l'uomo manipola qualcosa: un impasto di argilla idratata ... o forse "polvere" può significare per noi una nube quantica elementare? Poi la creazione dell'uomo procede con un ulteriore passaggio l'insufflazione di uno spirito di vita e quindi la “creazione della femmina”:

Da Uomo prese (prende) una costola e chiuse (chiude) carne al suo posto (Gen 2,21). Il racconto biblico quindi ci presenta una “creazione” articolata, in cui interviene uno strumento di intermediazione, ma c'è altro da sottolineare: l'Uomo è creato “a sua somigliante immagine”. Allora è giusto chiedersi in cosa si estrinseca questa somiglianza.

Piselli scrive che questa somiglianza si estrinseca nella necessità dell'Uomo di creare, ma a differenza di Dio, il creare dell'uomo è legato alla materia.

Muove sempre da qualcosa da cui dipende materialmente, di cui ha bisogno. Noè deve raccogliere asfalto e legno se si vuol fare l'utile natante (Gen 6,14). Hiram per fare le sue colonne, i suoi capitelli, si deve procurare bronzo (1 Re 7,15). Non avviene che Noè o Hiram dicano: Sia la barca, sia la colonna... e barca e colonna, ecco le qua! Sempre insomma è da rimestare qualche materia, e questo è lavoro (Gen 5,29 e diffusamente altrove).

La differenza del creare dell'Uomo non si limita a questo. Nella Bibbia leggiamo che Dio si ferma ad ammirare le sue creature e tutte le sue creature sono “bene”. Non così per l'Uomo che molte, forse troppe, volte crea cose dannose che provocano disastri.

Piselli conclude infatti “Da soggiungere che all'imitazione, pur talmente imperfetta, non mancano a volte gradi relativi in migliore felicità. È così che riusciamo a gettare, forse, uno sguardo nei due abissi comparati della condizione umana e dell'essenza divina.” Ho fatto presente però al Professore che c'è una condizione in cui l'uomo è più vicino a Dio e che in quella occasione non ha bisogno di “materia” per creare: è quando sogna o quando inventa.

L'invenzione, la soluzione matematica, l'idea artistica esistono già nella mente dell'inventore, dello scienziato, dell'artista, prima che questa si estrinsechi in un “manufatto”, in uno scritto, in un'opera, anche se è vero che per rendere la sua “creatura” disponibile, l'uomo deve in ogni caso ricorrere alla materia.

È anche possibile che il risultato di queste creazioni superino il periodo di tempo della visone umana e possano sembrare eterne, pensiamo alla principale invenzione dell'uomo: la ruota.

In tutto questo c'è un rischio non indifferente: quello che l'uomo si senta troppo simile a Dio. Questo è già accaduto, ad esempio con Hitler e può ancora succedere anche in questo momento.

Possiamo evitare questo grave peccato di superbia ricordandoci due cose: che non siamo infallibili, anche se spesso lo crediamo, e che “Sei polvere, e tornerai alla polvere (Gen 3,19) ”, di questo abbiamo tutti i giorni la prova tangibile che è la sacrosanta verità.

Bibliogrfia
1)
Bibbia e Oriente – Anno L – Numeri 3-4 Luglio dicembre 2008 - “Essere Creare Fare” pgg. 253-258 <torna al testo>



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